Quanto può resistere l’Ucraina senza gli aiuti militari Usa? «Sei mesi»

Di Leone Grotti
05 Marzo 2025
L’Europa non può prendere il posto degli Stati Uniti nelle forniture militari e Zelensky inizia a cedere: «Siamo pronti a lavorare velocemente per porre fine alla guerra»
Una pattuglia ucraina a Kharkiv
Una pattuglia ucraina a Kharkiv (foto Ansa)

Che cosa succederà ora che Donald Trump ha interrotto la fornitura di aiuti militari all’Ucraina? Quando Volodymyr Zelensky è stato messo davanti a questa eventualità a inizio febbraio, ha risposto: «Avremmo davvero poche speranze di sopravvivere senza il sostegno degli Stati Uniti». Poche settimane fa, il tenente generale dell’esercito ucraino Ihor Romanenko è andato ancora più nello specifico: «Senza gli aiuti militari americani, dureremo sei mesi». Ha poi aggiunto anticipando la domanda successiva: «L’Europa non può sostituire gli aiuti americani».

Lo scontro tra Trump e Zelensky

Dopo il clamoroso scontro tra Trump e Zelensky nello Studio Ovale di settimana scorsa, andata avanti negli ultimi giorni con tweet e dichiarazioni al vetriolo, il presidente americano sembra voglia «costringere Zelensky ad accettare un cessate il fuoco alle condizioni dettate dagli Usa o condannare il paese a maggiori perdite sul campo di battaglia», scrive il New York Times.

Non è l’unico strumento di pressione a disposizione del leader repubblicano. Per il momento gli Usa non hanno sospeso né la fondamentale assistenza dell’intelligence a Kiev né l’addestramento di reparti scelti delle truppe ucraine. Ma potrebbero farlo.

In seguito allo stop alle forniture militari americane annunciato da Trump, Fedir Venislavskyi, membro della commissione Difesa della Verchovna Rada, ha dichiarato: «Ora abbiamo un margine di circa sei mesi per compensare la fornitura di armi degli Stati Uniti e trovare alternative».

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Kiev ha ricevuto aiuti per 267 miliardi

Dall’inizio della guerra a dicembre 2024, secondo il Kiel Institute, l’Ucraina ha ricevuto dai paesi donatori aiuti per un totale di 267 miliardi di euro. Di questi, l’assistenza militare ammonta a 130 miliardi, quella finanziaria a 118 miliardi e quella umanitaria a 19 miliardi.

Se nei primi mesi della guerra oltre il 90 per cento degli aiuti militari proveniva da armamenti a disposizione negli arsenali di diversi paesi donatori, a partire dal 2023 più del 60 per cento deriva da armamenti prodotti con nuove commesse. Ma se l’industria americana è già pronta ad aumentare la produzione, ricorda il Corriere, «le industrie europee solo ora si stanno attrezzando per aumentare i ritmi di produzione».

Sostenere l’Ucraina senza gli Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno donato all’Ucraina 119 miliardi, 64 miliardi dei quali in aiuti militari, il 49 per cento del totale. Questo significa che per mantenere lo stesso livello di sostegno militare senza gli Usa, gli altri paesi dovrebbero donare il doppio di quanto fatto finora. L’Italia, ad esempio, dovrebbe spendere 500 milioni di euro in più all’anno. Il Regno Unito, 3,3 miliardi in più.

Anche se oggi l’Ucraina produce il 30% circa del suo fabbisogno militare, mentre un altro 30% arriva dall’Europa e il 40% rimanente dagli Stati Uniti, il problema, come nota in un rapporto il Center for Strategic & International Studies (Csis), è che non tutti gli aiuti americani possono essere rimpiazzati dagli europei o dalla produzione interna ucraina.

Esercitazioni militari con il sistema missilistico Usa, Himars
Esercitazioni militari con il sistema missilistico Usa, Himars (foto Ansa)

Difesa aerea, missili e munizioni

Come nota il Corriere, l’Europa non produce «i pezzi di ricambio e le munizioni per i corazzati Bradley, indispensabili mezzi di appoggio per le fanterie. Altre armi introvabili nella Ue sono i missili Himars e gli Atacms. Le industrie belliche Usa producono i proiettili per le artiglierie standard modello Nato da 155 millimetri: gli ucraini ne chiedono oltre un milione e mezzo all’anno». Se gli Usa finora hanno fornito oltre 4,5 milioni di munizioni, l’anno scorso l’Ue è riuscita con mesi di ritardo a fornirne poco meno di un milione e molti si chiedono come potrebbe mantenere la promessa di consegnarne a Kiev 2 milioni quest’anno.

Secondo il colonnello Bohdan Krotevych, «la sfida principale è la difesa aerea, che dipende dagli Stati Uniti. Dobbiamo trovare un’alternativa con urgenza perché se esauriamo i missili i nostri civili moriranno».

Solo i Patriot americani, infatti, sono al momento in grado di intercettare i missili balistici russi, come i missili ipersonici Kinzhal.

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Zelensky: «Siamo pronti a trattare»

L’Ucraina ha reagito all’annuncio di Trump con rabbia e sgomento. «Tradimento», è il termine utilizzato nelle interviste da Oleksandr Merezhko, presidente della commissioni Affari esteri del Parlamento ucraino. Kiev però è consapevole di non potere fare a meno degli Usa e non ha rinunciato a ricucire con Washington. Il primo ministro, Denys Shmygal, ha dichiarato che Kiev «è pronta a firmare l’accordo sulle terre rare con gli Usa in ogni momento».

Zelensky, dal canto suo, ha scritto sui social che «il nostro incontro a Washington, alla Casa Bianca venerdì, non è andato come doveva. È un peccato che sia andata così. È ora di sistemare le cose. Vorremmo che la cooperazione e la comunicazione future fossero costruttive». Ha poi aggiunto: «Apprezziamo molto quanto l’America abbia fatto per aiutare l’Ucraina a mantenere la sua sovranità e indipendenza. Siamo pronti a lavorare velocemente per porre fine alla guerra, e le prime fasi potrebbero essere il rilascio dei prigionieri e la tregua nel cielo divieto di missili, droni a lungo raggio, bombe su energia e altre infrastrutture civili e tregua in mare immediatamente, se la Russia farà lo stesso».

Senza Usa «la difesa ucraina si spezza»

Secondo il Csis, senza il sostegno degli americani, «ciò che l’Ucraina riceve dagli europei e da altri paesi nel mondo e ciò che produce internamente permetterà alle sue forze di continuare a combattere ma con un potenziale in continuo declino. I russi guadagneranno sempre più territori e a un certo punto le linee ucraine si spezzeranno».

A quel punto, prosegue il Csis, «l’Ucraina dovrà accettare una pace sfavorevole, se non draconiana. È tragico che gli ucraini si trovino a questo punto dopo tre anni di sacrifici ed eroica resistenza».

@LeoneGrotti

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