Afghanistan. Se Biden straparla di «successo», l’Ue non ha niente da dire
«L’evacuazione di oltre 120 mila persone dall’Afghanistan è stata uno straordinario successo. La guerra è finita». Dopo aver completato con un giorno di anticipo il ritiro il 30 agosto, Joe Biden si è presentato ieri sera davanti al popolo americano e ha provato, per la seconda volta, ad argomentare l’impossibile. Il ritiro non è stato «uno straordinario successo», come affermato dal presidente democratico, ma una rotta rovinosa insanguinata dall’attentato dell’Isis di giovedì, costato la vita a 13 soldati americani. Contro ogni evidenza e senso del ridicolo, Biden ha difeso fermamente tutte le sue disastrose scelte, ma la realtà è che non ha mantenuto le tante promesse fatte. Aveva infatti garantito a più riprese nei mesi scorsi con cipiglio yankee che 1) i talebani non avrebbero ripreso subito il potere; 2) che nessun americano sarebbe stato ucciso durante il ritiro; 3) che gli Usa non avrebbero lasciato nessuno indietro (ci sono ancora almeno un centinaio di americani in Afghanistan che volevano scappare e non hanno potuto) e che 4) non si sarebbe ripetuto lo scenario di Saigon del 1975. Nessuna di queste cose è avvenuta.
2.313 miliardi e oltre centomila morti
La madre di tutte le “guerre infinite” americane è finita nel peggiore dei modi e il suo epilogo non rende giustizia agli enormi sforzi fatti dall’America e dalla coalizione degli alleati. Dall’invasione del 7 ottobre del 2001 a oggi, come sintetizza il Corriere, gli Usa hanno speso 2.313 miliardi di dollari. Dal 2001 a oggi sono morti oltre 47 mila civili afghani, 66-69 mila poliziotti o militari afghani e oltre 51 mila talebani. Gli Stati Uniti hanno perso 2.442 uomini e donne in divisa, più sei civili, ai quali si aggiungono i 13 giovanissimi morti nell’attentato kamikaze dell’Isis di giovedì a Kabul. La coalizione di 40 paesi alleati, invece, ha registrato 1.144 perdite, tra cui 547 britannici e 54 italiani.
Sono circa 3.800 inoltre i contractor americani morti, 72 i giornalisti uccisi e 444 gli operatori umanitari che hanno perso la vita nel tentativo di ricostruire il paese. Circa 2,7 milioni di afghani, secondo le Nazioni Unite, hanno abbandonato il paese anche se la cifra è sicuramente più alta. Tre o quattro milioni i profughi interni.
I talebani ora hanno l’aviazione
Il fallimento del ritiro americano architettato da Biden si può anche misurare facendo il conto degli armamenti abbandonati nelle mani dei talebani. I terroristi ora dispongono di un’aviazione importante: tre C-130 Hercules, 23 A-29 (aerei leggeri da attacco), 33 Black Hawk e 32 elicotteri Mi-17. I talebani potranno anche utilizzare 382.128 fucili, 64 mila mitragliatrici, 25.327 lanciagranate, oltre a mezzi militari in quantità: 25.186 veicoli da ricognizione Humvee e soprattutto 75.989 veicoli blindati.
Le conseguenze positive dell’invasione
L’intervento occidentale non è stato certo soltanto un disastro: negli ultimi 20 anni l’aspettativa di vita in Afghanistan è cresciuta di otto anni, la mortalità per parto si è dimezzata, l’indice di alfabetizzazione è cresciuto dall’8 al 43 per cento, l’accesso all’acqua potabile è salito all’89 per cento dal 16, la mortalità infantile si è dimezzata, i matrimoni forzati sono diminuiti, il 50 per cento della popolazione ha ora accesso alle cure mediche (il dato è raddoppiato) e 8,2 milioni di bambini in più possono andare a scuola. Che cosa ne sarà di tutti questi risultati ora che i talebani sono tornati al potere, però, non è chiaro.
L’Unione Europea è peggio di Biden
Se Biden, con le sue dichiarazioni false e lunari, non ha fatto che peggiorare il disastro americano, l’Europa non si è certo comportata meglio. Al Consiglio dei ministri dell’Interno di ieri, infatti, l’Ue non ha fatto che discutere di protezione dei confini e di come tenere alla larga migranti e profughi afghani in fuga dai tagliagole.
L’Ue si è interrogata anche sui problemi che la vittoria dei talebani pone alla sicurezza europea, ma solo in modo marginale. Le pesanti implicazioni geopolitiche della disfatta, con un paese cruciale per la sua posizione e le sue risorse che finisce nelle mani dei protettori russo, cinese e pakistano, non sono state affrontate se non en passant. Vent’anni di intervento occidentale potrebbero andare in fumo e Bruxelles non ha niente da dire. Questa afonia è forse ancora più preoccupante dei talebani.
Foto Ansa
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