
Dopo otto mesi passati in carcere da innocente, è morto ieri in India all’età di 84 anni padre Stanislaus Lourduswamy, meglio conosciuto come padre Stan Swamy. Il sacerdote gesuita era stato trasferito in ospedale, dopo aver contratto il Covid-19 in carcere e dopo che i giudici avevano più volte respinto la sua richiesta di uscire su cauzione, riporta la Catholic News Agency.
Oltre 50 anni spesi per gli ultimi
Entrato nei gesuiti a 20 anni, padre Stamy dopo l’ordinazione ha passato tutta la vita a lavorare per i più emarginati in India, nello stato del Jarkhand. Qui si occupava delle popolazioni tribali e dei dalit (i fuori casta oppressi) perché «i poveri potessero avere la vita e l’avessero in abbondanza con dignità e onore», come dichiarato in una nota diffusa dalla provincia gesuitica di Jamshdpur.
Padre Swamy era stato arrestato l’8 ottobre 2020 dalle forze antiterrorismo indiane con l’accusa di aver aiutato alcuni gruppi maoisti e di aver incitato alla violenza a Bhima Koregaon. La città fu teatro nell’Ottocento di una battaglia vinta dai britannici a danno del regime guidato dalla casta dei Peshwa, che diede il “la” alla liberazione di molti dalit dalla loro condizione miserabile. Qui, l’1 gennaio 2018, data cara ai dalit, una persona era rimasta uccisa durante la ricorrenza.
Le false accuse di terrorismo
Il sacerdote indiano ha sempre negato le accuse, ma è stato ugualmente portato in carcere e, nonostante le proteste della Chiesa cattolica, mai più liberato. Padre Swamy, che soffre di Parkinson, aveva chiesto di essere rilasciato su cauzione per ragioni mediche, ma il permesso gli è sempre stato negato. Una cannuccia indispensabile per bere, visto che a causa della malattia non riusciva a tenere il bicchiere tra le mani tremanti, gli è stata concessa solo due mesi dopo l’incarcerazione.
Il 29 maggio padre Swamy ha contratto il Covid-19 e la sua salute è lentamente peggiorata. Ammesso in ospedale poco dopo, è morto ieri. In un video pubblicato a maggio, padre Swamy aveva dichiarato: «Persone di ogni tipo sono state arrestate in India per aver espresso dissenso rispetto al potere politico in India. Anch’io sono pronto a pagarne il prezzo, qualunque esso sia. So che potrei morire anche molto presto, ma qualsiasi cosa accada voglio poter stare tra la mia gente».
«Padre Swamy come Gandhi»
La sua richiesta non è stata accolta. La morte di padre Swamy ha fatto il giro dell’India e non solo. Il cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo birmano di Yangon, ha paragonato «la sua spietata incarcerazione al trattamento ricevuto dal Mahatma Gandhi quando si levò in piedi per difendere i diritti del popolo indiano».