Altro che “Primavera araba”. I libici sono stufi sia della rivoluzione sia degli islamisti di Alba libica, che hanno conquistato la capitale l’anno scorso. E così hanno disertato l’annuale parata per la liberazione di Tripoli.
LIBERAZIONE DI TRIPOLI. Diverse sigle di ribelli, con l’aiuto della Nato, hanno conquistato la capitale della Libia il 27 agosto 2011, dopo una settimana di battaglie strada per strada con i lealisti di Muammar Gheddafi. Da allora, ogni anno la liberazione viene festeggiata il 20esimo giorno di Ramadan, quando i musulmani ricordano generalmente la conquista della Mecca da parte di Maometto.
«NON C’ERA NESSUNO». Quest’anno il 20 di Ramadan è caduto l’8 luglio, ma sono pochissimi i libici che sono scesi in strada a festeggiare, riporta il Libya Herald. «Non c’era nessuno alla parata in Piazza dei martiri, salvo qualche bambino e un minuscolo gruppetto di soldati di Alba libica».
PARLAMENTO GOLPISTA. Da un palco predisposto in piazza ha parlato Nuri Busahmein, presidente del Parlamento golpista di Tripoli (Gnc), diverso da quello riconosciuto ufficialmente ed eletto dal popolo nel 2014, che è stato costretto a fuggire nell’est del paese, a Tobruk, dopo che la capitale è stata occupata dagli islamisti di Alba libica in seguito al voto. «Era una piazza fantasma», racconta un testimone, «Busahmein parlava a se stesso», nonostante prima della parata «in tanti abbiano cercato di convincere la gente ad andare».
«A NESSUNO IMPORTA PIÙ NULLA». La commemorazione non è durata neanche due ore. Due anni fa, ma anche l’anno scorso, la Piazza dei martiri si era riempita di gente. Un altro testimone spiega il motivo di tanta disaffezione a una data che ha segnato la vita recente del paese: «Alla gente di Tripoli non importa più niente della rivoluzione, tanto meno di quelli che stanno al potere. Vogliono solo andare avanti con le loro vite. E questo al momento è sempre più difficile».
UNITÀ NAZIONALE. L’inviato dell’Onu, Bernardino Léon, sta cercando da mesi di formare un governo di unità nazionale, mettendo d’accordo i governi di Tripoli e Tobruk per poter più facilmente contrastare l’avanzata dello Stato islamico nel paese, che ha approfittato del caos nel quale è sprofondata la Libia da anni. Nonostante sembri che un accordo sia possibile e che le parti siano vicine, la fatidica data della firma viene continuamente rimandata da mesi.
IL COMIZIO. A riguardo delle trattative, Busahmein ha dichiarato durante la commemorazione che Tripoli accetterà un accordo solo se il suo Parlamento verrà riconosciuto come quello legittimo. La proposta ovviamente è irricevibile da parte di Tobruk, la cui assemblea è stata eletta dal voto popolare a suffragio universale del 2014. Anche per questo, Busahmein ha poi aggiunto in tono più conciliatorio: «Il paese può trovare un accordo, nessuno vuole il monopolio del potere, né la capitale né qualunque altra città. La guerra dell’anno scorso, però, non aveva come scopo quello di favorire [il nostro Parlamento], come alcuni sostengono, ma solo garantire pace e sicurezza». L’attuale stato del paese dimostra che le cose non potrebbero stare più diversamente.