Renzi? Auguriamoci che non si limiti a «sparare razzi nel cielo» (come temono i suoi sottosegretari)

Di Alfredo Mantovano
16 Marzo 2014
Le belle promesse del premier sull'edilizia scolastica sono basate su «numeri falsi, tutti falsi». Venirlo a sapere da un membro "renziano" del governo è una brutta sorpresa che dovrebbe preoccupare chiunque

Un italiano di buon senso può non condividere le idee del presidente del Consiglio, ma non “gufa” quando sente enunciare propositi di maggiore efficienza della pubblica amministrazione e di risultati che non hanno colore; per esempio la messa in sicurezza di tanti edifici scolastici, al cui interno sono precari non solo i docenti, bensì pure i muri.

Lo stesso italiano però apre il quotidiano e scopre che «i numeri che leggete sull’intervento del governo sull’edilizia scolastica sono falsi. Tutti falsi».

La prima sorpresa è che queste parole non appartengono a un feroce grillino, ma al sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi, politicamente vicino a Renzi. La seconda è che esse non sono state carpite in uno sfogo privato, sono state pronunciate in pubblico lunedì 10 marzo in occasione di un convegno del Pd. La terza è che il periodo non è completo: «Nessuno sa davvero quante e quali sono le scuole su cui dobbiamo intervenire, né conosce i fondi disponibili. (…) Qui nessuno sa niente. Renzi spara razzi nel cielo quello è il suo talento, ma poi noi gli arranchiamo dietro». Non riporto il seguito per brevità, ma è coerente con le premesse.

Per dire cosa? Che gli squilli di tromba vanno bene quando si devono affrontare le primarie e i cambi di governo; quando poi arriva il confronto con la realtà devono cedere il passo ad altro. Giusto il proposito di risultati ambiziosi, a condizione che si impieghino i giorni, e talora le notti, a conoscere i settori sui quali si vuole incidere, e a reperire le risorse per riuscirvi. L’impresa non è impossibile, a condizione che alle comparsate a Ballarò si affianchi un lavoro paziente, umile, complicato, che punti al risultato senza saltare passaggi intermedi.

I razzi in cielo sono stati sparati, ora il governo è chiamato a dimostrare che il programma non si esaurisce nei fuochi d’artificio.

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1 commento

  1. Giuseppe

    Dr. Mantovano, condivido soprattutto la considerazione finale, cioè la necessità di “un lavoro paziente, umile, complicato, che punti al risultato senza saltare passaggi intermedi”.
    Il mio (e non solo mio, come vedo e sento in giro…) è che Renzi non lo voglia sapere. Ormai si è sbilanciato troppo e rischia di precipitare. Dà l’impressione di non saper individuare i veri ostacoli e le vere risorse del Paese, preferendo – volente o nolente – incarnare la figura dell’uomo solo al comando, attorniato da comparse.
    Che lo stesso sottosegretario all’Istruzione dica quello che è riportato sopra, purtroppo, non mi meraviglia.
    La sparata di dire ai Sindaci “indicatemi una scuola da sistemare nel vostro comune, e ve la sistemo” (il senso è questo, al di là delle parole esatte) è chiaramente un voler tagliare fuori- in vista delle loro abolizione che per Renzi e l’intellighenzia dominante è ormai un dogma – le province che hanno in carico gli istituti superiori e che hanno il polso vero della situazione.
    Lo vedo nella mia provincia: la situazione è chiara, i progetti ci sono, i lavori stavano per partire, ma dal governo Monti in poi si sono brutalmente tagliati i fondi.
    E questo vale per tutta Italia, senza nemmeno affrontare una valutazione di merito su chi ha operato bene e chi male, sugli enti “virtuosi” e quelli “sciuponi”.
    Adesso arriva lui, scavalca tutti e promette il bengodi dell’edilizia scolastica [e lasciamo stare poi la qualità dell’insegnamento, la parità scolastica, ecc., che sono un’altro paio di maniche …. dello stesso vestito].
    Temo che sia la versione fiorentina del “ghe pensi mì” di arcoriana memoria.
    Fuor di metafore, questo è esattamente “saltare i passaggi intermedi”. Si badi bene, rispettare i passaggi intermedi non significa burocrazia inutile o perdite di tempo [queste le dobbiamo combattere senza pietà], ma aver chiaro che l’obiettivo del risanamento del Paese si raggiunge insieme alle realtà intermedie, dando loro la possibilità di fare, e avendo il coraggio di “punire” chi non fa o fa male.
    Serio e credibile sarebbe stato dire: stanziamo tot. milioni per ogni provincia, sulla base della popolazione scolastica, e li svincoliamo rapidamente a fronte di progetti documentati e pronti ad essere cantierati.
    E già! ….così il premier avrebbe riconosciuto di fatto che esistono anche buoni amministratori in Italia, e non avrebbe potuto prendersi tutto il merito!

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