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Why not. Chiaravalloti, assolto dopo 7 anni: «De Magistris incompetente. Mi ha sempre inseguito e forse so perché»

Intervista all'ex presidente della Regione Calabria: «Medito di citarlo per un risarcimento danni. Non per soldi ma perché sia trattato come merita»

Chiara Rizzo
05/10/2013 - 5:00
Interni
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Si è chiuso il 2 ottobre in Cassazione il processo Why not avviato da Luigi De Magistris nel 2006: l’indagine monstre sulla gestione dei fondi pubblici in Calabria, nella quale furono coinvolte 106 persone, è finita con le assoluzioni per la maggior parte degli imputati. Una scandalosa “allucinazione” mediatico-giudiziaria, che nel gennaio del 2008 portò addirittura alla caduta di un governo (Prodi). Adesso, dopo sette anni di purgatorio, si sono visti assolvere dalla Suprema corte, tra gli altri, entrambi gli ex presidenti della regione Calabria imputati, Agazio Loiero (centrosinistra) e Giuseppe Chiaravalloti (centrodestra), con la formula piena. Assolto perché il fatto non sussiste anche Francesco Saladino, cugino del principale indagato Antonio Saladino. E pure per quest’ultimo la Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna per abuso d’ufficio e annullato con rinvio quella per associazione a delinquere. «L’accusatore era una persona chiaramente incompetente» commenta Chiaravalloti a tempi.it, all’indomani dell’assoluzione definitiva.

È vero che nel suo caso la Cassazione ha respinto come “inammissibile” il ricorso della procura alla sentenza d’appello che l’assolveva?
Sì. Io sono stato assolto già in primo grado e poi in appello, dov’è stata confermata l’assoluzione piena per tutte le imputazioni, tranne una, quella per abuso d’ufficio, per la quale sarebbe intervenuta la prescrizione. Siccome quest’assoluzione non mi soddisfaceva ho fatto ricorso in Cassazione, e la Suprema corte mi ha confermato un’assoluzione piena e nel merito da ogni imputazione.

Sette anni dopo l’inizio della maxi inchiesta, che colpì politici di tutti i livelli, lei come commenta l’assoluzione?
L’accusatore era una persona chiaramente incompetente. Ha fatto decine di flop, il 98 per cento delle imputazioni sono finite nel nulla, e questo non è accaduto mica solo nel caso Why not. Ricordo ad esempio il caso di una clinica sui cui aveva indagato: ne nacquero sei processi con 48 imputati. Quando si chiusero i processi, tutti e 48 vennero prosciolti. E i testi d’accusa furono indagati per falsa testimonianza.

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A proposito di testi d’accusa. La principale teste del processo Why not, Caterina Merante, a sua volta è stata indagata. Che fine ha fatto quel processo?
Non so sinceramente. Io onestamente non ho seguito molto bene tutto ciò che è girato intorno a Why not, perché sapevo che io non c’entravo nulla. Sono stato coinvolto in questa vicenda solo perché ero presidente della Regione, accusato con il più classico dei teoremi: perché “non potevo non sapere”. Questo signore, mi riferisco al sostituto procuratore che mi ha tirato in ballo, si vede che era molto affezionato a me, mi inseguiva sempre.

Si riferisce a Luigi De Magistris?
Sì. Lo conobbi appena arrivò come sostituto procuratore a Catanzaro, dove io lavoravo da quarant’anni, e in quel momento con la carica di avvocato generale. Alla procura generale facevo le veci del procuratore generale, ero la massima autorità degli uffici giudiziari locali. Ebbene, lui dopo pochi mesi fece un esposto dove mi accusava di aver rivelato a un suo indagato che aveva il cellulare sotto intercettazione. Sa com’è finita?

No, come?
Dopo tre mesi di inchiesta si appurò che il telefono dell’indagato nemmeno era stato messo sotto controllo: figuriamoci, mi aveva accusato di un fatto del tutto inesistente. Forse gli avrà dato fastidio questa sconfitta, chissà, ma da allora, appena poteva, il sostituto procuratore mi tirava dentro le sue inchieste.

De Magistris abbandonò la magistratura per la politica proprio dopo il caso Why not. Lei che a sua volta è passato in politica dalla magistratura, ora che la vicenda giudiziaria si è conclusa, come commenta questo nuovo corso della vita dell’ex pm?
Con un proverbio: asino non è che si mangia i sette pani, ma chi glieli dà. Significa che De Magistris è stato gonfiato mediaticamente, sono stati i giornali e le tv a spianargli la strada. Ma adesso è chiaro ormai che lo stanno scaricando anche loro.

Quanto sono costati questa inchiesta e il relativo processo?
Somme enormi, non so quantificarle esattamente ma diversi milioni di euro sono stati usati solo per le intercettazioni.

È possibile che il totale ammonti a circa 12 milioni di euro, come stima qualcuno? Chi li pagherà adesso che si è acclarato che l’indagine era del tutto infondata?
La cifra è plausibile. Li pagheremo noi contribuenti, ovviamente. Se De Magistris fosse rimasto in magistratura avrebbe avuto un certo discredito da questa vicenda, ma così invece non accadrà nulla. A meno che non mi venga il ghiribizzo di citarlo per il risarcimento dei danni che mi ha causato in maniera volontaria. Ecco, in quel caso potrebbe essere condannato a pagare.

E lo vuole citare?
Ci sto pensando. Onestamente non per ricevere qualche soldo, ma solo perché lui sia trattato come merita.

Con quale sentimento verso la giustizia ha affrontato questo processo?
Ho sempre avuto la certezza che sarebbe finito tutto in una bolla di sapone, avevo fiducia nella giustizia. Al massimo mi sono infastidito per la lunga durata del processo.

Tags: Agazio LoieroAntonio SaladinocalabriacassazionecatanzaroGiuseppe Chiaravallotigoverno prodiluigi de magistrismagistraturaNapoliprocesso why notprodiRomawhy not
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