Probabilmente voleva nascondersi, mascherarsi, depistare. Ma alla fine, è stato scoperto: il gene dell’infedeltà è stato sgamato. In base ad un recente studio, pare infatti che tradire abbia un che di radicalmente genetico. Insomma, – per DNA – c’è chi ha le lentiggini, chi è daltonico, e ora chi è infedele.
La scoperta, inquietante finché si vuole, di primo acchito può essere a suo modo interessante. Se mai mi capitasse di avere una sbandata – chessò – per quel pezzo di marcantonio che insegna pilates tutti i giovedì, potrò invocare un’attenuante a prova di scienza. È predisposizione. Questo equivalente della seminfermità mentale – invocabile nei reati premeditati – mi fornirebbe insomma una mezza assoluzione. Un aspetto da non sottovalutare.
Certo, se l’infedele fosse LUI, sarebbe tutta un’altra storia! Mi guarderei bene dal trovar consolazione nelle pagine di una qualunque ricerca universitaria. Però, sapere se questa presenza è connaturata o meno nel nostro uomo porterebbe comunque delle conseguenze: sarebbe un indizio da tenere sott’occhio. Come la pressione alta. Per tagliar la testa al toro, al prossimo giro di analisi del sangue, accanto a quella del colesterolo, prenoto a mio marito anche quella del DNA. E se dovesse per caso risultare positivo, nessunissima attenuante; ma solo una marcatura stretta, molto stretta. Già, perché se nel coniuge si scopre un difetto di fabbricazione, mica si può rimandare al mittente in garanzia.
I maggiori dubbi iniziano a insorgere se si scopre che si tratta di un carattere trasmissibile. Che si fa? Si informano i diretti interessati? Si avvisano i figli della tara congenita – al pari di una malattia – o si fa finta di nulla? Forse, in attesa che inventino anche il vaccino contro l’infedeltà, sarà meglio avvertirli dell’eredità che stiamo per lasciargli. In sede di testamento, ognuno avrà modo di decidere.
Insomma, le conseguenze non mancano, anche se la più ghiotta resta l’attenuante all’adulterio. Già solo per questo c’è da pensare che attecchirà, soprattutto in quel pezzo di mondo per il quale ormai il tradimento è stato sdoganato. Per rasentare l’assoluzione completa, mancava solo la giustificazione biologica. Anche a costo di mettere la scienza sullo stesso piano della sorte, di appiattire così il destino di ciascuno su una predisposizione naturale.
Ma per chiunque mai dovesse scoprire di avere un coniuge “fallato”, non tutto è perduto. Per fortuna si può ancora contare sul libero arbitrio, quello stesso arbitrio che può fissare con decisione i paletti della fedeltà: fino a prova contraria, la libertà dell’uomo non si fa imbrigliare nemmeno dalle eliche del DNA.
A voler essere precisi, potremmo allora dire che la scienza – più che aver identificato una novità – ha ri-scoperto qualcosa. In fondo, il qui discusso “gene dell’infedeltà” non era forse già da tempo arcinoto come “peccato originale”?
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