Caro direttore, chiarito, in premessa, che l’attuale governo non è il mio governo e che non intendo entrare nel merito delle questioni, vorrei comunicarti alcune mie perplessità (ma, credo, non solo mie) circa il comportamento tenuto dal presidente della Repubblica durante la settimana appena terminata. Perplessità che riguardano l’aspetto istituzionale e costituzionale.
Lunedì scorso, il presidente ha accettato di ricevere il ministro dell’Interno, purché non si parlasse di temi attinenti la magistratura e ciò per ragioni ovvie, stando al comunicato del Quirinale. Probabilmente, questa scelta del presidente è stata dettata dalla considerazione che la Costituzione afferma che la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente. La nostra, infatti, è una Costituzione basata sul principio della separazione tra il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario. Il presidente della Repubblica, che esercita le sue funzioni di garanzia, non appartiene ad alcuno di tali poteri, rappresentando l’unità nazionale. È, quindi, parzialmente plausibile che il presidente non intenda entrare nel merito delle decisioni della magistratura. Dico “parzialmente”, perché anche la magistratura potrebbe compiere errori distanziandosi dalle prescrizioni costituzionali e da quanto previsto dalle leggi in vigore. Anche in questi casi il presidente, che è anche presidente del Csm, sarebbe tenuto al silenzio?
IL CASO DEL BARCONE. La mia perplessità, poi, è cresciuta quando ho constatato, come hanno ampiamente descritto tutti i mass media, che pochi giorni dopo (durante la stessa settimana) il presidente della Repubblica è entrato in modo deciso (la cronaca calcistica parlerebbe di “piedi uniti”) nelle prerogative di un altro potere dello Stato, quello esecutivo, a proposito dello sbarco in un porto italiano di una nave che trasportava persone provenienti da vari paesi. Probabilmente, questa intrusione è stata determinata anche dalla debolezza dell’attuale premier, ma la mia perplessità non diminuisce per questo, perché ho l’impressione che il presidente abbia messo in atto un precedente che potrebbe diventare molto problematico in altre situazioni. Soprattutto mi chiedo: il nostro assetto istituzionale si sta, a poco a poco, trasformando da una Repubblica parlamentare in una Repubblica presidenziale? Infatti, secondo l’attuale testo costituzionale, il presidente non ha poteri “esecutivi” che possano sostituirsi a quelli del governo (come non ha poteri legislativi che possano sostituirsi a quelli del parlamento).
Mi ha colpito, in sintesi, che, durante una stessa settimana, il presidente della Repubblica abbia scelto di tacere circa il potere giudiziario, mentre ha scelto di intervenire decisamente nei confronti del potere esecutivo.
Caro direttore, anche a distanza di qualche giorno, questo diverso comportamento non mi lascia del tutto tranquillo.
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