Anche i vescovi cattolici della Nigeria giudicano negativamente – e con parole molto nette – l’offerta di fare l’abortire le donne sequestrate e abusate dai terroristi islamici di Boko Haram e recentemente salvate dall’esercito nella foresta di Sambisa. La proposta è stata avanzata nei giorni scorsi al governo federale del paese dall’Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) e da alcune organizzazioni non governative stranieri, ed è già stata criticata con forza da una coalizione di Ong africane.
BASTA VIOLENZA. In una dichiarazione diffusa martedì 26 maggio da This Day e ripresa oggi anche dalla Radio Vaticana, il presidente della Commissione per la pastorale sanitaria della Conferenza episcopale, monsignor Anselm Umoren, vescovo ausiliario di Abuja, definisce «fuorviante» l’idea dell’Onu di «riabilitare» le donne abusate dai jihadisti attraverso l’aborto di bambini «innocenti».
«I vescovi cattolici della Nigeria – così Umoren – esprimono profondo dolore davanti alle esperienze traumatiche che molti uomini, donne e bambini nigeriani sono costretti a sopportare nell’orgia di violenza e terrore inflitta ai nostri cittadini da Boko Haram». I pastori della Chiesa, si legge nella nota, condividono e spesso patiscono in prima persona le sofferenze del popolo, in particolare quelle dei «nostri fratelli assassinati, mutilati, messi in fuga e perseguitati dalla setta fondamentalista». Tuttavia essi rigettano «le vuote argomentazioni» di chi vorrebbe «ripagare la violenza con una violenza perfino più crudele».
LE COLPE DEI PADRI. Secondo il monsignore, «non si può sostenere l’idea che uccidere i bambini concepiti in seguito agli stupri dei terroristi sia l’iniziativa più umana da intraprendere adesso. Dal momento che quei bambini non sono a conoscenza e non hanno colpa dei crimini compiuti contro le loro madri, non è giusto punirli per i peccati e i reati dei loro padri». È inaccettabile, ribadisce Umoren, l’ipotesi di «infliggere la pena capitale (sentenza di morte per aborto)» a questi piccoli non ancora nati a causa delle azioni abominevoli compiute dai loro genitori, uomini che il vescovo ausiliario di Abuja descrive come «perversi bigotti religiosi e ideologici».
LA FORZA DELLE MADRI. Consci dell’«enorme trauma» che rappresenta la violenza sessuale, i vescovi fanno appello alle donne «vittime delle azioni criminali di Boko Haram» affinché «conservino la fede in Dio onnipotente che ha dato loro la forza straordinaria di affrontare prove e travagli», e affinché scelgano di dare «amore materno ai bambini che adesso portano in grembo». Poiché «la vita di un figlio – ricorda il presule – è distinta, diversa e unica rispetto a quelle dei genitori».
CENTRI PER L’ADOZIONE. Da parte sua «la Chiesa cattolica della Nigeria, in collaborazione con tutte le persone di buona volontà, è pronta a offrire ogni forma di sostegno allo scopo di guarire, riabilitare e ristabilire le vittime perché possano essere rapidamente reintegrate nella società», prosegue la nota. Secondo i vescovi, anziché offrire loro l’aborto occorre «coordinare e rafforzare» le cure che le donne e le ragazze vittime degli abusi dei terroristi già ricevono dalle agenzie del governo della Nigeria e della società civile.
In concreto la Conferenza episcopale propone di creare centri appositi per aiutare le donne incinte in difficoltà, dove «i bambini salvati dal terrore e dall’aborto siano dati in adozione ai tanti nigeriani generosi che desiderano accogliere nelle proprie famiglie i piccoli abbandonati, rifiutati o rimasti orfani».
Foto Ansa