Per questo 8 marzo obblighiamoci a parlare di cose più serie delle quote rosa nei cda
C’è spazio perché l’8 marzo non si parli solo di percentuali prefissate di partecipazione delle donne ai consigli di amministrazione, o di precedenze nelle liste elettorali o nelle giunte degli enti locali? Sì, se si coglie la ricorrenza per non ripetere in modo stanco un “rito” che si è avvitato su se stesso, e se si smette di ignorare quel che oggi realmente mortifica e calpesta la dignità della donna. Se, cioè, si esce dai palazzi e dai circuiti di un veterofemminismo diventato patetico e si guarda a ciò che accade a poche centinaia di chilometri da noi.
I fautori dell’8 marzo non hanno nulla da obiettare? Ed è proprio indispensabile uscire dai confini nazionali? Non interessa la sorte delle giovani madri che riescono ad arrivare da noi dopo viaggi terribili, in fuga da persecuzioni dirette o da guerre, avendo visto la morte in faccia? Non dovremmo preoccuparci che l’“opportunità” di una vita tranquilla per loro e per i loro figli, spesso di tenerissima età, sia resa “pari” nei fatti e non nelle parole (peraltro pure quelle rare ad ascoltarsi)? Sempre per restare a casa nostra, quali “opportunità” sono garantite alle donne, italiane e non, che hanno serie difficoltà a proseguire e portare a compimento una gravidanza, e si scontrano col cinismo di un sistema che risponde in automatico col rilascio del certificato per abortire (nonostante una legge ipocrita e disapplicata imponga di individuare concrete alternative che facciano nascere il bambino)? Per non parlare delle mortificazioni e dei danni fisici e psicologici che provocano le tecniche introdotte col pretesto della liberazione della donna, in primis la pillola abortiva e la fecondazione in vitro: guai solo ad accennarne!
Meno ideologia, più realtà
Ecco, se si volesse dare un senso a una festa dalle origini dubbie – a suo tempo Vittorio Messori ha documentato il falso storico sul quale si fonda la fissazione della data – e dai contenuti così distanti dalla realtà, ci sarebbe l’imbarazzo della scelta. Né costituirebbe danno far emergere il percorso a ostacoli costituito, più di quanto non lo fosse nel passato, dalla vita quotidiana in una famiglia con bambini, con lo sforzo di conciliare lavoro e cura dei figli. De-ideologizzare l’8 marzo e agganciarlo alla realtà può trasformare questa scadenza in qualcosa di interessante. Ci proviamo?
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19 commenti
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Forse hai perso la vista, ma l’articolo già dal titolo si capisce che tratta dell’otto marzo quale festa delle donne…ma solo di quelle che sanno leggere….
A Domenico dico che si può risentire quanto vuole ma le donne sono donne anche senza maternitá come é del tutto evidente, che gli piaccia oppure no. E per il momento in Italia si può ancora scegliere se avere figli o no, per fortuna.
Certo, l’avevamo capito da un pezzo che leggi solo i titoli, ma per venirti incontro ti avevo persino riportato alcune frasi dell’articolo che noi si cercava di commentare, mentre tu lo usavi a pretesto delle tue lagnosissime quattro stupidaggini fritte e rifritte.
In sintesi : ignoranza crassa, prepotenza, maleducazione e noia mortale.
E in Italia si può scegliere se avere dei figli o se ucciderli nel grembo materno , ma ancora non si può scegliere di non nascere da una donna, sebbene col non trascurabile apporto dell’ uomo.
Non lo dico per te, che tanto non ci arrivi, ma al Corriere si sono mostrati molto sorpresi che al lancio della domanda ” chi è la donna più significativa nella tua vita ” , in occasione dell’8 marzo, la schiacciante maggioranza, sia maschi che femmine, rispondesse : ” MIA MADRE ” ! E dunque ce l’hanno messa tutta per indirizzare i lettori ad indicare scienziate, politiche, scrittrici, ecc ecc…ma quelli, niente, hanno continuato in massa ad indicare LA MAMMA come donna fondamentale nella loro vita !
Certo, bisogna anche vedere uno che mamma ha avuto, se si sia sentito accolto, amato, accettato, importante…per la maggioranza evidentemente è stato così.
“In sintesi : ignoranza crassa, prepotenza, maleducazione e noia mortale.” È la tua carta di identità? A me sembra che ti calzi perfettamente, molto più che a chi hai diretto queste gentilezze.
Per quanto riguarda il sondaggio del Corriere, è arcinoto che gli italiani sono dei mammoni. A 40 anni stanno ancora sotto le gonne di mammà!
Ehi, svicolone, hai fatto una figura di m…e ancora parli ?
Ma scusate qua si parlava dell’8 marzo quale festa delle donne. L’aborto non c’entra nulla! Come sempre quando si parla di donne dovete sempre ridurre tutto l’universo femminile alla maternità. Le donne sono anche tanto altro, per fortuna!!!!
L’aborto c’entra, eccome! L’aborto è uno dei principali strumenti dell’ideologia femminista per esercitare ed affermare il proprio potere! Certo, ora che il diritto assoluto all’aborto procurato, oltre che nell’ordinamento giuridico, è ormai entrato anche nella mentalità comune, e addirittura tanti (persone e associazioni e movimenti) sedicenti pro-life si affannano a proclamare che l’infame 194 è una buona legge che tutela la maternità, preferireste che di questo argomento non si parlasse più. Anche per evitare che la gente possa rifletterci sopra, e che magari a qualcuno possa, ohibò, venire il sospetto che l’aborto non sia proprio una grande conquista civile ma il barbaro assassinio di una creatura innocente e indifesa. E la Sua infastidita reazione al mio commento è un’ulteriore conferma, caso mai ce ne fosse bisogno, di quanto sostengo. La maternità è una caratteristica essenziale della donna. Piaccia o no, è così. Anche se alle femministe sta stretto. Se ne facciano una ragione.
Come già evidenziato , stiamo commentando sotto un articolo che parla proprio della donna come madre: se non ti sta bene, te ne puoi anche andare da un’altra parte, dove le donne non sono solo madri e non sono nate tutte da una madre, caro anti-democratico , prepotente e falsone di un Gianni-Filomena-Barbuta-multinick.
Vabbè l’autismo, vabbè le problematiche psicologiche, vabbè la famiglia da cui provieni, vabbè la solitudine che ti mangia…ma pure maleducato….un campione di civiltà come te.
Non è vero neanche che la 194 è inapplicata. Lo scopo della 194 è infatti di garantire il diritto all’aborto libero e gratuito a semplice richiesta (Corte di Cassazione, sentenza n. 16754/2012). E questo scopo è conseguito alla grande (un bimbo innocente ucciso ogni cinque minuti). Dunque l’infame legge 194/1978, una delle peggiori sull’aborto nel mondo, è pienamente applicata. La verità fa male, lo so, specie a coloro che vorrebbero sembrare pro-life essendo in realtà pro-choice, ma purtroppo le cose stanno davvero così!
Non è vero che l’infame legge 194 impone ” di individuare concrete alternative che facciano nascere il bambino”. C’è scritto qualcosa (fra l’altro quell’infame legge non chiama mai “bambino” la creatura nel grembo materno), ma non impone proprio niente del genere. Anche perché quando una legge “impone” qualcosa, prevede poi un’adeguata sanzione per punire chi non obbedisce all’imposizione. Nella legge 194 non è prevista alcuna sanzione per chi non individua concrete alternative che facciano nascere il bambino. Come non prevede sanzioni per chi usa l'”interruzione volontaria della gravidanza” (l’aborto procurato lo chiama così) di cui alla legge stessa come metodo di controllo delle nascite. E infatti l’aborto viene usato tranquillamente, e legalmente, come controllo delle nascite.
La soppressione della donna
Luigi Barzini (padre) nella primavera del 1906 compì un viaggio nel Marocco. Ciò che osservò nel corso di quel viaggio lo indusse a una profonda riflessione sulla particolare concezione che hanno i musulmani della donna, e sulle conseguenze, assai gravi secondo lui, che una tale concezione limitativa aveva avuto e avrebbe continuato ad avere su quelle società.
Ecco cosa scrisse al riguardo: “Non esiste la donna nella società musulmana; l’harem l’ha segregata, cioè radiata; la vista del suo volto è stata decretata pericolo sociale; ogni donna che esce dai suoi recinti è una specie di “maschera di ferro” condannata da una legge inesorabile a celare i suoi lineamenti. Maometto disarmò la donna velando la sua bellezza: le impedì di fare tanto male, ma anche di fare tanto bene.
La segregazione che trasformò la donna in una proprietà invisibile, in una cosa umile e vile che ha un padrone, ha sottratto gli uomini a una gentile e soave influenza, li ha privati di ogni raffinatezza di sentire, ha tolto loro il palpito della compassione, la dolcezza del perdono, lo slancio della generosità, il senso di una bontà serena, tutti quei sentimenti che la donna insegna senza insegnare vivendo nella stessa vita dell’uomo, essa che è sempre pronta a chiedere grazia per chi soffre.
Nulla è venuto a mitigare nel maschio carattere dell’arabo il fondo selvaggio del beduino. La civiltà araba è stata una civiltà dei sensi e della mente, ma il cuore non v’è entrato e non vi ha portato l’idea fondamentale di una giustizia, l’idea che nasce soltanto dalla pietà.”
penso che questa potrebbe essere una delle ultime volte che un Presidente e un Papa potranno dire ” pensate come sarebbe un mondo senza donne”. dall’anno prossimo potrebbe alzarsi uno Scalfarotto qualsiasi e obiettare: ” perchè noi gay siamo proprio da buttare?”. auguri a chi apprezza ancora la differenza.
La differenza entra solo quando conviene?
Le quote sarebbero magnifiche (si fa per dire) se si estendessero ai lavori più umili e pericolosi,quelli per intenderci che fanno i soliti noti.Ma in questa delirante giornata(la più squallida dell’anno),dopo aver sentito perfino il Papa convertirsi alla nuova religione della DEA,penso che non ci sia più nulla da fare.
Mi dispiace ma non casco nel giochetto di riportare ogni discorso sempre sulla 194. Qui si parla di donne e l’aborto non mi risulta sia esclusivo per le nascituro. Resta sul tema se vuoi commentare. Ribadisco essere donna non è necessariamente sinonimo di madre.
“Sempre per restare a casa nostra, quali “opportunità” sono garantite alle donne, italiane e non, che hanno serie difficoltà a proseguire e portare a compimento una gravidanza, e si scontrano col cinismo di un sistema che risponde in automatico col rilascio del certificato per abortire (nonostante una legge ipocrita e disapplicata imponga di individuare concrete alternative che facciano nascere il bambino)?
Per non parlare delle mortificazioni e dei danni fisici e psicologici che provocano le tecniche introdotte col pretesto della liberazione della donna, in primis la pillola abortiva e la fecondazione in vitro: guai solo ad accennarne!”
Giusto, Mantovano : guai solo ad accennarne !
La protervia e la prepotenza anti-democratica di certa gente piccina di mente giunge anche a dettare l’agenda di cosa si può o non si può commentare su un articolo !
Certo, magari l’articolo bisognerebbe leggerlo, almeno , prima di lanciarsi nei soliti barbosissimi pipponi.
Comunque sono d’accordo : de-ideologizziamoci ! Di ideologia si muore, mentre la vita è bellissima.
Filomena ha ragione quando scrive che donna non è sinonimo di madre, ma non per questo le madri vanno ignorate: il doodle di ieri? Carino, una composizione di tante donne ritratte nello svolgimento della loro professione, peró, se ci fosse stata UNA donna ritratta con in braccio un bimbo, anche in piccolo, sarebbe stato, oltre che carino, anche GIUSTO. Vedendo quell’immagine ho avuto l’impressione che quella di ieri fosse la MIA festa, ma non quella delle mie amiche che hanno fatto una scelta diversa. Mi ha intristito.
Carissimo Mantovano,
lungi da noi donne non preoccuparci della condizione di schiavitù di altre donne fuori e dentro il nostro Paese, comprese per esempio le spose bambine o la dignità delle donne che ancora oggi non possono scegliere il loro futuro. Ma per restare in Italia,io direi che prima ancora di preoccuparci della corretta applicazione della 194, preoccupiamoci di creare le condizioni sociali per cui le donne possano scegliere di avere figli e prima di parlare di madri parliamo di donne senza dare per scontato il fatto che donna è sinonimo di madre. La dignità delle donne, come del resto quella di qualsiasi essere umano, passa necessariamente attraverso la dignità di persona. Vogliamo parlare di cose veramente gravi? Bene parliamo di quelle 154 donne ammazzate nel 2014 perlopiú dal marito!!!! Parliamo del fatto che siamo il Paese fanalino di coda in Europa per il numero di donne che lavorano. La dignitá delle persone passa anche attraverso la possibilità di non farsi mantenere da nessuno, marito compreso.
Filomena, vogliamo parlare di cose veramente gravi? Parliamo delle 70.000 bambine ammazzate ogni anno nei nostri ospdeali, col conto fatto pagare ai contribuenti. Sto parlando della legge 194.
E poi, io penso che la dignità delle persone passi, più che dalla possibilità di non farsi mantenere da nessuno (cosa impossibile), dalla possibilità di essere mantenuti da tutti.
@ Filomena
Bisogna vedere che idea si ha della “dignità delle persona”. Io credo che tu più di una volta hai dimostrato di non averne la più pallida idea. E lo confermi con il riciclaggio degli argomenti: per esempio le 154 quattro donne ammazzate dai mariti. Queste tragedie maturano nei tuoi ambienti, quando si consolidata la tua idea di libertà, la tua visione della persona e la tua idea di relazione (non basta essere “mariti” …. questo elemento è il minimo) . Non solo, azzardo anche un’altra ipotesi: quei “mariti” che odiano le donne e le uccidono hanno avuto madri con la tua qualità. Tralasci l’aspetto delle donne che lavorano perché anche qui serpeggia il tuo razzismo (del resto confermato a più riprese) che la donna vera e realizzata sono quelle come te e non quelle mentecatte che sanno amare e farsi amare dalla propria famiglia