

[cham_inread]
Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Perché il Pd impegna la cosiddetta narrazione unica d’Italia? Perché – la risposta sarebbe facile – l’abecedario nazionale è nelle mani di un’unica tipografia. È il sistema d’informazione dell’élite che così elargisce brioche tutte virtuali alla recalcitrante realtà che, al contrario, reclama il duro pane delle cose vere. Non c’è tivù, non c’è giornale, non c’è bla bla compassato che non riferisca, disserti e discuta della sinistra in cerca di destino. Solo due italiani su dieci sono interessati della sorte del partito erede del Pci, ancor più che della Dc, malgrado ciò non c’è talk, notiziario e testata che non martelli – a partire dall’exultate seguito alle primarie, per attraversare poi la disfatta dei ballottaggi alle amministrative – intorno a quello che faranno Matteo Renzi e suoi comprimari, sia seguaci, sia dissidenti, sia rivali.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Passi per la Repubblica, il giornale con una certa idea dell’Italia – quella della sinistra radical –, passi anche per la Stampa, il quotidiano erede dell’azionismo, ovvero l’ideologia degli ottimati benestanti da sempre succubi del comunismo, e passi anche per il Corriere della Sera che manco per sbaglio si sintonizza con la maggioranza silenziosa che dovrebbe acquistarlo, tanto è forte il luogo comune. È anche per questo che i giornali vanno a crepare nelle edicole – raccontano, infatti, solo le ciacole che riguardano la sparuta conventicola di potere – ma quel che non passa è l’agghiacciante afasia politico-culturale della destra.
La destra, o centro-destra che dir si voglia, prende voti alle elezioni, una larga maggioranza dell’opinione pubblica va quasi a citofonare sotto casa alla destra – o centro-destra che dir si voglia – ma questa, disarmata di parole, se ne sta zitta. Ancor più che il sistema d’informazione risulta, infatti, succube dell’imperante alfabeto post-comunista con cui il potere apparecchia la sua ultima illusione. Al più concede il Bar Sport: le solite volgarità xenofobe, il populismo di risulta, la gnagnera sulla leadership. Nel frattempo che Silvio Berlusconi – furbo più di ogni altro – affina il suo programma politico, questo: “Dove eravamo rimasti?”.
Foto Ansa
[cham_piede]
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!