Turchi e sauditi pronti a invadere la Siria?

Di Rodolfo Casadei
23 Aprile 2015
La Turchia fornirebbe le truppe di terra, mentre l’Arabia Saudita si occuperebbe della copertura aerea. Analisi su una voce che corre da mesi

Turchia e Arabia Saudita si stanno accordando per intervenire militarmente con le loro forze in Siria e far pendere la bilancia della guerra civile dalla parte dei ribelli? La voce corre da mesi, diffusa dal governo di Ankara nel probabile intento di convincere gli americani a giocare a loro volto un ruolo in un intervento dall’esterno volto a far cadere il regime di Bashar el Assad. Ma ultimamente l’hanno ripresa arricchendola di dettagli l’Huffington Post e l’Institute for the Study of War di Washington, e questo ha conferito una certa fondatezza alla notizia.
Risulta effettivamente che l’eventualità di un intervento armato congiunto in Siria è stato fra gli argomenti discussi nell’incontro fra il presidente turco Erdogan e il nuovo re dell’Arabia Saudita Salman l’1 marzo scorso a Riyadh. La Turchia fornirebbe le truppe di terra, mentre l’Arabia Saudita si occuperebbe della copertura aerea, ovvero della creazione di una no-fly zone lungo il confine turco-siriano e della neutralizzazione dell’aviazione governativa siriana. L’intervento metterebbe in grado i ribelli di sferrare un attacco che porterebbe alla conquista completa di Aleppo oggi controllata per la metà dai governativi, e creerebbe le condizioni per la caduta di Damasco.
L’Huffington Post non chiarisce con quale coalizione di ribelli turchi e sauditi vogliano coordinarsi. Invece Aaron Stein sul sito War on the Rocks scrive che i prescelti sono gli islamisti radicali di Jaysh al Fateh, la coalizione che in marzo ha conquistato la città di Idlib e ora controlla tutta la relativa provincia. Idlib è la seconda capitale di provincia che passa nelle mani dei ribelli, dopo quattro anni di guerra civile. Finora l’unica era Raqqa, occupata dallo Stato islamico già nel 2013. A Jaysh al Fateh sono affiliati gruppi salafiti come Ahrar ash Sham, che riceve i suoi fondi dal Kuwait e vuole creare uno stato islamico, e Jund al-Aqsa, che faceva parte di Jabhat al Nusra. Ma soprattutto è affiliata la stessa Jabhat al Nusra, cioè al Qaeda in Siria.

La prospettiva di un intervento armato congiunto di turchi e sauditi in Siria è sorprendente, quando ci si ricorda che solo sei mesi fa l’Arabia Saudita è stata protagonista di un’azione di lobbying alle Nazioni Unite che ha impedito che la candidatura della Turchia a un seggio fra i membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu avesse successo. La Turchia ebbe solo 60 voti, contro i 132 della Spagna. Ai sauditi non andava a giù il sostegno di Erdogan ai Fratelli Musulmani in Egitto e ad Hamas nella Striscia di Gaza. Che cosa ha fatto loro cambiare idea? Alcuni indicano la successione di re Salman, che sarebbe meno intransigente sulla questione della lotta ai Fratelli Musulmani di quanto lo era il predecessore Abdullah. Ma la maggioranza punta il dito sul riavvicinamento fra gli Usa e l’Iran che si è concretizzato nell’accordo sul nucleare iraniano. Sarebbe stato questo evento a convincere turchi e sauditi dell’urgenza di agire autonomamente per contrastare gli interessi iraniani nella regione. La Siria di Assad è percepita come un anello cruciale nel sistema di alleanze di Tehran.

Gli scettici sottolineano che i turchi sanno bene che la loro aviazione e quella saudita non sono in grado di realizzare la no-fly zone sul confine turco-siriano che dall’autunno del 2011 chiedono alla Nato di ricreare, sul modello di quella efficacemente dispiegata in Libia. E che Erdogan non può permettersi avventure militari con conseguenze sconosciute nell’anno delle elezioni parlamentari: a giugno si vota, e l’Akp mira alla maggioranza assoluta per poi poter rimaneggiare la costituzione in direzione presidenzialista. Probabilmente si capirà qualcosa di più dopo l’incontro di Barack Obama coi paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo il 13 maggio prossimo a Camp David. Lì si parlerà moltissimo di Siria, alla presenza dei rappresentanti di due dei paesi che più hanno attizzato le fiamme nel Levante: Qatar e Arabia Saudita.

@RodolfoCasadei

Foto Siria da Shutterstock

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6 commenti

  1. Filippo81

    Turchi e arabi sono folli,come al solito, anche perche la Russia di Putin non starebbe certo a guardare!

  2. maurizio

    Quale Europa cristiana(il minuscolo é usato di proposito)?C’é solo da sperare che,almeno stavolta-ma ho seri dubbi-,Obama non caschi nella trappola di Qatar e Arabia Saudita.Oltretutto ciò significherebbe la fine mortale anche per i curdi,gli unici che ci hanno messo la faccia( e non solo)per contrastare i fondamentalisti islamici.

    1. Menelik

      Penso anch’io si possa arrivare al genocidio dei Curdi.
      Cent’anni fa è toccato agli Armeni, ed ora sarebbe il turno dei Curdi.
      Chi ne esce con le ossa rotte, secondo il mio modesto giudizio, modesto finché volete ma per me vale più di molti altri, a Nato e le nazioni occidentali, che hanno dato palese dimostrazione di essere imbelli, rete da oligarchie finanziarie disposte a qualunque compromesso, gente priva di ideali e di morale.
      Sta proprio finendo l’era dell’Europa, avviata al tramonto.
      L’unica cosa che possiamo fare, a questo punto, è cercare di difenderci ben consci che cadremo militarmente, politicamente, industrialmente, socialmente e demograficamente.
      Almeno avremo la soddisfazione di cadere vendendo cara la pelle.
      Ma siamo destinati alla sconfitta.
      Per uscirne non bastano le armi, ma anche la forza morale che viene dalla coscienza della nostra CIVILTA’ CRISTIANA.
      E’ quello che ci manca, e saremo sconfitti.
      Va be’, sia quel che sia, vuol dire che venderemo cara la pelle.

      1. EquesFidus

        No: è quello che manca, anzi è quello che rinnegano, i vari governanti ed esponenti a livello europeo e mondiale. Quando sarà il momento, quando tutto ciò che amiamo sarà minacciato e vorranno portarcelo via per il solo fatto di essere cattolici, in nome del Cristo Re e col patrocinio della Madonna, di san Michele Arcangelo e di san Giorgio, prenderemo le armi e combatteremo un’altra volta. Non so se sarà l’ultima, o se ce la faremo questa volta; ma so che non staremo fermi a guardare le violenze ed il male portati contro di noi e la popolazione inerme. Questo a prescindere dal calabraghismo occidentale e vaticano, dalle varie chiacchiere, dai politicanti e burocrati che pontificano in ogni dove: quando ci sarà gente che avrà i numeri e la forza per cercare di sterminare i cattolici, o comunque sia di obbligarli a diventare minoranze (vere o presunte) senza voce e senza rappresentanza nei loro paese (ché poi, è sempre il passaggio prima delle varie “soluzioni finali”), allora faremo come i partigiani bianchi, daremo la nostra vita per Dio, la famiglia e la patria. Non c’è altra soluzione, anche se queste parole pesano come macigni sul mio cuore.

      2. EquesFidus

        No: è quello che manca bensì è quello che rinnegano i vari governanti ed esponenti a livello europeo e mondiale. Quando sarà il momento, quando tutto ciò che amiamo sarà minacciato e vorranno portarcelo via per il solo fatto di essere cattolici, in nome del Cristo Re e col patrocinio della Madonna, di san Michele Arcangelo e di san Giorgio, prenderemo le armi e combatteremo un’altra volta. Non so se sarà l’ultima, o se ce la faremo questa volta; ma so che non staremo fermi a guardare le violenze ed il male portati contro di noi e la popolazione inerme. Questo a prescindere dal calabraghismo occidentale e vaticano, dalle varie chiacchiere, dai politicanti e burocrati che pontificano in ogni dove: quando ci sarà gente che avrà i numeri e la forza per cercare di sterminare i cattolici, o comunque sia di obbligarli a diventare minoranze (vere o presunte) senza voce e senza rappresentanza nei loro paese (ché poi, è sempre il passaggio prima delle varie “soluzioni finali”), allora faremo come i partigiani bianchi, daremo la nostra vita per Dio, la famiglia e la patria. Non c’è altra soluzione, anche se queste parole pesano come macigni sul mio cuore.

  3. Franz

    Una Europa Cristiana che si rispetti schierarebbe in campo le proprie forze armate in alleanza con il fronte shiita costituito da Iran e Assad contro il fronte sunnita dei tagliagole isis/alqaeda, turchia negazionista e arabia saudita fondamentalista. Gli shiiti hanno dimostrato di poter dare garanzie ai cristiani molto di più dei sunniti. Non dico che i sunniti siano tutti fondamentalisti però la situazione odierna parla chiaro. Isis e Al Qaeda sono sunnite.

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