
Le autorità hanno cacciato dalla Russia il missionario cattolico messicano Fernando Vera il Sabato Santo «senza permettergli neppure di celebrare le liturgie della Veglia e del giorno di Pasqua», hanno scritto i suoi fedeli sui social media come riportato da AsiaNews. Al responsabile della parrocchia moscovita dei Santi Pietro e Paolo è stato ritirato da un giorno all’altro il permesso di soggiorno senza spiegazione.
Il missionario cattolico cacciato dalla Russia
Secondo i cattolici locali, alla base dell’espulsione dalla Russia ci sarebbe un accenno del parroco alla «guerra» in Ucraina. «Padre Fernando ha l’abitudine di chiamare le cose con il loro nome, ma da noi oggi questa non è considerata una virtù civile», hanno scritto alcuni parrocchiani lamentandosi del provvedimento.
Aggiungendo che ormai è sempre più difficile non cadere nel reato di «diffamazione delle autorità e dell’esercito». Parlare dell’aggressione russa in Ucraina usando il termine “guerra” è vietato in Russia e il suo utilizzo può costare multe o anche l’arresto.
I precedenti con Putin
La Chiesa cattolica in Russia dispone di circa 300 parrocchie, ancora servite prevalentemente da missionari stranieri. Dei quattro vescovi, soltanto uno ha la cittadinanza russa. Già nei primi anni di Vladimir Putin al potere, nel 2002, diversi sacerdoti cattolici erano stati espulsi, una mossa che è stata letta dagli esperti come il tentativo del presidente di ingraziarsi il favore della Chiesa ortodossa.
L’espulsione dei missionari avvenne per un pretesto burocratico: le quattro amministrazioni apostoliche cattoliche (Mosca, Saratov, Novosibirsk e Irkutsk) vennero elevate dalla Santa Sede al rango di diocesi, una decisione quasi automatica dopo un certo intervallo di tempo, e questa (incauta) decisione fu considerata da ortodossi e nazionalisti una “dichiarazione di guerra”.
«Allontanamento doloroso»
Come riporta AsiaNews, «l’allontanamento di padre Fernando è molto doloroso per i cattolici moscoviti: egli aveva sostituito solo da pochi mesi padre Igor Kovalevskij al titolo della storica chiesa dei Santi Pietro e Paolo, che con la chiesa francese di S. Luigi dei Francesi e la cattedrale dell’Immacolata Concezione costituisce tutto il patrimonio architettonico e cultuale della Chiesa romano-cattolica nella capitale russa. Padre Igor aveva lasciato l’incarico in polemica con l’arcivescovo Paolo Pezzi e la Curia, di cui era uno dei primi collaboratori fin dagli anni ’90, per la cattiva gestione della restituzione proprio degli edifici parrocchiali, e il suo successore stava cercando di ricostruire l’armonia tra i fedeli e i pastori».