«Inconcepibile, disumano, scandaloso». Così, informa This Day, la Fondazione per l’eredità africana (Fach), coalizione di Ong africane, ha commentato la proposta al governo federale della Nigeria da parte dell’Unfpa (Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione) e di alcune Ong straniere di far abortire le ragazze nigeriane recentemente salvate dall’esercito nella foresta di Sambisa.
RAGAZZE ABUSATE. Circa 800 donne e bambini sono stati di recente recuperati dall’esercito nigeriano nella foresta che si trova nello Stato settentrionale di Borno e che è considerata una delle basi di Boko Haram. Delle ragazze salvate, 214 sono state trovate incinte, secondo quanto dichiarato dal governo nigeriano, a causa degli abusi subiti dai terroristi islamici.
«ABORTO ATTO DISUMANO». In Nigeria l’interruzione di gravidanza è vietata, salvo quando è in pericolo la vita della madre. Come dichiarato dalla portavoce di Fach, Chioma Okonkwo, «l’aborto è un atto disumano che deve essere totalmente condannato». Le donne strappate a Boko Haram sono distrutte dalla prigionia, ma quello di farle abortire «non può essere considerato un modo per riabilitarle». In un messaggio, le Ong africane hanno chiesto al governo federale della Nigeria di non fidarsi dell’agenzia Onu, soprattutto perché nessuno ancora sa quante di loro siano davvero incinte.
AIUTI IMMEDIATI. Fach ha offerto di pagare alle donne cure gratuite per portare a termine la gravidanza e case per la riabilitazione. Dopo aver partorito, hanno aggiunto, se vorranno «per qualunque ragione» le ragazze potranno dare i bambini in adozione. Nel frattempo, la coalizione delle Ong locali si è impegnata a fornire anche vestiti, cibo, acqua e riparo a tutte.
«NON SERVE L’ABORTO». «Queste dovrebbero essere le immediate preoccupazioni di ogni gruppo che si dica filantropico, non concentrarsi su una campagna pro aborto mentre le vittime restano nel bisogno», si legge ancora nel comunicato riportato da The Street Journal. «Alle vittime bisognerebbe fornire un insieme di opzioni più salutari (rispetto all’aborto, ndr) e moralmente giuste», come la possibilità di avere accesso a «un centro per le gravidanze difficili e a un’ecografia per capire la loro età gestazionale».
Foto Ansa/Ap