Derna, la città infragilita dalla guerra e distrutta dal ciclone Daniel
Si stenta a credere al bilancio delle vittime provocate in Libia dalle inondazioni scatenate dal passaggio del ciclone Daniel: solo nella città costiera di Derna, nella Cirenaica, sarebbero morte 6.000 persone (quasi quanto le vittime civili di un anno e mezzo di guerra in Ucraina) ma i dispersi sono più diecimila. Una catastrofe senza precedenti dovuta a un evento climatico eccezionale che si è abbattuto su un paese che da 12 anni si preoccupa solo di fare la guerra, ignorando ogni altra priorità.
La catastrofe di Derna, sommersa dalle acque
Secondo il Centro nazionale di meteorologia libico, tra sabato e lunedì sono caduti in 24 ore 414,1 millimetri d’acqua nella città di Bayda, che normalmente in settembre vede appena 12,7 millimetri. A Derna ne sono caduti 170 millimetri e le acque hanno raggiunto anche un’altezza di tre metri, con venti fino a 80 km orari.
La catastrofe di Derna, che si trova sotto un altopiano, è stata causata dal tragico crollo di due dighe costruite dall’ex Jugoslavia di Tito tra il 1973 e il 1977. L’altopiano è attraversato da due piccoli fiumi solitamente poveri di acqua, soprattutto al termine dell’estate.
Le dighe distrutte dalla violenza dei fiumi
Domenica, invece, entrambi i fiumi si sono riempiti d’acqua in poche ore e hanno schiantato entrambe le dighe, che contenevano rispettivamente un milione e mezzo e 18 milioni di metri cubi di acqua. Lo tsunami derivante dal crollo delle due barriere ha travolto strade ed edifici nella città sottostante.
Se i danni provocati dal passaggio eccezionale del ciclone Daniel erano inevitabili, il crollo delle dighe non è certo un fatto ascrivibile al caso. Proprio un anno fa l’ingegnere Abdelwanees Ashoor aveva lanciato l’allarme sulla debolezza strutturale delle barriere.
Ma è dai tempi della Primavera araba e della rivoluzione contro il dittatore Muammar Gheddafi, che ha innescato una guerra civile che ha diviso e indebolito il paese, che in Libia si pensa solo a fare la guerra, mentre i paesi occidentali e arabi cercano di appoggiare l’uno o l’altro governo in carica per ottenere vantaggi dal possibili vincitore dello scontro.
Il martirio di Derna
Derna è stata il simbolo della resistenza a Gheddafi, il bastione affacciato sul Mediterraneo che sperava in un futuro democratico del paese. Ma è stata anche, nel 2014, la capitale del primo califfato dell’Isis alleato a quello appena nato in Siria e Iraq. È stata la città delle esecuzioni allo stadio e degli omosessuali gettati giù dai palazzi nel nome di Allah.
Passata di mano, Derna ha rappresentato il più grande successo di Khalifa Haftar, il generale che controlla la Cirenaica e che ha sconfitto i jihadisti nella speranza di mettere le mani sui pozzi petroliferi con l’aiuto di Emirati, Egitto e Francia, mentre il resto della comunità internazionale si schierava dalla parte di Tripoli.
Né il generale, né i paesi che hanno sostenuto il generale hanno mai pensato che Derna avesse più bisogno di manutenzione dopo la guerra che di rivoluzione. Derna, che ha resistito a tutto nell’ultimo decennio, non ha retto all’urto di 20 milioni di metri cubi d’acqua lanciati a bomba contro la città. Ma il ciclone Daniel non è l’unico responsabile.
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