Articolo tratto dal settimanale Tempi in edicola (qui la pagina degli abbonamenti) – Barack Obama è stato primo presidente globale che ha fatto dei diritti il prodotto subprime che sta funzionando come hanno funzionato i “titoli spazzatura” della finanza. Un disastro. Personalizzare l’umano come i prodotti dell’automotive. Dichiarare che natura e tradizione sono stupro e apartheid può andar bene finché ti droghi di sentimenti e virtualità. Tutto funziona finché trionfa il tempo del benessere e del piacere. Tutto va a sbattere quando viene il tempo dell’austerità e del dolore.
Durante il viaggio inaugurale del transatlantico #loveislove, sul quale l’imbarcato mondo avrebbe dovuto unirsi sotto il segno delle bambine principe azzurro e le papesse di chiesa jovanottea («che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa»), sono capitate le cose più orribili. Non stiamo a elencare. Ma il Mediterraneo dei migranti principia da lì: dall’utopia delle primavere cinguettanti e dalla demenza di prendere a calci il formicaio maghrebino, bombardare Gheddafi, irridere chi (come Berlusconi) con il rais scese a patti anti-jihad e blocchi navali.
Adesso i gay di San Francisco sperano di andare avanti nel carnevale e hanno coniato lo spot per la continuazione di Obama in versione femminile. «Diamo il culo per Hillary». Mica male come ossessione. Ma si capisce. Fu la signora Clinton (da segretario di Stato americano) a precettare Lady Gaga per l’Europride 2011 di Roma (antichità dei latinos, ma quanto importante in chiave di sfondamento anticattolico), dove, come una volta i missionari puritani in Africa, la Gaga venne a colonizzarci col verbo Lgbt. Ma ehi!, signora Clinton, che c’entrano i diritti con i 28 milioni di dollari di donazioni che la sua fondazione ha intascato dall’Arabia Saudita? Perciò, forza Rubio o qualunque repubblicano tu sia.
Il giro di valzer sta per finire. L’iceberg è nel canale di Sicilia. La sirena del Califfato rimbomba nelle teste tagliate e nelle cattedrali abbattute. Violenza e nulla sono forze scatenate. Cinismo vagabondo e piagnucoloso di qua. Inquadrata ferocia di là. Quanti begli ammonimenti ci fece Solzenicyn prevedendo il disastro occidentale già nel 1978, parlando nel politicamente correttissimo Aeropago di Harvard. «Quanti giudizi affrettati, temerari, presuntuosi ed erronei confondono ogni giorno il cervello di lettori e ascoltatori e vi si fissano! (…) “Tutti hanno il diritto di sapere tutto”, slogan menzognero per un secolo di menzogna».
È così. Nel continuum di comunicazione in cui siamo immersi, abbiamo fatto nostra pelle l’illusione prometeica e nostro sangue la menzogna. Sia vero o no, lo posso sempre negare; sia ragionevole o no, io me ne infischio; sia male o bene, chissenefrega. «Malattia mentale del XX secolo» la chiamò il Nobel russo. «Penetrare in profondità i problemi è controindicato». Peccato. Abbiamo sbattuto. La nave affonda. Si approssima l’ora in cui insieme a uno dei tanti grandi dispensatori di violenza e di nulla, infine si ammetterà: «Ormai solo un Dio ci può salvare».
Foto Ansa/Ap