“Nascere è cominciare”. Roccella: «Bisogna favorire la libertà di fare figli»
«Vi ringrazio di questo incontro, perché ogni incontro su questo tema è fondamentale». Ha esordito con queste parole la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, all’incontro organizzato ieri a Roma da Tempi in collaborazione con Aiwa dal titolo arendtiano “Nascere è cominciare”.
«Sebbene sia vero che oggi si parli di più di natalità e demografia – talvolta con una certa cupezza e angoscia del nostro futuro di desertificazione umana o di un’Italia in cui ogni anno scompaiono città intere -, in realtà nell’opinione pubblica il tema è ancora recepito in modo accademico e astratto, cioè non riguarda direttamente la vita delle persone», ha detto ancora la ministra. «Quindi noi dobbiamo fare questo sforzo: far sì che il tema cominci a crescere e che ognuno si renda conto degli effetti immediati e pratici che l’inverno demografico, che io ho definito “inferno” demografico, può avere sulla nostra quotidianità. È fondamentale parlarne e far crescere il tema».
C’è bisogno dell’aiuto di tutti
Che la questione sia ben presente al governo Meloni lo testimoniano una serie di indizi importanti. Non solo il quello, appunto, di avervi “dedicato” un ministero specifico, ma anche il fatto che, l’altro giorno, il presidente del Consiglio è tornata a parlare di “problema demografico” durante la visita al Salone del Mobile a Milano e che ieri sul Foglio è stata pubblicata l’indiscrezione secondo cui il governo avrebbe in mente una «idea clamorosa»: «Niente tasse per chi fa figli».
Durante il convegno a Roma, Roccella è tornata su alcune questioni toccate anche nell’intervista a Tempi: il desiderio, spesso frustrato, delle donne italiane ad avere almeno due figli, il valore sociale della maternità, il “materno sotto attacco”, le iniziative del governo per aiutare le famiglie… Soprattutto, ha insistito Roccella, c’è bisogno dell’aiuto di tutti, in particolare delle aziende, per costruire un mondo del lavoro che sia pensato per venire incontro alle necessità delle madri. «Oggi le donne sono molto libere di non avere figli, mentre noi dobbiamo favorire la loro libertà di averli».
Buone pratiche, buoni esempi
Intorno a questo e altri temi si sono sviluppati gli interventi degli esperti chiamati da Tempi a confrontarsi, di cui, per brevità, si darà solo qualche accenno, invitando i lettori a vedere il video che si trova in pagina.
Lo statistico Roberto Volpi ha incalzato la politica a pensare delle norme che puntino direttamente a favorire chi fa «due figli», ché uno solo non basta. Il presidente di Aiwa, Emanuele Massagli, ha spiegato quanto possano essere importanti e incidenti sulla natalità delle buone politiche di welfare aziendale. Enrica Giorgetti, direttore generale di Farmindustria, ha raccontato l’esperienza della sua associazione “molto femminile” in cui l’attenzione per la donna e i suoi bisogni è massima. Così anche Paola Blundo, direttore corporate welfare di Edenred, dall’alto di un punto di osservazione privilegiato su un vasto mondo d’aziende, ha illustrato come possano essere rese concrete le politiche di welfare. Da ultimo, Marco Valerio Lo Prete, caporedattore economia del Tg1 e autore di Italiani poca gente, ha ricordato i numeri terribili del nostro inverno demografico, ma anche invitato a riflettere sul bizzarro caso di Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo che ha quasi un’ossessione per la natalità.
Maria Rosaria Brunetti, direttore risorse umane del Gruppo Cap, Luigi Cimmino Caserta, responsabile relazioni istituzionali Plasmon – KraftHeinz Italia, e Piergiacomo Sibiano, responsabile affari istituzionali di Illumia Spa (sponsor dell’evento assieme a Edenred e C&P Group) hanno portato alcuni esempi virtuosi di welfare aziendale.
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