Pakistan, condannato a morte per blasfemia un cittadino britannico. Legali disperati: «È malato di mente»

Di Redazione
25 Gennaio 2014
L'uomo, 70 anni, di origini pakistane ma residente a Edimburgo, aveva scritto alla polizia proclamandosi profeta. Rigettata dai giudici la documentazione della psicosi

Un tribunale di Rawalpindi ha comminato la pena capitale un 7oenne di origini pakistane residente a Edimburgo e cittadino britannico, arrestato nel 2010 in Pakistan per blasfemia. Secondo la ricostruzione di AsiaNews, Mohammad Asghar – questo il nome del condannato a morte – si è “meritato” la gravissima imputazione perché «aveva scritto alcune lettere a ufficiali di polizia nelle quali si proclamava profeta». I suoi avvocati difensori, però, sostengono che quei testi deliranti non erano affatto dettati dalla tracotanza di Asghar nei confronti dell’islam, ma dai suoi disturbi. L’uomo infatti soffrirebbe di seri problemi mentali. Non a caso, informa sempre AsiaNews, anche in aula durante il processo ha continuato a proclamarsi profeta».

IGNORATI I REFERTI MEDICI. La tesi dei legali del condannato è stata supportata anche da documentazione medica proveniente dal Royal Victoria Hospital di Edimburgo. Le carte firmate dai dottori britannici a quanto pare attestano che davvero il sedicente profeta «soffre di una patologia schizofrenica e paranoica». Questo tuttavia non ha fermato il giudice, che anzi oltre ai referti medici ha rigettato anche le istanze di clemenza. Contando sulla moratoria sulla pena di morte proclamata nel 2008, spiega AsiaNews, gli avvocati comunque proveranno a convincere i giudici d’appello a ribaltare il verdetto.

LA LEGGE NERA. La legge contro la blasfemia in Pakistan è fortemente contestata dai cristiani e da altre minoranze, poiché non di rado nei loro confronti (ma anche nei confronti degli stessi musulmani) è stata utilizzata impropriamente come arma di vendetta o di ritorsione (il caso più noto è quello di Asia Bibi). Per di più la “legge nera”, che in origine prevedeva la condanna al carcere, all’ergastolo o alla pena di morte per chi offende Allah, Maometto o il Corano, è stata appena stata modificata in senso peggiorativo dalla Corte della sharia: cancellata la pena della detenzione a vita, è rimasta quella capitale. «Asghar – ricorda AsiaNews – è il secondo cittadino britannico a subire le famigerate leggi sulla blasfemia. All’inizio di quest’anno Masood Ahmed, uomo di 72 anni della comunità degli Ahmadi è stato incarcerato» proprio con quella accusa.

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