
Dopo varie burrasche Emmanuel Macron ha cominciato a sorridere a Giorgia Meloni e al governo italiano di centrodestra per vari motivi. Fra essi riveste particolare importanza quello relativo all’industria militare e in particolare ai sistemi integrati di difesa aerea e missilistica. Il summit europeo convocato dal presidente francese lunedì scorso, in coincidenza con la 54ma edizione del Salone internazionale dell’aeronautica e dello spazio di Parigi-Le Bourget, e il vertice con Giorgia Meloni non programmato fino a pochi giorni fa (doveva trattarsi di un veloce saluto) si spiegano in buona parte con la frustrazione del governo francese di fronte alla decisione della Germania di acquistare sistemi di difesa antimissilistica americani e israeliani anziché franco-italiani e di insistere a fare da capofila a un’iniziativa di difesa integrata aerea e missilistica europea che snobba tutti i precedenti sforzi targati Parigi.
L’inizio della crisi tra Germania e Francia
La crisi fra Parigi e Berlino è iniziata nell’ottobre scorso, quando a margine di una riunione Nato a Bruxelles dei ministri della Difesa per iniziativa della Germania 15 paesi hanno firmato una lettera di intenti sul rafforzamento delle capacità europee di difesa aerea a corto, medio e lungo raggio. L’iniziativa prende il nome di European Sky Shield, e i paesi firmatari sono Belgio, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Germania, Lettonia, Lituania, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Successivamente alla compagnia si sono unite Danimarca e Svezia. Come si può notare, alla lista mancano i due pesi massimi della difesa aeromissilistica e aerospaziale all’interno dell’Unione Europea, cioè Francia e Italia, e il paese dell’Europa orientale più esposto nella crisi russo-ucraina, cioè la Polonia.
Questo perché fin dall’inizio il progetto è apparso sbilanciato sull’acquisto di materiali e tecnologie extraeuropee anziché sul rafforzamento della cooperazione per lo sviluppo di piattaforme tecnologiche comunitarie (questo non sta bene a Francia e Italia) e sulla promozione dei campioni nazionali tedeschi, premessa di un ruolo più importante della Germania nell’industria della difesa a livello europeo (e questo non sta bene alla Polonia). La Germania infatti ha dichiarato di voler acquistare i missili Iris-T del produttore tedesco Diehl Group per la protezione a medio raggio, i missili americani Patriot della Raytheon Technologies per il lungo raggio e l’Arrow 3 israeliano (ma contenente tecnologia americana) per il lungo raggio.
La Germania snobba il Samp-T franco-italiano
La scorsa settimana il parlamento tedesco è passato dalle parole ai fatti e ha approvato i primi acquisti: un set di sei unità di missili Iris-T per un importo di 900 milioni di euro e la prima tranche di fondi dell’accordo da 4,3 miliardi di dollari firmato con Israele per i missili Arrow 3 (una volta ottenuto il sospirato via libera degli Usa, che avevano diritto di veto a motivo della presenza di tecnologia americana). Anche qui si nota uno sgarbo macroscopico: nonostante tutti i trattati di amicizia e di cooperazione anche militare fra Parigi e Berlino, quest’ultima non è interessata all’acquisto del sistema di difesa missilistica franco-italiano Samp-T, prodotto da Mbda, Thales e Alenia (oggi Leonardo). Sistema fornito recentemente all’Ucraina prima da parte dell’Italia (maggio scorso) e poi della Francia.
Macron ci ha tenuto molto a rimarcarlo nel suo intervento lunedì scorso subito dopo il suo faccia a faccia col presidente del Consiglio italiano: «Sono felice di potervi annunciare con la mia collega italiana Giorgia Meloni che il Samp-T franco-italiano è ora dispiegato e operativo in Ucraina, dove protegge installazioni chiave e vite». La premier ha colto la palla al balzo, dichiarando a sua volta: «Abbiamo parlato di guerra in Ucraina, del prossimo vertice della Nato a Vilnius, mi pare ci sia una grande consapevolezza sul bisogno di una strategia più chiara che l’Europa sta cercando di costruire, e importanti punti di convergenza anche in materia di difesa e aerospazio».
L’intesa tra Macron e Meloni
Qualche tempo prima Macron aveva pubblicamente criticato la politica di privilegiare l’acquisto di sistemi d’arma extraeuropei già esistenti anziché sviluppare soluzioni che andassero a vantaggio del sistema industriale europeo e dell’autonomia strategica europea: «Quando vedo alcuni paesi che aumentano le loro spese per la difesa per acquistare in maniera massiccia sistemi extraeuropei, dico loro semplicemente: “State preparando i problemi di domani!”».
Alla conferenza sulla difesa aerea e missilistica Macron ha ribadito gli stessi concetti e ha gonfiato il petto mostrando la lettera di intenti per l’acquisto comune di missili Mistral (francesi) firmata da Francia, Belgio, Cipro, Estonia e Ungheria. Ha pure annunciato che il Belgio si è unito come osservatore al programma a guida francese Scaf, cioè il Sistema di combattimento aereo del futuro che comporta lo sviluppo di un caccia multiruolo di sesta generazione. Erano presenti una ventina di esponenti di governi europei, ma solo nove ministri della Difesa, fra i quali Guido Crosetto per l’Italia. La Germania era stata sul punto di inviare solo un sottosegretario, ma all’ultimissimo momento si è spostato il ministro della Difesa Boris Pistorius. Il quale al termine dell’incontro ci ha tenuto a sottolineare che l’iniziativa Sky Shield non deve essere vista in opposizione alla Ue o alla Nato, e ha dichiarato al Financial Times: «Tutto quello che acquistiamo può essere integrato nella struttura esistente. Da questo si comprende che non siamo in competizione con la conferenza francese qui a Le Bourget».
Nuova collaborazione tra Francia e Italia
Ci sono programmi di cooperazione militare nei quali Francia e Germania collaborano, ma risalgono all’era Merkel. Lo Scaf è stato e resta un parto franco-tedesco, che porta le firme della cancelliera e dell’attuale inquilino dell’Eliseo apposte nel 2017, e al quale si è aggiunta la Spagna nel 2019. Lo stesso dicasi del programma Eurodrone, che prevede lo sviluppo di un aeromobile a pilotaggio remoto in grado di compiere missioni di intelligence, sorveglianza e riconoscimento su mare e terra. Ci sono dentro Airbus (Germania), Dassault (Francia), Leonardo (Italia), l’entrata in funzione è prevista per il 2028 e gli acquisti sono garantiti dall’Organizzazione per la cooperazione congiunta in materia di armamenti di cui sono membri Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Belgio e Spagna.
Il programma vale 7 miliardi di euro e genererà 7 mila posti di lavoro altamente qualificati nell’insieme dei paesi partecipanti. A Le Bourget non si sono registrate novità su questi capitoli. Invece Francia e Italia ne hanno approfittato per firmare congiuntamente sia una Road Map Capability comune per la fornitura di armamenti sia un memorandum d’intesa per l’ammodernamento delle unità navali classe Horizon, a cura della joint venture franco-italiana Naviris (formata da Fincantieri e dalla francese Naval Group).
Foto Ansa