«Oggi ho avuto una telefonata cordiale con il primo ministro ungherese Viktor Orban che ci ha fatto gli auguri di buon lavoro: lavoreremo per cambiare le regole di questa Unione europea». Lo ha detto lunedì il ministro degli Interni Matteo Salvini e se l’euroscettico Orban può essere un ottimo alleato per contrastare e attenuare l’egemonia tedesca a Bruxelles, non lo è affatto per risolvere la questione dei migranti. Italia e Ungheria, infatti, hanno interessi e perseguono politiche diametralmente opposte.
POLITICHE OPPOSTE. L’asse con l’Ungheria e il quartetto di Visegrad va bene fino a quando c’è da rigettare la bozza di proposta bulgara per la riforma di Dublino, il sistema europeo che disciplina l’assegnazione dei richiedenti asilo ai paesi membri della Ue. Ma quando si tratterà di passare dalla pars destruens alla pars costruens difficilmente Roma potrà trovare appoggi dalle parti di Budapest. Se infatti il governo italiano lamenta che l’ultima riforma proposta non è abbastanza solidale con i paesi di primo ingresso degli immigrati (Italia, Cipro, Malta, Spagna e Grecia), Orban è infuriato perché la ritiene troppo solidale.
BOZZA DI RIFORMA. La bozza prevede che la quota di richiedenti asilo accettabili da un singolo paese deve essere proporzionata a un doppio criterio (Pil e popolazione, con incidenza del 50% ciascuno). Se un paese supera del 160% la sua “capienza”, ogni nuova richiesta deve essere reindirizzata ad altri paesi, che in via volontaria possono decidere se accoglierla. Se questi ultimi rifiutano, scatta una penale di 30 mila euro per ogni richiedente asilo che viene respinto. Inoltre è previsto il principio di «responsabilità stabile»: quando un migrante entra in un certo paese, lo Stato in questione deve garantirne la presa in carico per 10 anni.
L’ITALIA HA FRETTA. Per Salvini la proposta è giustamente inaccettabile perché l’aiuto che un paese come l’Italia riceverebbe dai partner europei è limitato, per non dire nullo. Anche per l’Ungheria la bozza è «allarmante e pericolosa», ma solo perché Orban non ha intenzione di versare neanche la misera cifra di 30 mila euro in cambio della mancata accoglienza dei migranti. Come lui la pensano anche gli altri membri del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia). Se, inoltre, Budapest ha tutto il tempo di tirare le trattative per le lunghe, avendo bloccato l’ingresso di migranti costruendo sul confine meridionale una barriera, l’Italia ha fretta visto che in alcun modo potrebbe impedire l’afflusso via mare dei disperati sui barconi.
ORBAN DIFENDE I SUOI INTERESSI. Ben venga, quindi, la ricerca di alleati da parte di Salvini nel tentativo di riformare l’Unione Europea e Dublino in modo più equo e corrispondente ai tempi attuali di crisi migratoria. Ma se il ministro degli Interni italiano crede di trovare una valida sponda in Orban si sbaglia. Il premier ungherese ha dimostrato grande determinazione nel difendere gli interessi del suo paese e difficilmente farà una deroga per aiutare l’Italia.
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