
Ucraina. Dopo la diga, la centrale nucleare di Zaporizhia?

Lo scambio preventivo di accuse reciproche tra Russia e Ucraina sulla possibile distruzione della centrale nucleare di Zaporizhia, la più grande d’Europa, è un segnale allarmante. Kiev e Mosca si erano lanciate simili accuse anche nei mesi precedenti alla distruzione della diga di Kakhovka o subito dopo attentati, più o meno spettacolari, come quello al gasdotto Nord Stream.
L’Ucraina accusa: «Mine russe sulla centrale»
La centrale nucleare di Zaporizhia è sotto il controllo della Russia dall’inizio della guerra. Da allora, a più riprese i due paesi si sono accusati di «terrorismo nucleare» per aver colpito la struttura durante bombardamenti nell’area. E proprio a causa del pericolo di un incidente, i sei reattori della centrale sono stati spenti per minimizzare il rischio di un disastro.
Secondo Kiev, Mosca vorrebbe provocare una fuga radioattiva per rallentare la controffensiva nella regione. Martedì Volodymyr Zelensky ha dichiarato che le truppe russe avrebbero «posizionato oggetti simili a ordigni esplosivi» sul tetto di diverse unità della centrale per «simulare» un attacco dall’esterno, cioè dalle truppe ucraine.
Russia: «È Kiev che vuole sabotare la centrale»
Le immagini satellitari visionate dall’Associated Press prima e dopo il messaggio di Zelensky non hanno rilevato «alcuna differenza visibile» sui tetti delle unità della centrale di Zaporizhia. Anche il direttore generale dell’Aiea, Rafael Mariano Grossi, ha detto di non aver riscontrato nessuna attività collegata al posizionamento di esplosivi, anche se ha richiesto un permesso per verificare le accuse.
In risposta a Zelensky, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha puntato il dito contro l’Ucraina: «La situazione è piuttosto tesa. Il regime di Kiev minaccia di sabotare la centrale: le conseguenze sarebbero catastrofiche», aggiungendo che la Russia prenderà «tutte le misure necessarie» per evitare un attacco.
L’impianto è attualmente sotto il controllo della compagnia statale russa Rosenergoatom, la quale ha giudicato le parole di Zelensky «senza senso».
Residenti evacuati ed esercitazioni
Non è soltanto lo scambio di accuse a rendere la situazione allarmante. A maggio, la Russia ha evacuato centinaia di residenti vicino alla centrale nucleare, anche perché l’area è soggetta a continui scontri tra i due eserciti.
La scorsa settimana l’esercito ucraino ha condotto un’esercitazione per prepararsi a un’eventuale fuga di radiazioni e all’evacuazione di circa 300 mila persone. Secondo uno studio del think tank International Institute for Strategic Studies, le precauzioni prese finora dall’Aiea farebbero sì che anche in caso di attacco il rilascio di radiazioni nell’ambiente dovrebbe essere «relativamente basso».
Secondo l’Institute for the Study of War, un attacco russo alla centrale continua a essere «improbabile» anche se le accuse reciproche degli ultimi giorni potrebbero costituire le basi per compiere un’operazione sotto falsa bandiera, cioè un attacco compiuto con l’intento di incolpare il nemico.
Il precedente della diga di Kakhovka
Mesi prima della distruzione della diga di Kakhovka, nella regione di Kherson, Russia e Ucraina si sono accusate a vicenda di voler sabotare l’infrastruttura civile, poi distrutta all’inizio del mese scorso quasi certamente dai russi.
Kiev e Mosca hanno puntato il dito l’una contro l’altra anche dopo una serie di altri attentati. In seguito al sabotaggio del Nord Stream del 26 settembre ad esempio, Mykhaylo Podolyak, consigliere di Zelensky, dichiarò: «Il sabotaggio è un atto di aggressione verso l’Unione Europea. La Russia vuole destabilizzare l’Europa, la migliore risposta è consegnare carri armati all’Ucraina».
Tutte le indagini, giornalistiche e giudiziarie, sembrano ormai convergere sull’ipotesi che a compiere l’attentato contro i gasdotti sia stata l’Ucraina.
Le versioni contrastanti sugli attentati
Anche dopo gli attentati dell’agosto 2022 a Dar’ja Dugina, figlia dell’ideologo di Putin, Aleksandr Dugin, e dell’ottobre 2022 al ponte di Kerch, Kiev ha accusato fermamente Mosca. In entrambi i casi, sono stati gli Usa a confermare la responsabilità dell’Ucraina.
Per quanto riguarda il missile caduto in Polonia il 15 novembre, con il rischio che scoppiasse un conflitto diretto tra Nato e Russia, l’Ucraina si era affrettata a incolpare Mosca e a invocare l’ingresso in guerra dell’Alleanza. Successivamente è stato chiarito che a causare la morte di due polacchi era stato un missile della contraerea ucraina caduto per errore nel paese confinante.
Foto Ansa
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