Terrorismo islamico. «L’integrazione e i ponti europei non funzionano»

Di Redazione
19 Dicembre 2018
Il decano degli islamologi europei, Felice Dassetto, spiega che gli attentati diminuiscono ma il fondamentalismo no: «L’establishment religioso non ha approccio serio al testo sacro e non indaga il rapporto tra salafismo e radicalizzazione»
islam francia
epa04807477 Father and son pray during the Asr prayer (third prayer of the day) at the mosque part of the Institut Socioculturel des Musulmans (ISM - Muslim Sociocultural Institute) of the 18th arrondissement of Paris, France, 18 June 2015. The Mosque was opened in 2011 in a former military warehouse to answer the need of spaces for Parisian muslims to pray. In France, Ramadan runs from 18 June to 17 July 2015. EPA/ETIENNE LAURENT

«Ho l’impressione che malgrado i tanti appelli seguiti agli attentati del 2015, 2016 e 2017, i ponti abbiano attecchito poco in Europa». Parla così alla Stampa Felice Dassetto, professore emerito dell’Università di Lovanio e decano degli islamologi europei, analizzando la situazione dell’islam e del terrorismo islamico dopo l’attentato di Strasburgo.

Per il fondatore del Centre Interdisciplinaire d’Études de l’Islam dans le Monde Contemporain l’Isis si è indebolito, ma non il fondamentalismo che porta agli attentati, a parte qualche intervento di facciata:

«Dobbiamo concentrarci sul mondo musulmano arabo mediterraneo. L’Arabia Saudita propone un percorso, ma per andare oltre la cosmesi bisogna seguire l’università di Medina, dove si formano i musulmani non arabi e dove sono nati i leader salafisti degli Anni 90. Anche il Marocco fermenta, l’università al-Qarawiyyin è passata sotto il controllo dello Stato e ha introdotto un po’ di scienze sociali, materia che va tanto di moda per interpretare il radicalismo. Eppure mi sembra che, al di là della vernice, l’establishment religioso non abbia inquadrato il nodo ideologico tra salafismo e Fratellanza musulmana e radicalizzazione, e che non si confronti con un approccio serio al testo sacro: non vedo una vera trasformazione del pensiero esegetico religioso».

ISLAM IDENTITARIO

La violenza predicata nel nome di Allah non ha scosso più di tanto i musulmani:

«C’è un po’ di disaffezione, ma non c’è un abbandono di massa della fede, il fenomeno riguarda al massimo il 10, 15%. Magari cala la pratica, il consumo di carne halal: ma l’affermazione dell’identità religiosa supera l’80%».

I «PONTI» NON FUNZIONANO

Per quanto riguarda l’integrazione, l’Europa è indietro rispetto agli Stati Uniti:

«Ho l’impressione che malgrado i tanti appelli, i ponti abbiano attecchito poco in Europa. Gli studi dicono che anche i giovani di terza e quarta generazione, i figli di genitori nati qui, mantengono una certa esitazione sulla loro appartenenza. L’America ha una politica islamica, che piaccia o meno: lavora per favorire un islam a cui è interessata, alternativo ai Fratelli Musulmani e ai salafiti. L’Ue invece non ha una strategia che incoraggi un islam meno conservatore».

Foto Ansa

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