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Sorprendente requisitoria dall’Olanda contro l’Europa dell’austerità

Non tutti nei Paesi Bassi la pensano come Mark Rutte. Il governatore della Banca centrale Klaas Knot: «L'euro ha favorito il Nord, così può non essere sostenibile»

Daniele Forti
20/09/2020 - 4:00
Economia
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Klaas Knot

Il primo di settembre scorso il governatore della Banca centrale olandese, Klaas Knot, ha tenuto una lectio magistralis alla HJ Schoo in cui ha usato accenti di sincerità sorprendenti per noi che siamo stati abituati in tempi recenti alle brutali esternazioni anti-italiane del premier olandese Mark Rutte.

Cercando di dimostrare che si esce dalla crisi più forti solo insieme, il governatore ha riconosciuto che c’è una tendenza in Europa verso la divergenza economica fra Nord e Sud.

Plasticamente ha mostrato attraverso un grafico come l’economia di diversi paesi del Nord Europa abbia tratto un grande vantaggio dall’istituzione di un mercato unico dei beni e servizi: in media una famiglia olandese ha un incremento medio annuo del proprio reddito fra i 7.000 e i 10.000 euro; la famiglia media italiana ha un vantaggio molto inferiore; i greci vengono per ultimi dopo di noi.

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Benefici dell'euro per singolo paese, grafico della Banca centrale olandese

Con l’istituzione dell’euro i tassi di cambio fra i paesi aderenti sono stati congelati per sempre e sorge immediatamente la domanda se sia stato opportuno accettare un cambio di 1.936 lire italiane per un euro. Ma esiste anche un cambio unico verso l’esterno, in particolare verso l’area del dollaro, che può porre problemi seri alle nostre esportazioni: in queste settimane l’euro si è rivalutato rispetto al dollaro, superando il livello di 1,20. In conclusione, la politica delle svalutazioni competitive non è più possibile: la perdita di competitività di cui l’Italia ha sofferto anche dopo l’istituzione della moneta unica non può essere sanata con una svalutazione del cambio, come fatto in passato.

Tagliare i salari?

L’unica alternativa per aumentare la produttività (prodotto per ora lavorata), secondo il banchiere olandese, rimane quella di «far crescere i salari in Italia meno di quanto crescono in Olanda» e negli altri paesi a economia forte. Ma se in questi ultimi la crescita salariale è già molto modesta, non rimane alcuno spazio per la crescita salariale in Italia: i salari italiani avrebbero anzi bisogno di una sforbiciata di tanto in tanto. Il taglio dei redditi mensili dei lavoratori porrebbe seri problemi di ordine sociale in ogni paese. Klaas Knot non ricorda tuttavia come la Ue abbia imposto in passato con successo (e tenti nuovamente di farlo anche quest’anno con le Raccomandazioni per paese) di tagliare le pensioni, che non rappresentano altro che il pagamento di reddito differito, accumulato dai lavoratori dipendenti durante la loro vita lavorativa.

Rimane il fatto per Klaas Knot che «il tasso di cambio dell’euro ha favorito l’Olanda» e i paesi del Nord Europa (Germania in primis), permettendo loro di far crescere enormemente le loro esportazioni e il loro Pil. L’accumulazione di un grande surplus commerciale crea problemi oggettivamente seri anche con i paesi importatori dell’area del dollaro… Da qui sorgono le dure prese di posizione di Donald Trump, che ha minacciato a più riprese di imporre dazi doganali ai paesi europei. Alla lunga il modello delle «economie trainate dalle importazioni» non funziona nemmeno a livello di rapporti internazionali, come non funziona a livello interno di un singolo paese. Come ricordato prima, esso si basa internamente su una politica di bassi salari e impoverimento delle classi medie. La sua conseguenza politica è la nascita/rafforzamento di nuovi partiti, desiderosi di gestire questo grave malcontento sociale.

Sull’Italia pregiudizi sbagliati

«Se non facciamo nulla», continua il banchiere, «vedremo crescere le differenze fra i paesi dell’area euro e il rischio di crisi ricorrenti». A questo punto giunge l’ammissione:

«Se dubitiamo anche dell’etica del lavoro degli italiani, un paese dove il lavoratore medio lavora annualmente quasi 300 ore in più che in Olanda, potete immaginare come questo non favorisca le relazioni».

Si veda in proposito la l’immagine, divenuta un caso, di una recente copertina dell’olandese Elsevier Weekblad.

Copertina del settimanale olandese Elsevier Weekblad contro l'Italia

Klaas Knot aggiunge che «le imprese olandesi hanno beneficiato grandemente dal libero commercio internazionale (la globalizzazione), dal mercato unico europeo e dall’euro. Ciò è meno vero per le famiglie olandesi, poiché la crescita del reddito non ha tenuto il passo con la crescita del sistema economico nella sua interezza. […] I lavoratori olandesi stanno ottenendo una porzione sempre più piccola della torta. […] La flessibilizzazione del mercato del lavoro si è spinta troppo lontano». Continua il governatore olandese: «L’Europa ha anche contribuito al fatto che i lavoratori stiano ottenendo una fetta sempre più piccola della torta economica. Una larga porzione di loro incomincia e vedere l’Europa innanzitutto come un banchetto privato per le imprese e la finanza, con scarsi benefici per le loro tasche, e l’esito di questo alla fine sarà un minore consenso verso il progetto europeo».

Il Recovery Fund «non è abbastanza»

Riconosce Klaas Knot che Next Generation Eu non può essere che uno strumento temporaneo e non ripetibile. I trasferimenti netti di ricchezza da un paese all’altro generano conflitti fra i cittadini sia dei paesi pagatori sia dei paesi riceventi.

Per quanto sia «un passo importante nella lotta contro la crisi derivante dal coronavirus, abbastanza grande da fare una differenza, un incentivo agli investimenti in digitalizzazione ed economia green… non è abbastanza». Segue l’ammissione che le regole fiscali europee sono state particolarmente focalizzate sul deficit massimo di bilancio, il ben noto 3 per cento del Pil, quanto meno accentuando gli alti e bassi delle nostre economie. A suo giudizio occorrerebbe prestare più attenzione ai livelli del debito pubblico, il famoso limite del 60 per cento del Pil. Tuttavia dovrebbe essere usata più flessibilità nel richiedere ad ogni paese di riportarsi sotto tale limite nel tempo.

A questo punto giunge l’affermazione fondamentale del governatore:

«Dovremmo porre maggiore attenzione sulle riforme che promuovono la crescita… anche se l’austerità è inevitabile… troppo spesso gli investimenti in infrastrutture, energia sostenibile, educazione e ricerca scientifica, sono state vittime delle misure di austerità».

Moneta unica a rischio

Perché le riforme nei paesi oggi economicamente più deboli possano avere successo, Klaas Knot chiede che venga incrementato il reddito disponibile alla spesa per le famiglie, cosicché le economie più forti possano vedere aumentare le importazioni e ridurre i loro surplus commerciali. In altre parole Knot auspica che l’Olanda e i paesi del Nord Europa attuino una politica di incrementi salariali anche attraverso diminuzioni delle imposte sul lavoro, oltre che favorire una politica di investimenti pubblici e privati.

Tutto ciò richiederà tempo forse decenni in particolare perché paesi come l’Italia e la Grecia possano riprendersi. Emerge quindi un grave rischio: se si dovesse incorrere in nuove crisi, questi paesi potrebbero ricadere indietro di nuovo, ponendo una ipoteca sull’obiettivo di creare una forte unione monetaria. Alla fine al banchiere olandese rimane il dubbio che quanto delineato funzioni e che le ristrutturazioni finanziarie (leggasi fallimenti di Stati) siano inevitabili e impraticabili al tempo stesso. L’euro potrebbe rivelarsi alla fine insostenibile. Premesso che ciascuno Stato deve assumersi la responsabilità di mettere la propria casa in ordine, Klaas Knot chiude con l’auspicio che i paesi del Nord facciano quanto è necessario per investire in una crescita sostenibile. A vantaggio loro e di tutti.

Foto Klaas Knot: Ansa

Tags: area euroausterityCoronaviruscrisi economicadollaroEuroEuropaeurozonamark ruttenext generation euolandarecessionerecovery fundsalariueUnione Europea
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