
Non ci sarà pace tra Occidente e Russia finché Obama non proverà a comprendere le (molte) ragioni di Putin
Richiamarsi alla Guerra fredda per descrivere lo stato di tensione fra Russia e Occidente «è improprio». Massimo De Leonardis, storico delle relazioni internazionali all’Università cattolica di Milano e coordinatore del think tank Ispi, spiega a tempi.it che «il mondo è cambiato, la Russia di oggi cerca di fare soltanto il proprio interesse nazionale, come gli Stati Uniti, non di imporre un modello ideale come quello comunista». Secondo De Leonardis, «gli americani non dovrebbero comportarsi con la Russia come non hanno fatto in passato con l’Unione Sovietica. Non è sensato alimentare l’escalation fra Occidente e Mosca».
Professor De Leonardis, cosa ne pensa del discorso di Vladimir Putin al Valdai Club?
Il discorso di Putin è in parte condivisibile e in parte no. È giusta l’osservazione sulla necessità di trovare un accordo fra Occidente e Russia, cosa che non è avvenuta dopo la fine della Guerra fredda. Basta ricordare che i vincitori occidentali, dopo il crollo dell’Unione Sovietica e nel momento di massima debolezza della Russia, negli anni Novanta, hanno espanso i loro confini. Ora che la Russia è forte e può far valere i suoi interessi, c’è bisogno di mettersi d’accordo. Una pace scritta soltanto dal vincitore, come avvenne a Versailles nel 1919, con le sue pesanti imposizioni porta a pericolosi squilibri. Dall’altra parte, però, non si può concordare con il presidente russo quando rilegge in maniera distorta la storia dell’Unione Sovietica. Putin afferma che fra Stati Uniti e Mosca ci fu una collaborazione proficua e rispettosa degli accordi presi alla fine della Seconda Guerra mondiale. Non ricorda però che Stalin violò la dichiarazione dell’Europa libera a Jalta.
Secondo Putin, gli Stati Uniti cercano di imporre un nuovo mondo bipolare, diviso fra buoni e cattivi. È così?
Non penso che gli Stati Uniti si stiano muovendo in modo tanto machiavellico. Piuttosto il presidente Obama cerca di gestire al meglio gli interessi degli Stati Uniti, dimenticando però che il momento unipolare è già largamente passato. Per esempio è stata un’ingenuità, una insensatezza, forzare di nuovo, come è accaduto all’ultimo vertice della Nato a Newport a settembre, una apertura dell’Alleanza alla Georgia, paese con cui la Russia è entrata in guerra solo qualche anno fa. Anche sulla crisi ucraina l’Occidente si è mosso con la stessa insensatezza.
Cioè?
Come è già avvenuto in passato, gli occidentali, cioè gli Stati Uniti, stimolano proteste e ribellioni in paesi stranieri senza poi farsi carico delle conseguenze, lasciando la popolazione nei guai. È accaduto in Ungheria nel 1956, accade nel 2014 in Ucraina.
La tregua fra russofili e Kiev non sembra reggere. L’Occidente come potrebbe mettere fine a una guerra civile nell’est dell’Ucraina?
L’idea più ragionevole è quella dell’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger. Per il suo bene, l’Ucraina dovrebbe diventare uno stato neutrale, senza appartenere a nessuna alleanza. Dovrebbe diventare un paese federale, mantenendo l’unità delle regioni dell’est e dell’ovest. Dal punto di vista degli equilibri internazionali dovrebbe diventare un paese cuscinetto, come lo furono il Belgio e la Svizzera.
Se l’escalation fra Stati Uniti e Russia non si dovesse attenuare, potrebbe formarsi una contrapposizione fra Occidente e potenze orientali guidate da Russia, Cina e Iran?
Non sono un futurologo, ma lo escludo. Gli accordi fra la Russia e Cina rientrano nel gioco delle parti, lo stesso degli anni Sessanta, quando toccò agli Stati Uniti di Richard Nixon siglare lo storico accordo con Pechino. Assurdo pensare che quella di oggi sia un’alleanza contro l’Occidente. È come quando la Dc di Giulio Andreotti sposò la politica dei due forni. Si gioca su più tavoli per fare il proprio interesse nazionale. Non c’è alcuna aggressività negli accordi fra Russia e Cina. L’aggressività è invece legittimamente percepita dalla Russia quando la Nato dice di volersi aprire alla Georgia.
Putin auspica la costruzione di un nuovo ordine mondiale, costruito su nuove regole, rispetto a quelle decise nel secondo dopoguerra. Cosa ne pensa?
Mi sembra retorica. Parlare di “ordine mondiale” dà l’idea di un grande fratello, con un unico governo mondiale. Piuttosto, la situazione attuale dovrebbe favorire lo sviluppo di una fase distensiva, come avvenne con il Congresso di Vienna nel 1815, che culmini con il concerto delle potenze. L’obiettivo da raggiungere dovrebbe essere mettersi d’accordo sulle questioni di maggiore importanza mondiale.
Gli Stati Uniti non sembrano essere di questa idea. Ritengono che in Russia ci sia molto patriottismo e poca democrazia.
In questi anni si è dimostrato che esportare la democrazia è un’assurdità e una sciocchezza. Fra l’altro non vedo cosa vi sia di male nel patriottismo. Magari in Occidente ci fosse più patriottismo e meno relativismo!
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3 commenti
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Obama magari no, ma i suoi facoltosi sponsors che lo manovrano hanno capito fin troppo bene le ragioni di Putin, proprio per questo ai loro occhi è pericoloso e lo combattono con ogni mezzo !
Le capacità di comprendonio di mr. Obama non gli permettono di capire nemmeno quello che combina lui. Ha molto più bisogno di comprensione, solo che la cosa, a conti fatti, non gli conviene neanche un po’. Infatti, la gente che ha attorno, i suoi ministri, consiglieri, consulenti d’immagine, tutti quello che lo hanno conosciuto e ne hanno sperimentato l’ambiguità oltre al pressappochismo, al fichismo grullo, all’incompetenza e all’imbranataggine che sono le note caratteriali e curricolari di mr. Obama, appena possono – e non certo da ora -, tagliano la corda.
W PUTIN!