Truss dice addio, e nel caos dei Conservatori inglesi rispunta Boris Johnson

Di Daniele Meloni
21 Ottobre 2022
Con un partito lacerato alle spalle, in 45 giorni la premier britannica è riuscita a sbagliare tutto. In attesa del nome del suo successore, i laburisti si preparano a tornare al potere dopo dodici anni
Liz Truss dimissioni
Il momento in cui Liz Truss, premier inglese e leader dei Conservatori ha annunciato le sue dimissioni (foto Ansa)

Alla fine Liz Truss ha gettato la spugna. Con uno stringato comunicato fuori da Downing Street la Premier meno duratura della storia del Regno Unito ha annunciato le sue dimissioni. Troppo profonde le divisioni nel partito Conservatore e troppo grandi i suoi errori in questi 45 giorni per potere raddrizzare la situazione. Truss se ne va affermando che entro venerdì prossimo i Tories annunceranno un nuovo leader che, naturalmente, prenderà anche il suo posto di Primo Ministro.

I 45 incredibili giorni di Liz Truss al governo

Sono stati 45 giorni incredibili quelli di Truss alla guida del Regno Unito. La vittoria nel leadership contest contro Rishi Sunak, il favorito dei parlamentari; la scomparsa della Regina Elisabetta II proprio mentre stava annunciando ai Comuni le misure del suo governo contro il caro-bollette; lo sfortunato mini-budget del 23 settembre che ha messo in agitazione i mercati e poi la frettolosa retromarcia indietro con il sollevamento dell’incarico del Cancelliere, l’amico fidato Kwasi Kwarteng; la nomina a Cancelliere di un tory moderato come Jeremy Hunt, che ha fatto a pezzi le misure taglia-tasse su cui Truss aveva condotto la sua campagna nel partito; tutto questo ha portato a una premiership eccezionale, nel significato più profondo del termine.

Infine, l’epilogo di ieri, nella confusione più assoluta. Mentre al Question Time alla Camera dei Comuni la Premier annunciava la sua volontà di continuare a combattere, Suella Braverman, il ministro dell’Interno esponente della destra del partito si dimetteva e, durante una infuocata votazione su una mozione sulla messa al bando del fracking il gruppo Conservatore alla Camera implodeva con ben 40 ribelli che hanno votato contro il governo e l’ufficio dei capigruppo – che in UK hanno un ruolo governativo – minacciava di dimettersi in blocco.

Boris Johnson potrebbe ricandidarsi

Alla fine, mentre le lettere di sfiducia si ammassavano sul tavolo di Sir Graham Brady, il presidente del 1922 Committee che decide il destino dei leader del partito, una delegazione composta dallo stesso Brady, dalla vice-premier e alleata storica di Truss, Therese Coffey, e dal presidente del partito, Jake Berry, è andata dalla Premier per dirle che era tutto finito e che non c’era altra strada che le dimissioni.

I Tories sono divisi come non mai e sarà difficile per il prossimo leader unire un partito a pezzi, dove la lotta di tutti contro tutti sembra imperare sin dalla scorsa estate quando Boris Johnson è stato defenestrato per il partygate e perché la sua politica economica non era più di gradimento alla destra post-thatcheriana del partito.

Ora pare che Johnson si ricandidi. Lui stesso si era definito “Cincinnato” lasciando Downing Street lo scorso 8 luglio, e si fanno i nomi di Rishi Sunak e di Penny Mordaunt per guidare i Tories verso le prossime elezioni, nel 2024. Ma se anche quest’ultimo tentativo fallirà allora non ci sarà altra strada che tornare al voto. Come chiede, tra l’altro, il Leader dell’Opposizione laburista, Sir Keir Starmer. Il Labour ha circa 30 punti di vantaggio nel sondaggi e un cambio di colore a Downing Street dopo 12 anni di guida Tory sembra quasi una certezza.

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