Il sistema pubblico dell’istruzione italiana è costituito per legge (la 62/2000, ministro il Ds Luigi Berlinguer) dal doppio circuito di scuole statali e scuole cosiddette “paritarie”.
Con “paritarie” si intende che a tutte le scuole private, in linea con determinati requisiti fissati dalla legge, lo Stato italiano riconosce la “parità” con quelle statali: sono cioè scuole pubbliche e svolgono un servizio pubblico esattamente come lo svolgono le scuole statali. Dove sta la differenza tra le due? La differenza sta nel fatto che, mentre le scuole statali sono interamente pagate dalle tasse dei contribuenti (57 miliardi e 571 milioni di euro), alle scuole paritarie viene riconosciuto un contributo statale che, ogni anno, deve essere faticosamente rinegoziato e che nell’anno 2012 è stato di 511 milioni di euro.
Ora, in occasione dei famosi tagli preannunciati dal governo alla spesa pubblica, l’autorevole quotidiano della funzione pubblica (Repubblica) sembra orientato a fare pressione sul governo Monti perché sia dato un ulteriore taglio al già miserabile contributo che lo Stato dà a quel ramo di istruzione a cui lo stesso Stato ha riconosciuto con una sua legge lo status di “servizio pubblico”, identico a quello delle scuole statali.
La domanda successiva è la seguente: ma che senso ha – visto che stiamo parlando di stringere la cinghia per ritrovare efficienza oltre che per risparmiare – strangolare il sistema delle scuole pubbliche paritarie quando esse rappresentano il solo ramo del pubblico che costa niente allo Stato e fa risparmiare allo Stato un sacco di soldi (che poi vengono puntualmente ri-stornati all’altro ramo, quello che non finisce mai di produrre spese, costi e rimborsi a piè di lista)? Casomai, il governo Monti dovrebbe procedere al contrario: tagliare nel verso del ramo secco e spendaccione, rimpolpare il contributo alle paritarie.
Cosa accadrebbe se quel milione di studenti di scuole paritarie smettesse, da un giorno all’altro, di frequentare tali istituti e si riversasse in quelli statali? Succederebbe una moltiplicazione di costi che il nostro malandato Stato mai potrebbe sopportare.
Qual è la pulsione geniale accarezzata dagli odiatori del bene comune? Tagliare ancora sulle scuole paritarie e allargare la borsa su quelle statali. Così, giusto per continuare a restringere l’accesso dei poveri alla scuola pubblica paritaria, distruggere ulteriormente il già semidistrutto doppio ramo pubblico dell’istruzione, affossare definitivamente la scuola italiana. Complimenti.