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Il mea culpa di Zuckerberg sulla censura social non è una “resa” a Trump e Musk

Di Piero Vietti
10 Gennaio 2025
La giravolta del Ceo di Meta che annuncia la fine del fact-checking su Facebook e Instagram e vuole «ripristinare la libertà di espressione» più che un riposizionamento politico è un atto di realismo: «Abbiamo sbagliato»
Zuckerberg e Musk
Il Ceo di Meta, Mark Zuckerberg, e il proprietario di X, Elon Musk, in un’immagine generata dall’Ai Grok

Con un video destinato a segnare la storia della comunicazione, martedì il Ceo di Meta Mark Zuckerberg ha annunciato la fine del regime di censura sui suoi social network, di fatto confermando le accuse di chi in questi anni denunciava una repressione della libertà di espressione su Facebook e Instagram e veniva additato come complottista.

«Siamo arrivati ​​a un punto in cui ci sono troppi errori e troppa censura», ha detto nel suo mea culpa, aggiungendo che «le recenti elezioni [americane, ndr] sembrano anche un punto di svolta culturale verso una nuova priorità della parola». Ammettendo di avere censurato troppi contenuti che non dovevano essere censurati, Zuckerberg ha parlato della necessità di «ripristinare la libertà di espressione» che l’eccesso di moderazione ha di fatto impedito negli ultimi anni a causa delle pressioni di politica e grandi gruppi mediatici.

La fine del fact-checking

È la fine del fact-checking, che Meta aveva affidato a terze parti certifi...

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