Di “andrà tutto bene” si è detto già tanto: un tentativo beota di esorcizzare un male vero, che si è tirato dietro milioni di morti nel mondo, insieme con le sofferenze di chi è rimasto, e con danni economici non ancora quantificabili. Quell’espressione si è rivelata non soltanto una irritante manifestazione di impotenza: è stato il simbolo di una voluta mancata consapevolezza della pandemia, della sua dimensione devastante, del suo lascito di indebolimento sociale, di incremento del rancore, di sfilacciamento di relazioni, di allontanamento dalla fede.
Conoscere il male che ti colpisce non è necessariamente il presupposto per incrociare la terapia che risani, ma è la strada per affrontarlo con qualche luce che illumini il percorso; per accettarne financo l’esito ineluttabile, ma avendone coscienza, non vagolando nel buio. Quella coscienza può pure lasciarti insonne, ponendoti brutalmente di fronte a una realtà che avresti voluto evitare: ma se la realtà è quella, disconoscer...
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