Al Qaeda ha trafugato armi e missili dagli arsenali di Gheddafi
È allerta massima sui cieli del Nordafrica e dell’Africa occidentale: Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) sarebbe entrata in possesso di missili antiaerei russi Sam-7 e di Stinger americani, trafugati dagli arsenali delle forze armate libiche, nelle prime settimane dell’insurrezione contro Muammar Gheddafi. Lo afferma Richard Ots, direttore dell’ufficio di Nouackhott dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni dell’Onu. I terroristi, che detengono quattro ostaggi occidentali fra i quali l’italiana Maria Sandra Mariani rapita nel febbraio scorso, sarebbero tentati di usarli ora che le forze armate della Mauritania, appoggiate dalle forze speciali francesi, stanno esercitando pressioni senza precedenti su di loro.
La notizia era emersa una prima volta il 18 giugno scorso, quando la Direzione per la protezione della sicurezza del ministero della Difesa francese aveva comunicato che «armi simili, inclusi missili mobili terra-aria rubati dagli arsenali di Gheddafi sono transitati in territorio algerino e sono giunti nelle mani di gruppi jihadisti in Mali». Il 24 giugno, sulla base di coordinate fornite dalla Francia (che dispone di una base militare ad Atar, sultopiano dell’Adrar in pieno Sahara mauritano), un’operazione congiunta delle forze armate mauritane e del Mali ha assaltato una grossa base di Aqmi nella foresta di Wagadou, territorio maliano. L’obiettivo era esattamente quello di neutralizzare i missili anticarro e antiaerei che i terroristi jihadisti avrebbero detenuto in tale località, e secondo i comunicati delle forze armate mauritane l’operazione sarebbe riuscita.
Sta di fatto che due settimane dopo Aqmi ha assalito, per rappresaglia, una base delle forze d’élite mauritane a Bassiknou, al confine fra Mauritania e Mali, con una forza di 25 veicoli. Il bilancio delle perdite dei due scontri suddetti sono controversi, a seconda che si creda ai comunicati dell’esercito mauritano oppure a quelli dell’Aqmi. Sta di fatto che i terroristi continuano a gestire il sequestro di ostaggi occidentali senza grossi problemi: la turista italiana era stata rapita a pochi chilometri da Tamanrasset, la città algerina nel sud del Sahara che ospita il comando congiunto antiterrorista di Algeria, Mali, Niger e Mauritania; due volte tentativi di liberazione di ostaggi si sono risolti con la morte del rapito: nel luglio dell’anno scorso il capo cellula Abdenhamid Abu Zeid ha fatto decapitare il francese Michel Germaneau per rappresaglia a un blitz franco-mauritano che aveva causato la morte di sette terroristi; nel gennaio scorso altri due francesi sono morti durante un tentativo di liberarli dalle mani dei rapitori che li avevano prelevati in un ristorante della città di Niamey (capitale del Niger).
Aqmi opera in una vasta regione che interessa almeno quattro paesi, ma appare insediata nel nord del Mali, un territorio vasto 800 mila chilometri quadrati poco o nulla pattugliato dal sottodimensionato esercito del Mali. I capi della formazione hanno sposato donne delle tribù tuareg, garantendosi così alleanze e appoggi. Per questa ragione il governo del Mali ha autorizzato i vicini e i francesi a operare, se necessario, sul suo territorio con forze armate. Nella città di Gao è inoltre presente un contingente di forze speciali degli Stati Uniti. Gli americani si occupano soprattutto dell’addestramento delle truppe maliane e di organizzare manovre congiunte con forze armate dei paesi della regione nel contesto dell’operazione Trans Sahara.
Aqmi è il nome assunto nel 2007 dall’organizzazione jihadista algerina Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, fondata nel 1998. Dopo gli algerini, numerosi sono i combattenti di origine mauritana e maliana.
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