
Tangenti a Nicoli Cristiani, Formigoni: «Macché dimissioni. Il fatto mi addolora»
«È una cosa del tutto inaccettabile, se confermata. Io che sono responsabile del governo regionale e della trasparenza dei procedimenti non posso però che essere con la coscienza tranquilla perché una volta di più ho verificato che i procedimenti innovativi hanno permesso procedure trasparenti. Se poi, ripeto, qualcun altro esterno al governo, perché non è presente in giunta, avesse tenuto comportamenti scorretti, questa cosa sarebbe grave e pesante». Le parole del presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni si riferiscono a Franco Nicoli Cristiani, vicepresidente di Regione Lombardia, accusato di aver incassato una tangente da 100 mila euro per favorire lo smaltimento illecito di rifiuti.
Nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla procura di Brescia e divisa con quella di Milano, sono state emesse dieci ordinanze di custodia, tra arresti in carcere e domiciliari. Oltre a Nicoli Cristiani, in carcere sono finiti l’imprenditore Pierluca Locatelli, che avrebbe corrotto il politico e Giuseppe Rotondaro, dirigente dell’Arpa, che per effettuare controlli più “soft” ai cantieri della Brebemi avrebbe ricevuto 10 mila euro, secondo le ricostruzioni dell’accusa.
«I fatti che emergono dalle intercettazioni sono di una gravità rilevantissima, però per quello che è in mio potere e nel potere della giunta, tutto è stato eseguito a regola d’arte», continua Formigoni. E a chi chiede le sue dimissioni: «Per carità, non capisco perché qualcuno chieda le mie dimissioni di fronte a responsabilità che non mi lambiscono minimamente. Mi addolora, se i fatti di cui è accusato Nicoli Cristiani venissero provati come veri, che una persona dedita alla politica ceda a comportamenti del tutto illegali e contrari all’idea che io ho di politica: cioè servizio del bene comune».
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