E te pareva se Melania Mazzucco non ne approfittava per fare la vittima. L’autrice del romanzo Sei come sei non si è lasciata scappare l’occasione della filippica sulla libertà d’opinione dopo che alcuni insegnanti del Liceo Giulio Cesare di Roma sono stati denunciati per averne proposto la lettura ai propri studenti quindicenni. Sul merito della vicenda vi abbiamo già detto ieri. Il problema del romanzetto della Mazzucco non sono tanto quelle tre frasi in cui si narra di una fellatio tra due omosessuali, quanto tutta la storia raccontata. Un intreccio di banalità all’ennesima potenza, senza alcuna profondità esistenziale, trabordante solo di luoghi comuni e frasi fatte. Che degli insegnanti di un Liceo Classico preferiscano indottrinare i propri alunni con testi simili, chiaramente ideologicamente orientati, piuttosto che assolvere al proprio compito educativo, questo sì, è scandaloso. Se proprio si vuole trattare il tema dell’omosessualità a scuola almeno lo si faccia attraverso letture di un certo livello e profondità, illustrandole all’interno del contesto storico in cui sono stati redatte, collegandole a uno studio serio sugli autori. Insomma, si faccia un lavoro da insegnanti, altrimenti tanto vale proporre la lettura di qualche romanzetto Harmony.
COSA C’ENTRA PAPA FRANCESCO? Tra l’altro, come si appende dalle cronache, che gli insegnanti avessero un chiaro intento ideologico è dimostrato anche dal tipo di lavoro proposto ai ragazzi. Raccontano i quotidiani che agli studenti, dopo la lettura del romanzo (la trama la trovate qui), è stato chiesto loro di redigere un elaborato scritto a partire dalla frase di papa Francesco: «Chi sono io per giudicare un gay?». Ora, a parte che, a onor di cronaca, le parole esatte del Pontefice erano state: «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?», è ovvio che la scelta di quegli insegnanti è partigiana. Perché strumentalizzare le parole del Papa? Perché usare la scuola per fare propaganda? E soprattutto: perché fare tutto all’oscuro dei genitori? Sono ridicole le parole usate dalla preside del Liceo, Micaela Ricciardi, che ha difeso i colleghi parlando di «bel libro pieno di poesia e delicatezza» (ma dove?).
L’AUTO-SPOT. Come dicevamo all’inizio, l’episodio ha causato la reazione di un gruppo militante di destra che ha esposto striscioni vergognosi all’esterno della scuola. Un gesto cretino che ha offerto alla Mazzucco il destro per scrivere sulla prima pagina di Repubblica di oggi un commento intitolato “Il mio libro messo all’indice”. Nell’articolo, l’autrice ha gioco facile nel mostrarsi la solita campionessa della libertà di pensiero censurata dai benpensanti: «Un atto di grave intimidazione squadrista, che merita di essere preso sul serio». E di ammonirci sull’emergenza che coraggiosi volumi come il suo siano bruciati e messi all’indice. «Questa storiaccia brutta rende a un romanzo del XXI secolo l’onore di sentirsi utile — perfino necessario», conclude Mazzucco.
Ecco come è andata a finire questa storia. Con un bello spottone per un libro che merita solo di essere usato come fermaporta.