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Quagliariello: «Se Renzi sostiene Letta, ci metta la faccia»

Intervista al ministro per le riforme istituzionali: «Il rapporto con Fi? Se ci saranno le condizioni, ben venga l’alleanza. Siamo per l’unità. In caso contrario, ci sarà un altro centrodestra»

Luigi Amicone
22/01/2014 - 3:20
Politica
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Anticipiamo l’intervista di Luigi Amicone a Gaetano Quagliariello che uscirà nel prossimo numero del settimanale Tempi, in edicola da domani, giovedì 23 gennaio.

Della folta pattuglia dei ministeriali che hanno abbandonato Forza Italia per salvare il governo Letta e immaginare un futuro oltre Berlusconi, Gaetano Quagliariello è la testa d’uovo e, probabilmente, lo stratega più raffinato. Non a caso è forse il politico del centrodestra tra i più ascoltati dal presidente Giorgio Napolitano e l’uomo prescelto da Enrico Letta per ricoprire l’incarico, pesantissimo in questa legislatura, di ministro per le riforme istituzionali. Va da sé, che il suo apporto sembra sia stato decisivo per consentire al segretario Ncd Angelino Alfano di sollevare questioni e suggerire correzioni alla nuova legge elettorale (il cosiddetto “Italicum”) uscita dal formidabile e storico faccia a faccia Renzi-Berlusconi dello scorso week-end.

Per quanto ne sappiamo lo stesso presidente Giorgio Napolitano non pare abbia espresso contrarietà per l’incontro Renzi-Berlusconi. Secondo lei, ministro per le Riforme istituzionali, è stato comunque un incontro utile ad accelerare il processo riformatore o, come si è protestato da destra a sinistra, da Stefano Fassina a Mario Mauro, lei ritiene che sia stato un errore ricollocare il Cavaliere al centro della scena politica?
Io credo che il segretario del Pd abbia fatto bene a incontrare il leader di Forza Italia, perché sulle regole del gioco più ampia è l’intesa e meglio è. Diverso sarebbe stato un patto a due sul cosiddetto “Verdinellum”, che avrebbe escluso tutti gli altri e soprattutto le altre forze di maggioranza. Registro invece con soddisfazione che l’impianto della legge elettorale corrisponde a quello che il Nuovo Centrodestra aveva indicato fin dal primo momento. In questi giorni abbiamo assistito a diverse “conversioni” che non possono che farci piacere: Renzi si è reso conto che le altre due proposte che aveva formulato non funzionavano e che rompere la maggioranza per scrivere la legge elettorale con Verdini lo avrebbe costretto anche a farci un governo insieme; Forza Italia, dopo essersi messa di traverso alle riforme al punto di far naufragare il percorso fin qui compiuto, è stata folgorata sulla via di Firenze, ha perdonato i “carnefici” e ha deciso di rientrare nella partita, con l’entusiasmo tipico dei neofiti. Bene così. Ovviamente sui testi e su diversi aspetti cruciali non molliamo, la nostra attenzione sarà massima.

Quanto al merito, dopo l’intervento di Napolitano che ha chiesto comunque un’intesa ampia e le pressioni del suo segretario Angelino Alfano di cui pare che gli stessi Renzi e Berlusconi abbiano tenuto conto, sembrerebbe che le tre riforme possano essere licenziate da questo parlamento prima dell’estate. Dunque, il governo può andare avanti senza rischiare elezioni anticipate. È così? O le divergenze che restano, ad esempio sulle modalità di scelta dei parlamentari, possono mettere a rischio tutto il percorso? E ancora: teme che la tensione interna al Pd possa esplodere e trascinare l’esecutivo verso la crisi?
La sua domanda tocca tre temi, tutti meritevoli della massima attenzione. Per quanto riguarda il pacchetto delle riforme istituzionali con il superamento del bicameralismo perfetto e la revisione del Titolo V, il governo era pronto da tempo con proposte di legge che da mesi attendono solo di essere tirate fuori. Ora che finalmente sembrano esserci le condizioni politiche, non c’è un minuto da perdere. Soprattutto, bisogna essere consapevoli che si tratta di riforme imprescindibili: ne va della credibilità della politica, del futuro del paese e anche della praticabilità della nuova legge elettorale, che può funzionare soltanto se è una sola Camera a dare la fiducia al governo. Quanto invece alla modalità di selezione dei parlamentari, certamente il “prendere o lasciare” non può essere riferito a noi. In questi mesi molte volte è stata rivendicata la natura parlamentare della materia elettorale. Il governo l’ha pienamente rispettata, anche quando riteneva che farsi riscrivere la legge dalla Corte costituzionale sarebbe stata una sconfitta per la politica. Ora che il Parlamento entrerà nel vivo, il Nuovo Centrodestra utilizzerà tutti gli spazi e gli strumenti a sua disposizione, nel palazzo e nel paese, per assicurare agli elettori il diritto di scegliere i propri rappresentanti e non solo di identificarli attraverso listini bloccati che saranno anche “ini” ma sempre bloccati sono. Quanto infine alle dinamiche interne al Pd, non mi permetto di interferire con le vicende di un altro partito, ma a quasi due mesi dalle primarie appare chiara l’esigenza che il governo rispecchi più compiutamente il quadro politico. Per esser chiari, è finita la stagione dei partiti di lotta e di governo. Se il Pd di Renzi intende sostenere il governo Letta, deve metterci la faccia.

I rapporti con Forza Italia. Non pensa che a questo punto Ncd e Fi siano destinati a camminare insieme, a presentarsi alle elezioni (quelle politiche almeno) in coalizione, magari avviando un processo di riunificazione di tutto il centrodestra ed evitando così una competizione distruttiva?
Non tornerò sulle ragioni ormai note che ci hanno convinto a non aderire alla riedizione di una Forza Italia geneticamente modificata e a fondare il Nuovo Centrodestra, senza un euro, senza comodità né marchi consolidati, con la sola forza dell’entusiasmo di tornare a fare politica. Credo però che la brusca inversione di rotta di Forza Italia sul terreno delle riforme sia una ulteriore dimostrazione che avevamo ragione noi. Cosa avverrà in futuro? Noi abbiamo una certezza: siamo e saremo saldamente nel centrodestra, e coltiviamo ambizioni ben più ampie di quelle che ci vengono spesso attribuite. A differenza di diversi ex compagni di partito, ci siamo sempre battuti, anche dentro il PdL, per la riunificazione dei moderati, subendo per questo ogni tipo di accusa e insinuazione. A tempo debito verificheremo idee, progetti e programmi. Se ci saranno le condizioni, ben venga un’alleanza. In caso contrario, ci sarà un altro centrodestra, un nuovo centrodestra. Noi non abbiamo paura, né del confronto con gli elettori né dei giochetti sugli sbarramenti che qualcuno sulle rive dell’Arno ha imposto a Renzi.

Non vi mette un po’ in sospetto che irriducibili personaggi come Scalfari sdoganino Ncd come “destra-repubblicana”, poi in realtà sembrano considerarla pedina di un gioco (Scalfari ha appena liquidato Alfano come leader dal “carisma zero” e “intelligenza politica dubitabile”)? Non è che colgano un po’ nel segno anche certi vostri aspri detrattori, tipo Feltri e Belpietro, che vi qualificano come strumenti “usa e getta” da parte del Pd, da usare per liquidare Berlusconi, vedi caso De Girolamo e Alfano, per poi privarsene all’occorrenza?
Mi permetto di ribaltare il ragionamento. A quelli che lei chiama “detrattori” vorrei chiedere: cosa sarebbe accaduto se il centrodestra fosse uscito in blocco dalla maggioranza lasciando spazio a un esecutivo di sinistra-sinistra? Cosa sarebbe accaduto in campo fiscale, sull’immigrazione, sui temi della famiglia e della vita? Certamente un governo di emergenza composto da forze politiche tra loro alternative non è il nostro governo e impone mediazioni e compromessi. E neanche ci sfuggono le provocazioni concentriche di cui sono fatti oggetto i ministri del Nuovo Centrodestra, con modalità e tempistiche spesso inquietanti. Ma rivendichiamo con orgoglio di rappresentare e difendere nel governo gli interessi e i bisogni del popolo del centrodestra. E a quanti ci dipingono come una specie di insignificante kleenex, da blandire, usare e poi gettare via, consiglio di soffermarsi non tanto sulle alterne carezze, malizie e cattiverie degli “irriducibili”, quanto sull’atteggiamento di colui che con ogni probabilità sarà lo sfidante del centrodestra nelle elezioni politiche del 2015. Vede direttore, chi mi conosce bene sa che non ho lezioni da prendere nella lotta all’uso politico della giustizia, che ho sempre combattuto con i fatti e senza risparmio. Per questo, mi piacerebbe davvero poter pensare che l’incontro fra Renzi e Berlusconi al Nazareno abbia avuto il significato di chiudere vent’anni di guerra civile. Ma credo che i fatti di questi giorni vadano letti con una diversa chiave interpretativa. A fronte di qualche editoriale domenicale che ci punge col bastone e cerca di blandirci con la carota, c’è il segretario Pd che stringe accordi con l’avversario storico e non perde occasione di attaccare il Nuovo Centrodestra. Non sarà che è il Nuovo Centrodestra l’avversario del futuro di cui la sinistra ha paura?

@LuigiAmicone

Tags: angelino alfanoenrico lettaforza italiagaetano quagliarielloGiorgio NapolitanoitalicumLuigi Amiconemario mauroMatteo RenziNcdnuovo centrodestra
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