Se l’italiano s’indigna, ecco che entra subito in gioco il grande supporter: l’autoferrotranviere, che con legittima nonchalance blocca tutta la rete di trasporti pubblici nazionale. Treni, metropolitane, tram, autobus, tutti fermi contro Berlusconi, contro Monti, contro il ministro Fornero, e chi più ne ha più ne metta. A dir la verità, visto quanto è accaduto a Roma pochi giorni fa, se il personale Atac sciopera, per gli utenti del servizio dei trasporti capitolino non cambia molto, visto che gli scioperi bianchi sono all’ordine del giorno. Un’associazione di pendolari ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica per danni, a causa della mancanza di treni nelle tratte metropolitane romane, innescando scene di disordine pubblico in cui sono dovute intervenire le forze dell’ordine. Un responsabile dell’Atm (Azienda trasporti milanese) rivela a tempi.it: «in questi giorni ho parlato con i miei colleghi dell’Atac: non sanno più cosa fare. I macchinisti continuano a inscenare scioperi bianchi per delle pretese assurde e bloccano il servizio di tutta la rete». Il nocciolo della questione sta qui: i lavoratori delle metropolitane romane hanno un orario giornaliero di 6 ore, e la loro remunerazione si divide in tre ore con paga ordinaria e tre ore con salario straordinario. Sta di fatto che questa anomalia non va più bene ai dirigenti Atac e al comune, ma la notizia non è stata presa bene dai lavoratori che hanno inscenato una serie di prove di forza.
Il funzionario Atm sostiene che anche a Milano gli autoferrotranvieri non si possono lamentare e non esistono motivi per scioperare, anzi «se ci si guarda intorno, le condizioni di molte aziende in difficoltà, cassaintegrati, più che sputare nel piatto da dove si mangia, bisognerebbe ringraziare. Un macchinista neoassunto in Atm guadagna circa 1,450 euro netti al mese senza straordinari, grazie a una serie di indennità. Un dipendente con anzianità, se fa turni di notte e straordinari, può arrivare a guadagnare 2.500 – 3.000 euro al mese». Nonostante tutto è in corso un braccio di ferro tra l’azienda e i lavoratori per un aumento di stipendio. Atm ha proposto 100 euro in più, ma i rappresentanti sindacali hanno cestinato l’offerta. Le motivazioni delle richieste fanno capo all’introduzione dell’Area C: l’aumento è stato chiesto perché il limite d’ingresso all’interno dei Bastioni introdotto dalla giunta Pisapia ha incrementato il numero di utenze.
I macchinisti Atm lavorano 36 ore a settimana, ma non tutte sono in vettura: «Solo il 70 per cento è di effettiva guida perché, dopo 3 ore, c’è una sosta obbligata di 20 minuti e comunque, anche se stanno guidando e vogliono fermare la vettura per una moltitudine di ragioni, lo possono fare. In più ci sono dei turni di “non guida”, in cui il macchinista è reperibile come riserva ma solo nel 20 per cento dei casi sale a bordo». Infine, una curiosità: forse non tutti sanno che nel prezzo della benzina tutti gli italiani pagano un rinnovo contrattuale per gli autoferrotranvieri risalente al 2004 e che tale contratto è regolato da un decreto regio del 1931 dove, tra le altre cose, non è consentita l’assunzione di extracomunitari. «Il contratto è estramamente tutelante, se un macchinista viene scoperto sotto stupefacenti, non incorre nel licenziamento, ma ha diritto al ricollocamento in azienda». Ma allora, autoferrotranviere, che scioperi a fa?