Storia della conversione di Höss, “l’animale” di Auschwitz

Di Benedetta Frigerio
05 Marzo 2016
Il gerarca nazista, che supervisionò la morte di oltre tre milioni di persone, trovò un prete disposto a confessarlo prima della morte. «La confessione durò e durò e durò»

Rudolf-Hoess-auschwitz

L’amore e il perdono di Dio può arrivare fino a un livello scandaloso, fino all’assoluzione di un gerarca nazista, comandante del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. La storia, riportata da Aleteia, è stata raccontata durante un incontro in occasione dell’Anno della misericordia negli Stati Uniti da suor Gaudia e suor Emmanuela, della congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia,

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]L’ANIMALE. Nel lager di Auschwitz in Polonia morirono circa tre milioni di persone, un sesto degli ebrei uccisi durante l’Olocausto, insieme a diversi cristiani e santi come san Massimiliano Kolbe e santa Benedetta dalla Croce (Edith Stein). Rudolf Höss, soprannominato “animale” dai sopravvissuti allo sterminio, nei tre anni di mandato come comandante diresse l’esecuzione di oltre 2 milioni e mezzo di detenuti e assistette alla morte per fame o malattia di un altro mezzo milione. Finito il suo mandato, supervisionò anche l’esecuzione di 400 mila ebrei ungheresi.

ATTO DI UMANITÀ. Höss compì un unico atto di umanità. Un giorno portarono ad Auschwitz «un’intera comunità di gesuiti» tranne il superiore e questo, disperato, volle raggiungere i suoi confratelli intrufolandosi nel campo di concentramento. Le guardie lo scoprirono e lo portarono da Höss, certi che il comandante avrebbe ordinato la sua esecuzione. Invece il sacerdote fu liberato, lasciando le guardie sconcertate.

«L’AMORE CHE NON MERITIAMO». Quando la guerra finì Höss fu arrestato e condannato a morte per crimini contro l’umanità. Ma l’ex comandante non era terrorizzato tanto dalla morte quanto dalla detenzione, convinto che le guardie polacche si sarebbero vendicate «torturandolo per tutto il tempo della prigionia e provocandogli una pena inimmaginabile». La sua sorpresa fu quindi enorme quando vide che «uomini le cui mogli, figlie e figli, uccisi ad Aushwitz, lo trattavano bene. Non riusciva a capacitarsene». Secondo le suore fu quello il momento della conversione: quello della misericordia, che è «l’amore che non meritiamo». Sì, «non meritava il loro perdono, bontà, gentilezza. Eppure li ricevette tutti».

SOLO UN PRETE. Höss, cresciuto in quella fede cattolica che poi abbandonò in gioventù, chiese di potersi confessare. Le guardie provarono a cercare un sacerdote disponibile, ma «le ferite ancora molto vive» non resero facile trovare chi «volesse ascoltare la sua confessione». E infatti «non trovarono nessuno». L’ex comandante si ricordò improvvisamente di quel gesuita, padre Wladyslaw Lohn, che aveva risparmiato anni prima. Supplicò le guardie di cercarlo. Il gesuita, rintracciato proprio nel santuario della Divina misericordia di Cracovia, dove era diventato cappellano delle suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, accettò di confessare Höss.

LA CONFESSIONE. La confessione «durò e durò e durò, finché non gli diede l’assoluzione: “Ti sono perdonati i tuoi peccati. Rudolf Hoss, tu “l’animale”, i tuoi peccati ti sono perdonati. Vai in pace». Il giorno successivo, prima dell’esecuzione, il gesuita tornò per dare la Comunione al condannato. La guardia che era presente confessò poi che quello fu uno dei momenti più belli della sua vita: «Vedere quell’animale in ginocchio, con le lacrime agli occhi, come un bambino che sta per ricevere la Prima Comunione, Gesù, con il cuore».

@frigeriobenedet

Foto Auschwitz Ansa

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8 commenti

  1. Meir

    Credo che il perdono sia un argomento molto delicato; Hoss si è pentito di fronte al boia e di fronte alla carcerazione, la misericordia immeritata non toglie l’indottrinamento di gerarchi e ss che non hanno mai ritrattato (sono pochissimi quello che lo hanno fatto) le loro azioni, anzi le hanno giustificate come atto di forza e volontà , di obbedienza e orgoglio.
    Hoss è stato responsabile della morte di milioni di persone, era un gerarca convinto e indottrinato.
    Nella sua biografia “Comandante ad Auschwitz” racconta dei suoi atti come un contabile racconterebbe delle sue somme, io credo invece che l’inferno esista…

    1. Rolli Susanna

      Meri, si che esiste l’inferno, ma è eterno…..è un problema! Facciamo che preghiamo che non ci cada nessuno -senza voler cadere nell’eresia sostenendo che esso è vuoto?

      1. Meir

        Ciao cara Susanna,
        so che è eterno e questo mi riempie di angoscia, ma altrettanta ne provo pensando alle madri e ai figli che venivano separati per percorrere la strada verso le camere perché uno come Hoss eseguiva pieno di orgoglio il suo dovere.
        Non prego per lui, non voglio, se la mia libertà vale come la sua; prego per me, per trovare pace, e per te, se me lo chiedi.
        Il tuo Dio della misericordia e il mio, che è quello degli ebrei, lo perdonerà, se può.
        Un abbraccio
        Meir

  2. GD

    Questo è un bel racconto che non conoscevo e che fa riflettere. Mi chiedo che abisso di orrore debba aver contemplato quest’uomo dopo essersi pentito ripensando al suo passato. Ma anche se non siamo stati come lui, credo che nulla ci autorizzi a sentirci migliori.

    1. luciana

      Non c’è peccato che Dio non possa perdonare ,se c’è pentimento….

    2. Susanna. Rolli

      GD, le persone si possono uccidere in tanti modi, anche con la calunnia, per esempio.
      Bella questa storia.,..Davvero se saremo veri cristiani sempre, fino in fondo, perseveranti, saremo certamente giudicati, ma spesso succede che dietro il giudizio, l ironia si cela qualcosa d altro….
      ” Non sono venuto per i giusti ma per i peccatori”…..perchè triste é vederli cadere all inferno…

  3. Menelik

    E’ una storia davvero commovente e, tutto sommato, con un lieto fine.
    Purtroppo, le esigenze di guerra impongono usare le armi e togliere la vita a persone per prevenire dei mali peggiori.
    E’ una triste necessità.
    E quelle guardie polacche che lo hanno trattato in modo umano, come un comune prigioniero di guerra, hanno dato la migliore dimostrazione che erano dei veri soldati.

    1. Mas

      Si, è pur vero che eseguiva ordini, ma per essere chiamato ‘animale’ li eseguiva fin troppo bene. Quindi nessuna indulgenza sul suo passato, e otterremo perfino un valore aggiunto nella sua conversione.

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