“L’ultima cena” di Jeffrey Spector, recatosi a Zurigo con moglie, figlie e amici per suicidarsi

Di Redazione
27 Maggio 2015
I timori di una eventuale paralisi e di perdere l'indipendenza hanno convinto l'amministratore d'azienda inglese ad andare in Svizzera, dove il suicidio assistito è legale

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L’ultima cena con la famiglia e gli amici, una foto nel ristorante che ritrae tutti sorridenti la sera del 21 maggio, poi Jeffrey Spector, 16 ore dopo, si è suicidato. Una tragedia che non è arrivata come un fulmine a ciel sereno, perché tutti intorno a quel tavolo erano a conoscenza delle intenzioni dell’uomo inglese di 54 anni, sposato con Elaine (53) e padre di tre figlie. Spector per uccidersi si è recato con la famiglia a Zurigo il 20 maggio, dove in una clinica della Dignitas si è tolto la vita con l’eutanasia passiva, chiamata anche suicidio assistito.

«DOLORE DIVORANTE». La moglie e le tre figlie, nonostante abbiano cercato di dissuadere l’uomo, hanno fatto sapere di essere «in uno stato di dolore divorante ma come famiglia abbiamo sostenuto Jeffrey e rispettato la sua scelta al 100 per cento. Jeffrey ha terminato la sua vita con dignità, controllandola. Questo era il suo più grande desiderio». Jeffrey Spector, amministratore di una azienda pubblicitaria, ha cominciato a sentire un dolore alla schiena nel 2008. Dopo molte analisi ha scoperto di avere un tumore al midollo spinale. Una condizione non terminale, che però nel futuro rischiava di lasciarlo paralizzato. Piuttosto che vivere con il timore che questa eventualità potesse realizzarsi, Spector ha preferito il suicidio.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]«CONTROLLARE LA MIA VITA». Prima di morire, ha rilasciato un’intervista a un giornale locale di Zurigo, riportata a stralci da Daily Mirror e Daily Mail, che ieri gli hanno dedicato la copertina. «Volevo controllare le ultime fasi della mia vita – ha detto – stavo bene ma la mia vita è stata ribaltata. La mia famiglia mi ha chiesto di ripensarci ma io ho insistito, pensando che fosse l’opzione meno peggiore, e di conseguenza la migliore per la mia famiglia nel lungo periodo». Spector sapeva che il tumore avrebbe potuto anche «stabilizzarsi, ma non voglio rischiare».

INDIPENDENZA. L’uomo ha contattato Dignitas nel 2010, quando ha iniziato a pensare al suicidio assistito, che in Gran Bretagna è illegale, così come è illegale aiutare qualcuno a suicidarsi, pena 14 anni al massimo di carcere. Spector dal 2008 aveva cominciato a perdere in parte il controllo delle mani e delle gambe, nonostante avesse cercato di limitare la crescita del tumore, che per la particolare posizione non era possibile operare. Il timore di una possibile paralisi lo ha spinto verso il suicidio: «Voglio essere in grado di bere una tazza di the e tenere il telefono in mano. Voglio poterlo fare da solo. Io sono una persona indipendente e credo nel diritto umano alla dignità».

copertina-daily-mirrorFAMIGLIA CONTRARIA. Spector sa che molti «mi criticheranno ma nessuno dovrebbe giudicare un altro fino a quando non si trova nei suoi panni». La moglie e le tre figlie hanno cercato di dissuaderlo, invano: «Loro non erano d’accordo, ovviamente. Ma poi hanno accettato che avessi la mia opinione. Voglio che la mia famiglia viva bene. Voglio che vadano avanti. Se le loro cure avessero potuto farmi stare meglio, ok. Ma non sarebbe andata così».

«TROPPO PRESTO». L’immagine dell’ultima cena della famiglia viene da un filmato che un regista professionista ha realizzato, riprendendo la vita di tutti i giorni di Spector nelle sue ultime due settimane. Il video è stato fatto per le tre figlie dell’uomo (Keleigh, Courtney e Camryn), rispettivamente di 21, 19 e 15 anni. Una delle tre ragazze sembra non si sia recata a Zurigo con il resto della famiglia. Come dichiarato dall’uomo prima di uccidersi, «so che me ne sto andando troppo presto». Non è chiaro se la polizia di Lancashire, dove viveva l’uomo con la famiglia, aprirà un’inchiesta o se considererà tutto regolare.

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13 commenti

  1. Livio

    Ma santo cielo, se non ho capito male l’uomo non soffriva di dolori forti, il tumore era sotto controllo, perchè questa scelleratezza?

    1. Emanuele

      …lo ha spiegato lui: aveva paura un giorno di svegliarsi e di non riuscire più a bere da solo una tazza di tè. .. non ti sembra più che sufficiente?

      Del resto per lui , avere persone care che si prendono cura di lui avrebbe reso la sua vita indegna di essere vissuta…

  2. MicheleL

    Purtroppo non mi sorprende che la Svizzera adotti questa politica iper-individualista. Dove le scelte del singolo vengono considerata come slegate dal sistema valoriale che dovrebbe tutelare il valore della vita come valore fondante della società e quindi non completamente disponibile al singolo. La Svizzera che fa dello spregio del sistema fiscale dei paesi stranieri, ovvero del sistema che concretizza la solidarietà sociale, la prima fonte di reddito del paese. Come ci si può sorprendere? Se rendessimo illegale con pena detentiva qualsiasi deposito in paesi stranieri che non collaborano con il fisco locale, anche la Svizzera sarebbe indotta a rispettare la solidarietà (i.e. le tasse) degli altri paesi e forse rifletterebbe anche sul concetto di regolare la “libertà” del singolo (come quella di non pagare le tasse?) quando essa contrasta con il valori della società in cui vive.

  3. Giannino Stoppani

    Signori, non è da cristiani giudicare il prossimo.
    Sa più uno stolto in casa sua che un luminare in casa degli altri.
    In questi casi non è il caso di indignarsi, ma di rivolgersi all’Onnipotente

  4. celly

    Io non ho parole per esprimere la tristezza, di questo articolo..mi ho padre è morto di tumore…ed è morto con tanto di dignità..ma la questione è che qui la dignità non c’entra un bel niente!
    Interroghiamoci sul vero motivo del perché un uomo fa una cosa del genere? Io credonche chi lo fa, lo sa benissimo e si nasconde dietro la dignità umana…questo per me è un vero disprezzo della vita e della dignità unama, quella vera!
    Valutate voi…

  5. Martino

    Follia.

    Non lo saprà mai, ma ha condannato i sui amati figli!

    Non ha ucciso solo se stesso, ma ha tolto qualsiasi speranza, anche di fronte a ciò che sembra impossibile, il danno più grande lo ha fatto a loro e alla povera moglie.

    Altro che ultima cena. Ultima fermata occidente!

  6. giosali

    Io come disabile posso dire che gli è mancato il coraggio e l’umiltà! Il coraggio di lottare veramente, per vivere la vita fino all’ultimo respiro in qualunque situazione ci si trovi. Le sue parole sanno anche di superbia, di chi vuole comandare su tutto e su tutti «Voglio essere in grado di bere una tazza di the e tenere il telefono in mano. Voglio poterlo fare da solo. Io sono una persona indipendente e credo nel diritto umano alla dignità». Sembra quindi che disprezzi chi invece umilmente e con dignità accetta il suo handicap e si lascia aiutare in ogni atto della vita quotidiana. Chiaramente chi inneggia all’eutanasia lo considera un eroe ma è solo un povero pauroso che si è nascosto dietro ad una siringa di morte, disprezzando anche l’Amore dei suoi cari!

    1. celly

      Giosali pienamente d’accordo con te…L’UMILTÁ e tutto nella vita….!!!!viviamo con amore ed umiltà tutto..siamo persone=essere per….la vita è un miracolo, ogni persona è un miracolo…SFORZIAMOCI OGNI GIORNO DI ESSERE DEGNI DI VIVERLA COME TALE!!!

    2. Emanuele

      Grazie per questa bella testimonianza… non servono altre parole!

      Persone come te andrebbero invitate nelle scuole, sarebbe il miglior antidoto contro bullismo e discriminazione! Altro che teorie assurde e corsi gender.

      Grazie di nuovo Per il tuo intervento.

  7. cristina

    “Dignità” è “controllare la vita”? O gestire al meglio quello che questa ti riserva?

  8. Emanuele

    …una volta i padri davano la vita per i figli, oggi se la tengono stretta e la cedono solo per soddisfare il proprio egoismo…

    Che esempio stolto trasmette questo padre. Pretende di avere il controllo della sua vita, ma ha forse deciso lui come è quando nascere? E se pensa di avere il controllo sulla vita perché non si è fatto sparire il tumore col desiderio? Perché, al contrario, non ha aspettato il giorno della sua morte naturale ed ha detto: ” non voglio morire oggi, decido di morire tra un mese”?

    Certo, nonostante il dolore dei suoi cari, forse è meglio che se ne sia andato, perché “tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”. Lui speriamo abbia trovato la conversione prima di rendere l’anima al Padre e per questo preghiamo. Le figlie non rischiano influenze dalle sue idee malsane, come quella di definire dignitosa una vita se solo completamente autosufficiente. Evidentemente per quest’uomo, le vite di molti disabili sono indegne di essere vissute.

    Del resto questi sono i figli del nostro tempo… Meglio se ne sia andato, Dio potrà perdonarlo, almeno non farà altri danni.

    1. Giannino Stoppani

      Emanuele, ti prego di non tagliare giudizi con l’accetta.
      Il mondo è cattivo e non tutti se la sentono.
      Nella mente di quest’uomo cosa c’è lo sa solo Dio, e a Lui bisogna rivolgersi con la preghiera.

      1. Emanuele

        …mi permetto di farti notare che prevalentemente ho criticato le sue azioni ed il pessimo esempio che ha dato alle sue figlie ed alla società (oggi il suo caso sarà già nel palmares dei dispensatore di morte, come sublime esempio di dignità e di amore per gli altri).

        Riconosco però che ci sono andato un po’ peso, soprattutto alla fine. Ma, da cristiani, non possiamo sempre far finta di niente e trincerarsi dietro l’impossibilità di giudicare. Infatti, se è vero che è sbagliato giudicare le persone è anche vero che si deve discernere il bene dal male e non vi è ombra di dubbio che quel che ha fatto è male. È un dovere dirlo (non solo per i cristiani! )

        Questo non implica che questa persona non possa essere santa. Vita eterna e dannazione sono un giudizio che spetta solo a Dio. Anzi, molto probabilmente mi procederà in Paradiso, come ha detto il Signore.

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