Non è una novità che nessuno sia profeta in patria. Nemmeno gli artisti. E infatti, nel 1943, Felice Casorati raccontava nell’Aula Magna dell’Università di Pisa, la sua vicenda artistica oltre confine con queste parole: <<La mia pittura accolta con tanta severità in patria, trovò all’estero consensi cordiali, talvolta entusiasti. moltissime le riviste che mi dedicarono articoli. Fui invitato ad allestire mostre personali in Germania, in Belgio, in America, in Francia e persino in Russia. Le Gallerie d’Europa e d’America ospitarono fin troppo volentieri i miei quadri>>. Ma neanche troppo tardi, nel suo paese d’origine, il suo nome cominciò a risuonare e a fare scuola, divenendo un tuono tutto made in Italy delle Biennali di Venezia, che per ben 12 volte ospitarono le opere del pittore piemontese (Novara 1883 – Torino 1963). E adesso, a cinquant’anni dalla sua morte, la Fondazione Ferrero di Alba, gli dedica una grande retrospettiva che riunisce 65 dipinti provenienti da collezioni pubbliche italiane e straniere e da raccolte private.
Dal titolo Felice Casorati. Collezioni e mostre tra Europa e Americhe, la retrospettiva piemontese, aperta fino al 1 febbraio 2015, assumendo le Biennali veneziane come punto privilegiato di osservazione, racconta l’evoluzione della ricerca artistica di Felice e l’accoglienza pubblica internazionale della sua pittura, dagli anni dieci agli anni cinquanta. Accoglie il visitatore il Ritratto della sorella Elvira, con cui l’artista esordì alla Biennale del 1907, che introduce il tema delle età femminili tanto elaborato agli esordi della sua carriera, e che anticipa l’interesse privilegiato di Casorati per il ritratto, di cui fa largo uso nelle occasioni importanti. Ecco allora una sfilza di ritratti a guidarci nel cuore dell’evento: quelli dedicati alla moglie Daphne Maugham, al mecenate Riccardo Gualino, al compositore Alfredo Casella, all’allievo pittore Riccardo Chicco, ad Hena Rigotti, e a tutti gli amici da lui frequentati. Presenti anche i minuscoli disegni progettuali con cui il pittore era solito tracciare, con pochi segni, le idee e le varianti dei suoi futuri dipinti.
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