Papa Francesco, nell’Udienza Generale di oggi ha parlato dello Spirito Santo, senza il quale «la Chiesa non potrebbe vivere e non potrebbe realizzare il compito che Gesù risorto le ha affidato di andare e fare discepoli tutti i popoli. Evangelizzare è la missione della Chiesa, non solo di alcuni, ma la mia, la tua, la nostra missione. Ognuno deve essere evangelizzatore, soprattutto con la vita! Per evangelizzare è necessario aprirsi all’orizzonte dello Spirito di Dio, senza avere timore di che cosa ci chieda e dove ci guidi». È lo Spirito Santo che, nella Pentecoste scende sugli Apostoli e «li fa uscire da se stessi», trasformandoli «in annunciatori e testimoni delle “grandi opere di Dio”. Qui c’è un primo effetto importante dell’azione dello Spirito Santo che guida e anima l’annuncio del Vangelo: l’unità, la comunione».
La Pentecoste ricompone la confusione creata da Babele. «Queste divisioni – ha spiegato papa Francesco – sono superate. Non c’è più l’orgoglio verso Dio, né la chiusura degli uni verso gli altri, ma c’è l’apertura a Dio, c’è l’uscire per annunciare la sua Parola: una lingua nuova, quella dell’amore che lo Spirito Santo riversa nei cuori». Una lingua che non divide, ma unisce. «Io che cosa faccio con la mia vita? – ha chiesto il pontefice -. Faccio unità attorno a me? O divido, con le chiacchiere, le critiche, le invidie? Che cosa faccio? Pensiamo a questo».
IL CORAGGIO DI ANNUNCIARE. Ma lo Spirito Santo non solo unisce, ma infonde anche coraggio. «Il coraggio di annunciare la novità del Vangelo di Gesù a tutti, con franchezza, a voce alta, in ogni tempo e in ogni luogo. E questo avviene anche oggi per la Chiesa e per ognuno di noi: dal fuoco della Pentecoste, dall’azione dello Spirito Santo, si sprigionano sempre nuove energie di missione, nuove vie in cui annunciare il messaggio di salvezza, nuovo coraggio per evangelizzare. Non chiudiamoci a questa azione! Viviamo con umiltà e coraggio il Vangelo! Perché evangelizzare, annunciare Gesù, ci dà gioia; invece, l’egoismo ci dà amarezza, tristezza, ci porta giù; evangelizzare ci porta su”.
LA PREGHIERA E’ UN CHIEDERE. C’è poi un terzo elemento, ha spiegato il pontefice: la preghiera. Bisogna sempre partire dalla preghiera, che è un «chiedere, come gli Apostoli nel Cenacolo, il fuoco dello Spirito Santo. Solo il rapporto fedele e intenso con Dio permette di uscire dalle proprie chiusure e annunciare con parresia il Vangelo. Senza la preghiera il nostro agire diventa vuoto e il nostro annunciare non ha anima, e non è animato dallo Spirito».
OKLAHOMA E CINA. Al termine della catechesi, papa Francesco ha ricordato le vittime del tornado che ha colpito Oklahoma City e ha ricordato che «venerdì, 24 maggio, è il giorno dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, venerata con grande devozione nel Santuario di Sheshan a Shanghai. Invito tutti i cattolici nel mondo a unirsi in preghiera con i fratelli e le sorelle che sono in Cina, per implorare da Dio la grazia di annunciare con umiltà e con gioia Cristo morto e risorto, di essere fedeli alla sua Chiesa e al Successore di Pietro e di vivere la quotidianità nel servizio al loro Paese e ai loro concittadini in modo coerente con la fede che professano. Facendo nostre alcune parole della preghiera alla Madonna di Sheshan, vorrei insieme con voi invocare Maria così: “Nostra Signora di Sheshan, sostieni l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù”. Maria, Vergine fedele, sostenga i cattolici cinesi, renda i loro non facili impegni sempre più preziosi agli occhi del Signore, e faccia crescere l’affetto e la partecipazione della Chiesa che è in Cina al cammino della Chiesa universale».