Il decennio perduto della nostra economia
In un proprio comunicato stampa l’Istituto centrale di Statistica ha diffuso la stima della variazione del prodotto interno lordo nel secondo trimestre del 2022. Ebbene, si stima che il Pil sia aumentato dell’1 per cento rispetto al trimestre precedente. È il sesto trimestre consecutivo in cui si registra una fase espansiva del Pil.
Nel primo trimestre dell’anno la crescita era risultata solo lievemente positiva (+0,1 per cento). La spinta è derivata dall’industria e dai servizi, mentre si è verificato un calo della produzione in agricoltura. Ma è molto più importante l’annotazione che solo la domanda interna ha dato un contributo positivo alla crescita, mentre la componente estera ha generato un apporto negativo a causa dell’aumento dei prezzi dei beni energetici di importazione (che hanno portato in deficit la bilancia commerciale).
La variazione acquisita per il 2022 è pari a 3,4 per cento, intendendosi per variazione acquisita la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno.
L’Istat pubblica questo interessante grafico, che mostra efficacemente come il Pil sia sostanzialmente tornato al livello precedente alla crisi derivante dalla pandemia da Covid-19. Sarebbe meglio dire che le restrizioni decise dal governo del tempo generarono una crisi tale che solo oggi l’economia italiana è stata in grado di riprendersi: solo oggi poiché nel secondo trimestre di quest’anno sono state tolte le restrizioni che impedivano il pieno sviluppo delle attività delle imprese e i consumi delle famiglie. Al contrario, tali restrizioni nel primo trimestre avevano portato l’economia sull’orlo della recessione.
Dal grafico si può notare come il livello del Pil sia oggi simile a quello che si registrava prima della crisi finanziaria del 2011. Dopo il tracollo della Grecia, in assenza di idonei interventi da parte della Bce contro il panico finanziario, la crisi di fiducia e la speculazione finanziaria colpirono le istituzioni finanziarie del nostro paese, facendolo precipitare: dieci anni perduti!
Il carrello della spesa
Secondo le stime preliminari dell’Istat, i prezzi al consumo registrano un aumento dello 0,4 per cento su base mensile e del 7,9 per cento su base annua (da +8,0 per cento del mese precedente). Il commento dell’Istituto evidenzia che il rallentamento dei prezzi dei beni energetici (la cui crescita passa da +48 per cento di giugno a +42,9 per cento di luglio) non frena l’onda lunga delle tensioni inflazionistiche, che si stanno diffondendo agli altri comparti merceologici. Accelerano in particolare i prezzi degli alimentari lavorati (da +8,1 a +9,6 per cento) e dei trasporti (da +7,2 a +8,9 per cento). La componente di fondo dell’inflazione (al netto degli energetici e degli alimentari freschi) è così spinta a +4,1 per cento.
«In questo quadro», conclude l’Istat, «accelera anche la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa, che si porta a +9,1 per cento, registrando un aumento che non si osservava da settembre 1984».
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