Dopo mesi e mesi di servizi partigiani di Giulio Golia per le Iene (pardon, loro hanno «solo raccontato»), articoli di Celentano sul Corriere della Sera, opinioni di Fiorello su Youtube e servizi imbarazzanti da parte dei maggiori quotidiani nazionali (La Stampa esclusa), vedere la puntata di ieri di Presadiretta sulla vicenda Stamina è stato come respirare una boccata d’aria fresca.
PRESADIRETTA. Complimenti al conduttore Riccardo Iacona, che ha saputo ricostruire in modo chiaro ed efficace le tappe del metodo Stamina e del duo Vannoni-Andolina dal 2007 – quando il presidente di Stamina riceveva in uno scantinato a Torino, faceva pagare ai clienti i prelievi di cellule a Carmagnola e le iniezioni avvenivano in un centro estetico a San Marino – fino ai trattamenti di oggi pagati con le nostre tasse e forniti in un ospedale pubblico come gli Spedali Civili di Brescia. Storie come quelle di Cristina Magni, Nicola De Matteis e Milena dicono più di tanti articoli e riassunti della vicenda.
LA FIGURACCIA DEI GRILLINI. E chissà come gli sviluppi recenti sul caso, che hanno messo in dubbio addirittura che nelle infusioni di Stamina ci siano davvero cellule staminali, hanno deluso il Movimento 5 Stelle. Memorabile il discorso del maggio 2013 di Andrea Cecconi, capogruppo grillino della commissione Affari sociali, che a nome del non partito aveva dichiarato: «Il MoVimento ritiene che il metodo Stamina sia efficace e, dopo aver discusso il testo del decreto giunto dal Senato e averlo emendato, lo abbiamo fatto approdare alla Camera chiedendo che il professor Vannoni cominci la sperimentazione».
C’È SOLO UNA PECCA. Premesso questo, l’inchiesta di Presadiretta ha una pecca. Iacone ha brillantemente evidenziato tutte le responsabilità che hanno portato allo scoppio dello «scandalo» di Stamina. Tutte tranne una, liquidata in una battuta di pochi secondi: quella dei giudici.
Se infatti i magistrati del Tar del Lazio non avessero accolto il ricorso presentato da Vannoni, sospendendo la bocciatura netta del metodo da parte della Commissione di scienziati del ministero, oggi non saremmo ancora qui a parlare di Stamina. Se i giudici non si fossero ritenuti più esperti del premio Nobel Yamanaka, di Nature e delle principali autorità (anche statali) scientifiche italiane, ora sarebbe tutto finito. E invece il ministro Lorenzin è stato praticamente costretto a nominare una nuova Commissione, come se le conclusioni della precedente non fossero abbastanza convincenti.
LA COLPA DEI GIUDICI. Ma c’è un’altra cosa che non bisogna dimenticare e che Presadiretta avrebbe dovuto sottolineare. L’Aifa ha imposto il blocco dei trattamenti Stamina già nel 2012: perché allora ci sono 36 persone che vengono tuttora trattate con le cellule di Vannoni agli Spedali Civili e altre 110 in lista d’attesa?
Semplice, perché giudici di tutti Italia hanno ben pensato, dall’alto delle loro conoscenze scientifiche, di ignorare l’ordine dell’Aifa, che ha compiuto le ispezioni nei laboratori ed esaminato le provette di cellule, e di sancire una specie di “diritto ai trattamenti Stamina”.
«UN INFERNO UNICO». Lasciare entrare Stamina agli Spedali è stato un errore, ma obbligare l’ospedale a continuare le infusioni è diabolico. O, come dichiarato dal Commissario straordinario degli Spedali Ezio Belleri, «un girone dantesco. Un inferno unico. L’Aifa ha bloccato il metodo Stamina ma i giudici ci ordinano di applicarlo in via urgente». Come ha detto anche un infuriato Carlo Croce, primo tra i “Top italian scientists” nel mondo: «In quale nazione i giudici si sostituiscono ai medici nel decidere le terapie?». Iacone non l’ha detto, lo ricordiamo noi: in Italia.