«Con le nutrie ci vuole coraggio». La battaglia ai roditori infestanti parte dal preparare una nuova legge

Di Elisabetta Longo
04 Ottobre 2014
La modifica della legge nazionale sulla caccia ha fatto sì che le norme regionali perdessero valore. Intervista al consigliere lombardo Carlo Malvezzi

nutriaAlloctona. Si definisce così una specie che vive in un territorio differente rispetto a quello in cui si è formata. La specie alloctona che sta mettendo a dura prova l’ambiente italiano è la nutria. Della famiglia dei castori, questo roditore ha origini sudamericane, è stato importato in Europa per produrre pellicce, interesse scemato in breve tempo. Così le colonie originarie sono state disperse nelle campagne, e così facendo il roditore ha potuto riprodursi molto velocemente, e infestare il territorio intorno a sé. Al momento la situazione “nutria” è davvero seria, visto che il roditore infesta le campagne, mina la sicurezza stradale e distrugge i raccolti. Un intervento mirato viene auspicato da sempre più istituzioni, ma prima ancora che alle nutrie bisogna pensare a come colmare il vuoto legislativo che impedisce di bloccarle. Spiega questa stramba situazione Carlo Malvezzi, consigliere regionale e responsabile per il Nuovo Centro Destra per la provincia di Cremona, una delle più provate dalle nutrie.

Malvezzi, perché è così difficile contenere la diffusione delle nutrie?
Sono animali che provengono dalla Patagonia. Là, come tutti gli animali dell’ecosistema, hanno vari predatori che se ne nutrono, dai grossi felini ai serpenti. Qui in Europa, sopratutto in Lombardia e in Emilia-Romagna, dove il fenomeno è preoccupante, non hanno nessuno che ne tiene a bada la presenza. L’unico predatore che la nutria incontra sulla sua strada è l’uomo. E se l’uomo non si sbriga a mettere in atto tecniche per contenerne la diffusione, nessun altro lo farà.

Ci sono delle leggi che riguardano la “caccia alle nutrie”?
Il discorso è complesso. Quando si parla di nutrie si fa riferimento a varie leggi in particolare. La prima è la 157, dell’11 febbraio 1992, sulla caccia, per la protezione della fauna selvatica. Questo provvedimento regolamenta, a livello nazionale, quali sono le specie che possono essere cacciate, quali sono i periodi dell’attività venatoria, e quant’altro in materia. La nutria prima non era equiparata a topi e ratti, che non rientravano certo nelle categorie faunistiche protette. Questa legge è però stata modificata lo scorso 20 agosto, e lo scopo è stato equiparare le nutrie a livello degli altri roditori infestanti, che vanno trattati con adeguati trattamenti, da enti competenti. Una legge nazionale scavalca quelle regionali della Lombardia. Quindi dal 20 agosto scorso siamo in un momento di stallo legislativo, in attesa di un nuovo provvedimento che ne consenta l’uccisione.

Perché, quali leggi regionali riguardavano le nutrie?
Le due leggi regionali erano la 26 del 1993 – Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria – e la 20 del 2002 – Contenimento della Nutria. Con la modifica della legge sulla caccia questi due provvedimenti regionali decadono. Dobbiamo fare al più presto qualcosa, siamo già al lavoro per questo.

Quali azioni di contenimento servirebbero per le nutrie?
Ratti e topi vengono uccisi posizionando del veleno, ma questo succede in città. Le nutrie invece vivono in campagna, posizionare del veleno in campagna potrebbe accidentalmente uccidere dei capi di bestiame. Anche disseminare trappole potrebbe essere controproducente. Stiamo pur sempre parlando di animali che arrivano pesare 10-15 chili, non sono dei topolini, potrebbero anche distruggere le trappole, se le trovassero sulla loro strada. Una strategia da intraprendere potrebbe essere quella di seguire le biotecnologie, producendo alimenti in grado di spegnere la loro potenzialità riproduttiva, così veloce e così alta. Mangimi che depotenzierebbero la nascita di nuovi animali, senza ucciderli, questo potrebbe piacere alle frange più ambientaliste. Quello che serve al più presto, però, prima ancora di investire in studi è togliere questo vuoto legislativo. Tale per cui un contadino che uccidesse col forcone una nutria potrebbe essere fuorilegge.

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