«Il problema non sono gli scafisti, ma gli smuggler. Con l’ultima strage hanno guadagnato un milione di euro»

Di Chiara Rizzo
21 Aprile 2015
«I boss guadagnano 6 milioni di euro all'anno. L'Ue è irresponsabile, stiamo alimentando un traffico che può arrivare al terrorismo». Intervista al criminologo Andrea Di Nicola

Naufragio: ancora in corso operazioni sbarco a Malta

Un milione di euro e passa. Basta una cifra per capire perché il traffico di uomini sulle rotte del Mediterraneo prolifera e non c’è Triton che tenga. Un milione di euro e passa è quanto avrebbero guadagnato – stando alle cifre medie di questo macabro mercato – i trafficanti dai 900 uomini stipati come sardine su quella scatoletta lasciata in balia delle onde, che sabato è affondata al largo della Libia. «Solo per quell’ultimo tratto di viaggio dalla Libia verso l’Italia o la Spagna, i trafficanti chiedono dai 1.000 ai 1.500 euro», spiega a tempi.it Andrea Di Nicola, criminologo dell’università di Trento e autore di Confessioni di un trafficante di uomini, scritto insieme al giornalista di Radio24 Giampaolo Musumeci.

Avete realizzato il libro contattando direttamente quelli che comunemente sono chiamati “trafficanti”. Avete incontrato anche El Douly, uno dei “signori della tratta”, che opera proprio nelle rotte tra Libia e Italia. Chi è El Douly?
El Douly è un mercante di uomini che lavora in Egitto per le rotte africane dall’Eritrea e Somalia. Si tratta di un 40enne, molto informato di ciò che avviene in Europa, dato che leggeva i quotidiani internazionali tutti i giorni, e che è al vertice di quella che potremmo definire la più grande “agenzia di viaggi della speranza” per il Mediterraneo. El Douly ha una rete di agenti sul territorio, e chi vuole partire – che sia un siriano, un eritreo o un etiope – sa che deve contattare loro. Sebbene i numeri di questi agenti siano ridotti, sono persone con numerosi contatti e ben conosciute. El Douly ci raccontava che li sceglieva stupidi e leali, perché non gli facessero le scarpe. Per i suoi contatti in Libia in particolare ci ha parlato di persone che provenivano dalle tribù. Con il giornalista Musumeci, siamo arrivati a lui tramite i nostri contatti dopo due anni di caccia e dopo che spesso ci aveva lasciato attendere agli appuntamenti. Lo abbiamo incontrato al Cairo più volte nel corso di tre giornate e abbiamo a lungo parlato.

Che cosa vi ha rivelato?
Gli abbiamo subito chiesto se era un grande boss. Lui parlava fluentemente inglese e francese, e conosceva tutti i dialetti arabi. Aveva tre telefonini che continuavano a squillare, mentre lui continuava a rispondere: “Sì certo, si può fare”. Sembrava Obama: per lui era un “yes, we can” continuo. Ecco perché secondo noi si poteva definire un grande boss di questo traffico. Invece alla nostra domanda rispose: “Non avete capito niente. Qui non ci sono capi, noi siamo una rete. E una rete è fluida”. Significa che si fa business solo con i migliori e quindi che tutto continua a cambiare. Ieri il migliore era El Douly, ma domani potrebbe essere un altro. Non importa, il traffico “must go on”, deve andare avanti. I signori della tratta hanno creato rapporti di fiducia stabili tra di loro, sanno collaborare e sono organizzati meticolosamente. Non agiscono mai in maniera “emergenziale”, come invece fanno i paesi Europei, che non sono capaci di fare qualcosa in modo organizzato. Qui in Europa si parla esultando di scafisti arrestati. Ma lo scafista è solo l’ultimo anello della catena.

Perché?
Già il termine “scafista” è errato. Non è importante colui che pilota la barchetta, lo scafista in senso stretto, ma lo smuggler, colui che lavora come organizzatore del viaggio. Alcuni dei 997 “scafisti” arrestati nell’ultimo anno sono anche smuggler ma di solito chi sta sulla barca non è l’organizzatore, anzi. Tracciando un paragone con un altro traffico criminale, quello della droga, chi è sulla barca corrisponde un po’ al piccolo spacciatore. Certo fa parte anche lui della rete, ma non è il grande trafficante colombiano, né il suo referente europeo. Più che pensare agli scafisti, occorre capire invece come questi grandi criminali siano capaci di irridere i buchi dell’Europa. Bisogna capire perché più in Europa si alzano le barriere, più i trafficanti sono capaci di operare, con costi crescenti.

Mettere più controlli ai confini ha alzato i costi dei viaggi della speranza in mare?
Sì. I trafficanti sfruttano persone disperate e queste non si esauriscono né purtroppo diminuiscono. Non serve alzare barriere: gli smuggler sono violenti e sanno bene che arriverà sempre qualcuno da fregare.

Quanto costano i viaggi sulle barche che vediamo arrivare in Italia?
A chi parte dalla Siria vengono chiesti dagli otto ai 10 mila dollari. Se contiamo che solo per la rotta dalla Libia alla Sicilia chiedono 1.000 o 1.500 euro, per la barca affondata sabato gli smuggler hanno raccolto un milione di euro. Alcuni di questi boss guadagnano qualcosa come 6 milioni di euro all’anno a testa, in nero, quindi esentasse. Loro sono decine. Frontex nell’ultimo anno ha risucchiato 90 milioni di euro. Basta mettere vicine queste cifre per capire che stiamo svuotando il Mediterraneo con un cucchiaino.

Cosa bisognerebbe fare?
L’Italia è l’unica che sta uscendo a testa alta da questa vicenda, dato che con Mare Nostrum ha impiegato reali risorse per salvare persone, mentre l’Ue non faceva nulla. Nel momento in cui è partita Triton, è iniziata di nuovo la confusione. Un’operazione di pattugliamento non serve a nulla. Bisogna guardare l’insieme: se si chiude un tratto di costa libica, gli smuggler si sposteranno di qualche chilometro o cambieranno tratta. El Douly ci diceva anche che il trattato di Dublino è un’arma che usano contro di noi, perciò occorrerebbe ripensare anche le politiche sull’immigrazione di tutta l’Ue. L’Ue si sta comportando in maniera irresponsabile, stiamo alimentando un traffico che può arrivare al terrorismo.

In che modo?
Una delle tribù libiche che ricava dallo smuggling può ben decidere di finanziare l’Isis, considerandolo un’altra forma di investimento. Escludo categoricamente invece forme di “infiltrazione” terroristica sui barconi: una volta su due chi va in mare muore, è un viaggio che lasciano ai disperati.

Le primavere arabe hanno aiutato i signori della tratta?
Tutte le primavere arabe hanno sicuramente influito e hanno fatto sì che le rotte con Italia, Spagna e Cipro divenissero quelle principali, su cui si concentrano i più grossi trafficanti. Saremmo dovuti intervenire all’epoca. Tuttavia faremmo peggio se oggi andassimo in un certo paese, ad esempio la Libia, e muovessimo guerra alle tribù, pensando che in quel modo il traffico sparirebbe. Assolutamente non servirebbe a nulla, se non a spostare di qualche chilometro il punto di partenza dei viaggi. I trafficanti semplicemente riorganizzerebbero le loro rotte. Per questo anche un blocco navale al largo delle coste non servirebbe a nulla. Piuttosto ha senso intervenire in quei paesi concentrando tutti i richiedenti asilo in campi di rifugiati, ad esempio in Egitto. Significherebbe togliere un terzo dei potenziali clienti ai trafficanti, e quello sì che sarebbe un colpo durissimo.

Foto Ansa

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14 commenti

  1. Sergio

    800 vittime x 40 euro x 365 giorni = 11.680.000 euro all’anno.
    Gli smuggler hanno guadagnato 1 mln, noi ce ne siamo risparmiati 11,68 all’anno.
    Non è sadismo o cinismo, solo realismo.
    Così, giusto per non omettere nessuna cifra.

  2. Ale

    Se scappi da fame, povertà hai 1500-2000 euro per pagare questi criminali?! Smettiamola con la storiella dell’africano che muore di fame e viene in Europa. Ma li avete visti che sono tutti ragazzi e ragazze con muscoli ben piazzati?! Ma dove sono morti di fame??? Poi non ci dimentichiamo che sono tutti o quasi musulmani quelli che arrivano..i cristiani si contano su una mano…come mai?? Gli ammazzano prima. Chi è causa del suo mal non pianga se stesso!! Ricordiamoci ciò un domani. Li abbiamo fatti entrare noi.

    1. filippo81

      Infatti ,Ale, tra l’altro il vero profugo porta con se i familiari……..poi sti ragazzi con cellulare satellitare, magliette lacoste, adidas,,,,profughi ? BOH !

  3. Quercia

    Credo che siamo tutti concordi che chi scappa dalla fame, carestia e guerra deve essere accolto. Sono i cd rifugiati/richiedenti asilo.
    Secondo me (e qui ci si divide) fuori da questi casi non è giusto dare la libertà assoluta di andare a vivere dove ci pare. Sennò io domani lascio un paese con 2mila miliardi di debito (Italia) e me ne vado in Usa, Svizzera o Australia. Certo…posso chiederlo, non posso pretenderlo. Verrò accolto solo se quel paese ha bisogno di me (come turista o come lavoratore). Perchè altrimenti, se tutti facessero come me, ci sposteremmo di paese in paese a mangiare la ricchezza prodotta da altri in passato.

    Ma restando alla prima parte del discorso, quella riguardante i rifugiati, su cui tutti (spero) siamo d’accordo: perchè il lavoro di “accoglimento” non lo fanno le ambasciate occidentali nei paesi da cui scappano questi disgraziati? Se la domanda di asilo politico venisse fatta presso un’ambasciata occidentale (europea, americana, australiana) e poi il richiedente asilo dovesse solo comprarsi un biglietto di sola andata per quel paese, si eviterebbero 2 cose: 1 – la strage nel deserto o in mare di migliaia di poveretti che scappano dalle guerre; 2 – commercio umano e finanziamento di mafie africane varie.
    Un richiedente asilo ha i requisiti sia se è soccorso nel mediterraneo, sia se si presenta all’ambasciata svedese a Damasco o a quella olandese in Eritrea. Almeno credo sia così. Però, visto che non conosco molto bene il tema, qualcuno potrebbe anche dirmi che è impossibile perchè, per esempio, nei paesi di provenienza di questi disgraziati non c’è più nessuna ambasciata, oppure perchè uno dei requisiti per richiedere asilo politico è farsi un esodo nel sahara, pagare delle organizzazioni criminali-terroristiche e imbarcarsi in una carretta del mare.

    Volendo pensare in grande (ma nel periodo storico dei selfie è un’utopia), a quel punto basterebbe una sola organizzazione sovrannazionale col compito di distribuire i richiedenti asilo in tutto il cd mondo “occidentale”. Così non si concentrerebbero tutti nei paesi di frontiera (Italia) o in quelli più ricchi (Svezia, Germania).

  4. giuseppe

    Dura lettera aperta. Da una donna del popolo a Tempi. E da Tempi al popolo. Sull’islam. Tenetevi forte.
    Dall’11 settembre un coro assordante di voci disparate salmodia ininterrottamente: «l’Islam non è un unico blocco monolitico», «la cultura islamica è un prisma pieno di sfaccettature», «il terrorismo non è l’Islam», «guai a cedere alle semplificazioni», «guai a parlare di guerra di religione e scontro di civiltà». Anche don Gianni Baget Bozzo, che pure non è mai indulgente con i musulmani, crede nell’esistenza di un «islam del silenzio» (Il giornale, 1\111) che prende le distanze dalla minoranza fondamentalista ed è desideroso di fare la pace con i cristiani. La testimonianza sempre preziosa di Salman Rushdie ci fa ben sperare in tal senso: «Ovunque nelle ultime settimane, si sono sollevate voci musulmane contro il sequestro oscurantista della loro religione. Molti commentatori hanno parlato della necessità di una riforma del mondo musulmano. Se l’islam si deve riconciliare con la modernità, allora quelle voci devono essere incoraggiate finché diventeranno un boato» (I paranoici guerriglieri dell’islam, Repubblica, 5\111). Come testimonia Khalida Messaoudi, leader storica del movimento femminista algerino intervistata la scorsa settimana su Tempi, l’Algeria è il teatro principale di questo scontro decennale fra l’islam moderato e il fondamentalismo. Vista l’entità considerevole della presenza musulmana in Occidente, è chiaro che dobbiamo fare di tutto per avvicinarci a questo islam moderato. Per mezzo di un dialogo inesausto dobbiamo incoraggiare i musulmani occidentali ad abbracciare posizioni moderate e ad isolare i fondamentalisti che circolano per le loro comunità. Altrimenti è guerra civile. Molto bene, valorizziamolo questo Islam moderato. Ma dove si è andato a rintanare? Quanti sono e dove abitano questi islamici moderati? Che dicono? Che pensano? In Algeria ci sono sicuramente; ma in Occidente ce ne sono di moderati? E se ci sono, perché non parlano? Finora sui giornali e sulle televisioni non ho trovato un solo musulmano disposto a condannare senza tanti distinguo il fondamentalismo e il terrorismo. Tutti a tirare fuori il discorso delle prove che mancano per incriminare Bin Laden e delle colpe degli ebrei, carnefici in Palestina e registi occulti del terrorismo finalizzato a screditare l’islam. Finora non ho visto nessuna manifestazione di musulmani moderati ansiosi di protestare contro «il sequestro oscurantista della loro religione». Di manifestazioni ne abbiamo viste di altro tipo: una a Torino in cui si inneggiava a Bin Laden – vittima innocente di una congiura di crociati e sionisti – e una a Milano in cui si insultava la Chiesa, si paragonava l’Eucarestia cristiana ad antropofagia ed ematofagia, si sventolavano cartelli con su scritto «L’islam sempre più su cristianesimo sempre più giù». Ora mi direte: ma costoro sono solo una minoranza che non può rappresentare il vasto, pluralista e democratico mondo dell’islam. Io non credo. Dopo avere definito il crocifisso «cadavere in miniatura» e avere proclamato che è giusto por fine ai giorni di chi lascia Maometto per Cristo, Adel Smith (capo dell’Unione musulmana d’Italia invitato a Porta a porta del 5 novembre) ci ha rilasciato questa preziosa dichiarazione: «i miei fratelli non dicono ciò che io invece dico perché tengono al quieto vivere».
    Personalmente non ho mai avuto dubbi: ci sono più seguaci del fondamentalismo fra gli immigrati in Occidente che nei paesi musulmani. E chiaramente non te lo vengono a dire in faccia di essere fondamentalisti, sennò anche i loro amici di sinistra potrebbero cominciare a prendere in considerazione gli appelli del card. Biffi. Intanto i musulmani moderati che fanno? Che fanno mentre gli integralisti prendono il controllo delle loro comunità? Quanto ancora dovremo attendere di sentire il boato delle loro voci? Se tarderanno ancora, mi confermeranno nella mia convinzione: che un islam moderato esiste solo nell’immaginazione dei nostri dialoganti preti post-conciliari e dei nostri sinistresi che attendono il voto dai musulmani. La moderazione è solo una maschera di carnevale che i musulmani indossano quando conviene farsi degli amici nella comunità di Sant’Egidio e alle Feste dell’Unità. Un islam moderato autentico esiste solo in Algeria, nelle carceri dei paesi islamici (dove vengono rinchiusi tutti gli intellettuali musulmani impazienti di riconciliarsi con la modernità) e nel luogo segreto in cui vive rifugiato Salman Rushdie. D’altra parte non è forse un caso che i due campioni del modernismo e della moderazione, Khalida Messaoudi e Salman Rushdie, sono stati entrambi condannati a morte dai loro correligionari. Salman Rushdie – giova ricordarlo – non è sotto il tiro di qualche fondamentalista arabo o afgano, ma sotto il tiro di tutti i credenti in Allah integrati del Regno Unito. Quelli cui Blair elargisce instancabilmente dichiarazioni di stima e affetto. Conclusione. Se la stragrande maggioranza dei musulmani non è terrorista (ci mancherebbe solo), tuttavia la stragrande maggioranza dei musulmani è solidale con i terroristi. Non lo dico io, ce lo dicono loro quando difendono Bin Laden e negano risolutamente che le decine di terroristi catturati nei centri culturali islamici d’Italia abbiano davvero potuto fare qualche cosa di male. Come dice sempre l’imam Shaari Hamid, i servizi segreti di mezzo mondo sono vittime di un malinteso quando pensano che nella sua moschea di viale Jenner a Milano non ci siano dei terroristi? Adesso voglio proprio dirla questa cosa politically uncorrect che tutti pensano (anche Massimo Cacciari, che non a caso si scalda quando la verità è lì per venire a galla) ma nessuno dice: il vero problema non è il terrorismo ma l’islam. Ragazzi, ma quando saremo finalmente liberi di denunciare ad alta voce il pericolo mortale che incombe sul nostro paese? Perché solo Oriana Fallaci ha voluto o potuto dire la verità: che è in atto un tentativo di trasformare l’Europa e l’America in terre dell’islam? Davvero credete che lo sceicco più amato dagli italiani d’Allah si sia preso il disturbo di organizzare una rete terroristica ramificata in tutto l’Occidente solo per farci un poco di paura e ottenere così da noi impauriti il via libera ad instaurare la famosa potenza petrolifera anti- americana in Arabia? Davvero credete che attacca l’America e l’Europa a colpi di aerei- bomba, antrace, gas nervino e Dio sa cos’altro per prendersi un paese che non è l’America e non è l’Europa? Come a dire che io attacco la Francia per prendermi la Germania? Suvvia, signori. Dobbiamo cominciare a dire ad alta voce la verità prima che sia troppo tardi. La verità è che l’islam non è un culto religioso come un altro al quale fare spazio nella pacifica società multietnica e multiculturale di Veltroni e Cacciari. L’islam è un progetto ideologico totalitario, più violento e liberticida dello stalinismo. I musulmani non vengono in Europa e in America per sfuggire alla miseria e sopperire alla carenza di manodopera locale, ma per colonizzarci. Quando saranno abbastanza numerosi, potranno instaurare la società della shari’a, i cui pilastri sono: 1 la disuguaglianza fra uomo e donna, 2 la disuguaglianza fra musulmano e non- musulmano, 3 la disuguaglianza fra uomo libero e schiavo. Fosse tra un anno tra dieci anni o tra cinquant’anni, ci riusciranno perché fanno più figli di noi e noi siamo troppo pacifisti per volerci opporre al loro piano di occupazione. Preferiamo continuare a dialogare con quelli che insultano il cadaverino in croce, mentre aspettiamo che il fantasma dell’islam moderato venga a liberarci dalle nostre paure sempre immotivate e inconsce (come si dice a sinistra). Mi immagino un futuro in cui occidentali vili e rammolliti, senz’altro ideale che quello di arrivare a godere della pensione, faranno tutte le più umilianti concessioni a questi barbari per amore del quieto vivere. Essendovi già presi Torino e Genova, volete i centri storici di tutte le altre città? Prego, accomodatevi; tanto noi abitiamo tutti nell’hinterland e alla pretesa di camminare senza rischi in molte zone delle nostre città abbiamo rinunciato da tempo. Volete che nella città eterna abbattiamo un po’ di quelle vecchie chiese e basiliche del cadavere in croce per farvi sorgere delle belle moschee? Prego, accomodatevi. Tanto a noi di Cristo non ce ne frega più niente, anzi – già che ci siete – liberateci pure del papa e del suo esercito di porporati. Emma Bonino ringrazia. Volete che al posto delle campane cristiane per le strade si sentano solo le urla dei muezzin che invitano per ben cinque volte al giorno alle preghiere? Prego, fate pure. Basta che a noi ci lasciate il Grande Fratello, i film pornografici e, già che ci siamo, droghe liberalizzate. O se volete rinunciamo anche a queste cose basta che non ci buttate addosso l’ebola, l’antrace e il gas nervino. E concludo questa lettera troppo lunga e troppo politically uncorrect ricordando l’esempio di una grande santa: Giovanna d’Arco. Cosa fece quando la sua Francia venne occupata dagli inglesi? Si comportò in una maniera che di certo ripugna a molti catto-pacifisti dialoganti del ventunesimo secolo. La santa non si mise a dialogare con gli inglesi, non si mise a studiare la loro cultura, non organizzò congressi per vincere la paura inconscia dei francesi nei confronti della cultura altra (come dice Eco, l’antropologia ci insegna che tutte le culture si equivalgono) per costruire una pacifica società multiculturale. Nient’affatto. Impugnò le armi e combatté. Perché non si dialoga con gli invasori.

    Gioia Miro, Milano.

    Questa lettera è stata pubblicata nel 2003, ma è come se fosse di ieri. Ed io mi chiedo: Ma i nostri governanti cosa hanno nella testa? I casi sono due: O con i loro bizantinismi non hanno capito i segni dei tempi, oppure che con il loro umanitarismo finto e peloso nascondo interessi inconfessabili.

    1. Filippo81

      Infatti, Giuseppe, non esiste giustificazione ad alcuna forma di invasione, anche a quella attuale effettuata senza armi, per il momento.Applicando,invece, la logica pacifista e radicalborghese attuale, a Lepanto , a Vienna e a Poitiers gli integralisti islamici avrebbero tranquillamente sottomesso l’Europa e noi tutti probabilmente non saremmo mai nati.

      1. BIASINI

        Infatti, Filippo, l’invasione non ha giustificazione. Quella pacifica poi, sfrutta vigliaccamente la buona disposizione d’animo dell’occupato. Chissà perché se i “migranti” (bella e mistificante parola) arrivassero con il mitra, potrei impugnare le armi e se il mitra lo lasciano a casa devo accoglierli e mantenerli. Mah! Misteri della fede.

    2. Raider

      Gli islamici nell’Ue sono circa 25/30 milioni: 60 milioni sono gli immigrati giunti qui a far data dal 1975, quando la Francia autorizzò – come da patti sottoscritti con gli sceicchi sauditi e del Golfo nella prospettiva di Eurabia – i lavoratori stagionali nordafricani a contratto scaduto a rimanere in Francia e a ottenere i ricongiungimenti, una catena umana inarrestabile e senza neppure mobilitare barconi e scafisti. Che dite, ce la faranno le élite eurocratiche a raggiungere entro il 2050 l’obiettivo prefissato di 159 milioni (potevano arrotondare: ma, sapete, le cose fatte a capriccio…) di immigrati nell’Ue? A questi ritmi, sì: ma, anche se non ce la faranno, ci andranno vicini.
      Più ridicoli, ma non più nocivi, degli altri, i filo-islamici che vengono anche qua a rifilare le balle complottiste prodotte nell’Islamistan, che accusano l’Occidente di tutte le trame per eliminare l’Islam e scatenare un conflitto inter-religioso: mentre sono proprio gli eurocrati, l’O.N.U., gli americani del melting pot con testimonial come mr. Obama, a imporre l’immigrazionismo e il geno-suicidio demografico e culturale dell’identità europea, a cominciare dal Preambolo della seconda Costituzione più bella del mondo.
      E a quello che ripetono in coro i media, i Partiti – tutti i Partiti, tranne la Lega -, i “più alti livelli istituzionali”, le scuole di ogni ordine e grado, i professionisti allo sbaraglio della carità, gli speculatori senza scrupoli nazionali e internazionali del buonismo, c’è da rispondere in un solo modo:
      NO ALL’IMMIGRAZIONE!

    3. Menelik

      “………… molti catto-pacifisti dialoganti del ventunesimo secolo…….” : ecco il cancro che corrode il Cristianesimo dall’interno, il “fumo di satana che si spande nel tempio” come ebbe a definire…..non mi ricordo che…Paolo VI?

      “………..Impugnò le armi e combatté. Perché non si dialoga con gli invasori…..” : (riferito a Santa Giovanna d’Arco) ecco una costruttrice dell’Europa, queste sono le radici della casa comune europea.

      Gli unici che possono dialogare con gli invasori, restando in Italia, sono la Beretta e la Oto Melara.
      Punto.
      Anzi, tre punti: uno bianco, uno rosso e l’altro verde.

  5. Raider

    Scafisti o smuggler, quanti ritengono l’immigrazione di massa una risorsa e non un problema, che gli immigrti non posano essere respinti o riporatati ai porti di partenza, che, caschi il mondo, il governo, la produzione, i consumi, la natalità degli “autoctoni, che non hanno neppure il diritto di dire NO all’immigrazione, vanno accolti tutti e gli si deve dare ciò che vogliono e tanto per cominciare, accogliere profughi e no in strutture alberghiere dotate di tutti i comfort e nelle zone a richiesta espressa da afghani, maghrebini, maliani, congolesi, etipoi, somali, eritrei, pakistani: ebbene, quanti la pensano così, dovrebbero dare una medaglia, non – ingrati! – la galera a scafisti e smuggler.
    Tutti. imprenditori e oscuri lavoratori dell’immigrazione di massa,. dell’invasione migratoria come alto valore civile, come supremo principio morale, come diritto fondamentale di chiunque desideri di andare a vivere dove vuole e come vuole, del diritto umano a ‘sognare’ e a farsi pagare i sogni da chi non ha più nè sogni né soldi, dovrebbero essere ricevuti da Ban Ki Moon, dal papa, dal Parlamento europeo, a palazzo dalla Boldrini, a casa di Andrea Riccardi, nella villa di Jovanotti e altri milionari in euro dal cuore d’oro per quello che gli frutta: e salutati, onorati, incoronati come strumenti di giustizia divina e umana e operatori di pace, allo stesso modo in cui si plaude ai “volontari” che hanno trovato un lavoro stabile, ai marinai della flotta militare italiana che fanno da aiuto-scafisti, ai propalatori di retorica che speculano sui morti in mare per realizzare il programma minimo dell’élite eurocratica: 159 milioni di immigrati nell’Ue entro il 2050, Ma naturlamente, si accontenteranno che la sostituzione di popolazione proceda a ritmi più blandi: purché sostenuti anche se insostenibili, purchè incessanti e irreversibili.

    1. SUSANNA ROLLI

      E perchè non li aiutano nei loro Paesi? Mica abbiamo detto che non li vogliamo aiutare, chi chiede aiuto va aiutato -se si puo’. C’è gente che chiede aiuto dappertutto, c’è persino chi si vergogna di chiedere aiuto, e sono italiani..qui da noi, abbandonati. Domanda retorica.

      1. Fabio

        Cara Susanna Rolli ma e’ quel che ha detto da sempre la Lega Nord.
        Richiamandosi anche al fatto che i missionari da ‘700 in
        poi sono andati
        loro in Asia, Africa e America Latina e non viceversa.
        Ma dato che l’ha detto la Lega e’considerato a priori
        sbagliato dai benpensanti anche cattolici e ciellini.
        Il che e’ contro S.Paolo e don Giussani che valorizzavano
        il bene o l’idea giusta da qualsiasi parte provenisse.
        Un altro esempio di ipocrisia benpensante clericale ?
        Fino agli anni ’70 in Africa c’era poverta’, ma non miseria e
        non si moriva di fame : basta parlare con gli africani immigrati
        Ae te li dicono.Ma gli USA dovevano invadere economicamente
        i paesi africani dopo averlo fatto in Europa e quindi hanno inventato,
        mentendo e sapendo di mentire, la balla della liberta’ e dell’indipendenza
        dei paesi africani dai paesi coloniali spingendo per la decolonizzazione.
        Tutti ci sono cascati in quegli anni Chiesa compresa, tutti tranne uno che
        aveva speso la sua vita per l’Africa e che forse conosceva la situazione e di
        certo non era stupido , mons Lefebvre : infatti finita la epoca coloniale gli USA
        sono entrati in Africa in modo subdolo e gli africani hanno cominciato a
        a massacrarsi tra loro fino al Ruanda. Ma dato che queste cose le aveva previste
        mons Lefebvre non bisogna tenerne conto.
        Tra l’altro il caso suo i migliaia di cosiddetti “tradizionalisti” dopo il Concilio e’stato
        gestito da Paolo VI in modo distruttivo per la Chiesa e per nulla saggio.
        Paolo VI ha le sue responsabilita’ negli eventi del “mini scisma”non e’stata
        tutta colpa di mons. Lefebvre che non voleva certo arrivare a quello dopo aver servito
        la Chiesa per tutta la vita.
        Ma questo e’un altro argomento.

        1. Fabio

          Senza i disastri avvenuti dopo la decolonizzazione a nessun africano
          sarebbe mai venuto in meote di emigrare abbandonando la propria terra e la propria famiglia.
          I colonizzatori hanno comunque garantito una unita’ linguistica tra tribu’
          che neanche si parlavano tra loro e hanno garantito stabilita’politica e gli africani questo
          lo sanno basta parlarci e te lo dicono.Tra l’altro mons Lefebvre sotto Pio XII come Arcivescovo di Dakar si occupo’proprio della parte occidentale dell’Africa quella da cui oggi arriva la maggior parte dei migranti che parte dalla Libia : una realta’ che lui conosceva bene.
          Ma la Chiesa in quegli anni preferiva sognare e fantasticare un mondo ideale senza “profeti di sventura” erano i mitici anni ’60.
          In Ucraina e’successa la stessa cosa una decina di anni fa gli USA alla ricerca di nuovi territori per le loro basi hanno approfittato della situazione hanno inventato l’indipendenza e la liberta’ per gli ucraini per i quali avevano lo stesso interesse che per gli africani negli anni ’60 le fabbriche ucraine hanno chiuso e la gente disoccupata e’emigrata in Occidente.
          Basta parlare con gli ucraini e te lo dicono.

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