Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Esteri

Nella Mosul distrutta dall’Isis «noi cristiani abbiamo già perdonato»

Viaggio tra le rovine della città sventrata dalla furia dei jihadisti che qualche iracheno s'ostina a chiamare "casa". Dal nostro inviato

Leone Grotti
05/03/2021 - 3:00
Esteri
CondividiTwittaChattaInvia
Mosul, chiesa di San Efrem

DAL NOSTRO INVIATO IN IRAQ – SOSTIENI IL REPORTAGE DI TEMPI CLICCANDO QUI

Che meraviglia la città vecchia di Mosul, adagiata sulla riva destra del fiume Tigri. Da qui passavano le carovane di commercianti che dalla Cina si dirigevano verso i paesi del Mediterraneo. Cuore della capitale economica dell’Iraq, orgoglio dell’Impero ottomano, con la sua architettura medievale, le sue case basse in pietra e alabastro con gli stipiti delle porte istoriati in marmo, il suo dedalo di vie strette, le moschee, ma anche la “piazza delle chiese”, dove il 7 marzo papa Francesco andrà a pregare e dove sorgono i templi antichi della comunità cristiano-caldea violati dall’Isis.

Un cumulo di rovine

Tutto questo oggi non c’è più. Prima la furia iconoclasta dei jihadisti e poi la ferocia dei bombardamenti dell’esercito iracheno sciita, che per stanare le ultime sacche di resistenza di terroristi sunniti si accanì con sicuro intento punitivo su questo sito che potrebbe diventare patrimonio dell’Unesco, hanno trasformato la città vecchia di Mosul in un cumulo di rovine. Percorrere oggi quelle strade, dove i resti silenziosi della grandezza che fu si mischiano agli effetti personali di chi è stato sorpreso da una bomba o da una raffica di kalashnikov (pagine di Corano sparse dappertutto, materassi, coperte, vestiti, peluche, cuscini), equivale a un viaggio nell’orrore e nell’insensatezza della guerra.

LEGGI ANCHE:

Suor Loveline in Nigeria

La missione di suor Loveline in Nigeria. «Qui essere cristiani è una sfida»

22 Giugno 2022
Una chiesa attaccata nello stato di Kaduna, in Nigeria, nel 2020

Nigeria, nuovo attentato in due chiese: almeno tre cristiani morti

21 Giugno 2022

Sono passati oltre tre anni dalla liberazione di Mosul dai jihadisti, annunciata il 9 luglio 2017 (anche se servì ancora qualche settimana prima di completarla), ma qui non è stato toccato niente. I bossoli dei proiettili sono ancora mischiati alle macerie e molte case, che secondo l’uso avevano stanze sotto il livello del terreno, non sono mai state controllate. L’odore terribile che esce da alcune di esse fa pensare alla gente del luogo che sotto ci siano ancora cadaveri mai rimossi.

Mosul, chiesa di San Efrem

«Tutti qui odiamo l’Isis»

Anche se appare impossibile, c’è ancora qualcuno che osa chiamare questo sfacelo “casa”. Mahmoud Hadi, musulmano sunnita di 51 anni, è uno dei pochissimi abitanti di Mosul a essere tornato nella città vecchia. Mentre la vita si è spostata interamente sull’altra riva del fiume, lui è rientrato nella sua vecchia abitazione, demolita dalla guerra, ma ricostruita dalle Ong. «Qui è tutto distrutto, ma io non ho i soldi per comprare una nuova casa dall’altra parte del fiume», spiega, mentre tiene stretto tra le mani il suo rosario islamico con lo sguardo perso tra le case diroccate. «Quando l’Isis ha invaso la città, sono subito scappato. Uccidevano chiunque si avventurasse fuori casa, volevano imporre la sharia. Non è l’islam che conosco», assicura, spiegando che tutti quelli che sono rimasti avrebbero voluto seguirlo ma non hanno potuto per paura di essere uccisi. La realtà è diversa: migliaia di musulmani sono rimasti a Mosul vedendo nell’Isis non un gruppo di fanatici assassini, ma un esercito che avrebbe dato loro una rivincita sulle angherie del governo sciita. «Tutti qui odiamo l’Isis», continua Mahmoud, «durante la guerra finale hanno usato i civili come scudi umani, ma il governo ha bombardato lo stesso. A loro non importa se moriamo tutti e infatti non ha fatto nulla per ricostruire le nostre case». Mahmoud è felice di essere tornato, c’è solo una cosa che gli manca: «I cristiani. Sono nostri fratelli, sono persone eccellenti e io vorrei che tornassero. Spero che la visita del Papa li incoraggi a rientrare qui: noi li aspettiamo».

Mosul, chiesa Al Bishara

Città spopolata

Purtroppo, è molto difficile che il desiderio di Mahmoud si realizzi. Nel 2003 a Mosul, sede dell’Arcieparchia dei siro-cattolici, vivevano 45 mila cristiani, serviti da 15 parrocchie e 82 sacerdoti. Ma una violentissima campagna di omicidi e rapimenti di cristiani, seguita dall’invasione dell’Isis nel 2014, che ha fatto di Mosul la capitale del suo Califfato, ha spopolato completamente la città. Oggi sono tornate appena 50 famiglie, servite da un sacerdote e una chiesa.

Ricostruire la fiducia sarà durissima, soprattutto perché le ferite inferte dall’Isis ai cristiani sono ancora vive nella loro carne e nelle pietre delle loro chiese. La chiesa siro-ortodossa di san Efrem ne è un triste esempio. Lo scheletro della chiesa consacrata nel 1989 si trova sulla riva sinistra del Tigri, nella parte della città meno danneggiata e dove si concentra la stragrande maggioranza della popolazione. L’esercito iracheno che la sorveglia ci permette di visitarla dopo una lunga contrattazione e solo perché siamo cattolici venuti da Qaraqosh. Del bell’edificio è rimasto solo le scheletro in cemento: il presbiterio, al pari delle vetrate, è stato completamente sfondato. A terra giace ancora l’altare fatto a pezzi e dietro le rovine si intravedono le case dei quartieri circostanti.

«Questo è l’Iraq»

L’Isis, con il suo sadico accanimento anticristiano, ha fatto di questa chiesa un deposito di bombe e due di queste giacciono ancora a terra, incustodite. Su una colonna è visibile lo stemma dello Stato islamico, che qui aveva installato un centro di comando. Le macerie non sono state rimosse, il pavimento è un tappeto di calcinacci e i fili dei lampadari attaccati al soffitto dondolano al vento. Dall’alto della cupola, un celestiale Cristo benedicente che si staglia sull’azzurro del cielo costellato di stelle, miracolosamente intatto, guarda in basso lo scempio.

Anche l’oratorio, costruito sotto la chiesa, è stato occupato e adibito a prigione femminile. «Questa è proprietà dello Stato islamico» si legge sui muri. Un’altra scritta parla del successo dei jihadisti «secondo la volontà di Dio». Non è andata così. Vestiti, telefoni e conserve di frutta ricoperti di polvere si mischiano sul pavimento alle pagine dei libri di inni che i giovani cristiani venivano qui a cantare. La vista dello sfacelo è così cruda che un’esclamazione esce spontanea: «È incredibile». «Credici», risponde gelido il soldato dell’esercito iracheno che ci accompagna. «Questo è l’Iraq».

Mosul, città vecchia

Magari altri cristiani torneranno

Ma si sbaglia. L’Iraq non è solo questo. La chiesa di Al Bishara a Mosul è l’unica rimasta aperta in città. Da fuori, le mura alte e il portone robusto in ferro battuto bianco la rendono più simile a una caserma inespugnabile che a una chiesa, ma la sicurezza è un bene non barattabile in città. A fianco delle due grandi croci dorate, c’è un’iscrizione in arabo che ha dell’incredibile, ripensando a tutto ciò che i cristiani hanno subito in questa città: «Chiesa di Al Bishara per i siro cattolici e i musulmani».

La chiesa, come tutte le altre devastate dall’Isis, è stata rinnovata da poco. Qui incontriamo Ammar, uno dei pochissimi cristiani rientrati in città. Ha 26 anni e lavora per la parrocchia. «Abbiamo sempre vissuto in questa parte della città e non avevamo i soldi per comprare un’altra casa, quindi siamo tornati qui». La sicurezza in città ora è garantita, assicura, ma preferisce non farsi fotografare. La prudenza non è mai troppa. «Prima dell’Isis la chiesa era strapiena alla domenica. Ce n’era così tanta che dovevamo farla sedere fuori, nel cortile. Adesso ci sono al massimo 40 persone». I cristiani infatti «hanno paura di tornare. Ci sono state troppe uccisioni, troppi rapimenti negli ultimi anni». Con i musulmani il rapporto è tornato sereno, afferma, e tutti aspettano la visita del Santo Padre: «Se la visita andrà bene, tutto il mondo vedrà che ora la situazione è cambiata, che ora c’è sicurezza. Così magari altri cristiani torneranno qui a Mosul. Questa è una visita importante per tutto il paese».

Pace, perdono, amore

Nel cortile della chiesa l’unico sacerdote rimasto in città, e che non riusciamo a incontrare perché impegnato a preparare la visita del Papa, padre Raed Adel, ha voluto costruire un monumento. In un’aiuola paradisiaca un grande razzo nero, che rappresenta la furia dei jihadisti, si conficca nel terreno e sprigiona scintille, realizzate con aste bianche, sormontate dalle parole: “Pace”, “Amore”, “Perdono”. «È così», conclude il giovane Ammar. «Noi cristiani di Mosul abbiamo già perdonato».

@LeoneGrotti

Foto © Tempi

Clicca qui per vedere tutti gli articoli e i video del reportage di Tempi dall’Iraq

Tags: Cristiani PerseguitatiIraqIsismosulPapa Francesco in Iraq
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Suor Loveline in Nigeria

La missione di suor Loveline in Nigeria. «Qui essere cristiani è una sfida»

22 Giugno 2022
Una chiesa attaccata nello stato di Kaduna, in Nigeria, nel 2020

Nigeria, nuovo attentato in due chiese: almeno tre cristiani morti

21 Giugno 2022
Cristiani profughi in Sudan

Il dramma dei cristiani perseguitati costretti a fuggire

19 Giugno 2022
I funerali delle vittime della strage di Owo, in Nigeria

Nigeria. «La nostra fede è più forte dei loro kalashnikov»

18 Giugno 2022
La chiesa di Owo, Nigeria, dove è avvenuta la strage di Pentecoste

Nigeria. «Dopo la strage di Pentecoste la nostra fede è aumentata»

16 Giugno 2022
Resti di vestiti e sangue delle vittime della strage di Pentecoste nella chiesa di St Francis a Owo, in Nigeria

Nigeria. «Basta, la causa della strage di cristiani non è il cambiamento climatico»

15 Giugno 2022

Video

Foto Red Dot per Unsplash
Ambiente

Stop auto endotermiche? «Decisione ideologica»

Redazione
9 Giugno 2022

Altri video

Lettere al direttore

L’aborto non può essere considerato un diritto naturale

Emanuele Boffi
29 Giugno 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Il ridicolo scontro Conte-Grillo-Draghi
    Lodovico Festa
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Loro cantano “Imagine”. Noi cantiamo “Martino e l’imperatore”
    Emanuele Boffi
  • Cartolina dal Paradiso
    Cartolina dal Paradiso
    L’ideale cristiano non è la brava persona di successo, ma il santo
    Pippo Corigliano
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Vasilij Grossman, la Russia e Macron
    Rodolfo Casadei
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    I sabati di lavoro dei profughi ucraini per i polacchi «in segno di gratitudine»
    Angelo Bonaguro

Foto

Ragazza in bicicletta
Foto

Esame di maturità. Un rito di passaggio

27 Giugno 2022
Egisto Corradi
Foto

La faccia più vera

26 Maggio 2022
Foto

Il potere dei senza potere e la guerra in Ucraina

20 Maggio 2022
Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022
Foto

“Droga, le ragioni del no. Scienza, prevenzione, contrasto, recupero“

2 Maggio 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist