Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Cultura

Miracolo nei gulag. Così otto donne, nel fondo dell’inferno, hanno fatto trionfare la bellezza

Si può vivere così, in un campo di concentramento? Otto storie, semplici e grandiose, di donne rinate a se stesse e perfino fiorite dentro l’atrocità dei lager sovietici

Marina Corradi
09/03/2015 - 3:00
Cultura
CondividiTwittaChattaInvia

russia-donne-mosca

Pubblichiamo l’introduzione firmata da Marina Corradi per Vive come l’erba…, volume edito da La Casa di Matriona (in uscita in questi giorni) che raccoglie le storie vere di otto donne vissute sotto regimi totalitari di tipo sovietico.

Noi, donne e uomini nati e vissuti in Italia in settanta anni di pace, cresciuti fra diritti che diamo per scontati, noi che spesso crediamo che “libertà” sia seguire la propria inclinazione, o capriccio, leggendo le storie delle donne riportate in questo libro, per prima cosa, ammutoliamo. Come resi coscienti che la Storia, che con noi si è mostrata tutto sommato finora benevola, civile, forse anche banale, con altri, altrove, ma solo una manciata di anni prima di noi, ha preso volti spaventosi di sopraffazione, e violenza e prigionia. Com’è possibile dunque, viene da domandarsi, vivere in condizioni tanto tragiche, eppure non disperare? (Quando noi, nei nostri tempi molli, siamo talvolta, anche senza una autentica ragione, tristi e spenti). E invece Ella, Milena, Ol’ga e le altre, non soltanto lottano strenuamente, ma riescono perfino, in ore pure drammatiche, a essere liete. Come può essere possibile? (E forse, ti dici, bisognerà che anche noi la impariamo, questa segreta strada, in giorni che rapidamente paiono declinare in anni oscuri, e forse, non possiamo escluderlo, feroci).

LEGGI ANCHE:

Una strada di Shanghai deserta per il lockdown anti Covid

Zero Covid, zero Pil

27 Giugno 2022

Il mirabile sacrificio di Yang Kaihui, primo passerotto di Mao Zedong

22 Maggio 2022

Le stesse parole di Etty Hillesum
L’opposizione contro l’annientamento progettato dal socialismo reale non è, in queste donne, violenta, anche in situazioni in cui la violenza parrebbe legittima. Protagoniste di una forte resistenza spirituale, queste donne non sono sempre esplicitamente sorrette dalla fede, ma preservano in modo religioso la propria essenza più intima, la maternità, fisica o spirituale, la pietà, che arriva ad abbracciare i carnefici, come fa Ekaterina Peskova.

Combattono, Ella, Milena e le altre, su un piano del tutto diverso. Se un filo tiene unite le loro storie, è la passione per la bellezza. Bellezza della poesia o della pittura, o del samizdat, o semplicemente della umana amicizia: comunque tutte ci appaiono trascinate da questa fascinazione potente. Può essere l’icona di un santo in una chiesa, o la ben custodita memoria del mondo splendente dell’infanzia: ma ognuna sembra inseguire silenziosamente una bellezza, e con intensità tale da poter sopravvivere ad ogni miseria. Sedotte dalla bellezza, dunque; come se questa fosse il solo possibile contravveleno all’annientamento pianificato e attuato negli anni dello stalinismo. Bellezza, ma nella accezione di una segreta rispondenza a una domanda interiore originaria di felicità e di bene. Bellezza, in fondo, come ultimo schermo con cui la realtà nasconde il volto di Cristo.

vive-come-erbaNon sono state fanciulle da oratorio, Ella, Milena e le altre. Ella, addirittura, si chiamava in realtà Kommunella, nata com’era da genitori comunisti ardenti. C’è spesso comunque, nelle loro vite, un movimento di allontanamento, e poi di ritorno; quasi che, esuli, nel deserto avessero compreso che veramente senza Cristo non potevano vivere. E questo provenire da una lontananza le rende, almeno a me, più vicine. Leggendo di Ella Markman, di famiglia marxista e ebrea, e della sua giovinezza irrequieta, mi è venuta in mente Etty Hillesum, la giovane ebrea olandese morta a Auschwitz che nel Diario e nelle Lettere ci ha lasciato la sbalorditiva testimonianza di una vita non annientata, ma invece colmata di grazia, pure nel fondo dell’inferno.

Sono simili le parole con cui le due donne parlano del lager e del GULag, come di una scuola straordinaria di umanità; e uguale la parola “miracolo”, che usano a indicare l’inconcepibile aprirsi di una pienezza, là dove gli altri sono solo annientati. «Devo dire che nella vita quasi sempre sono stata aiutata da grandi fortune, da veri e propri miracoli», scrive Ella; e la Hillesum: «La mia vita, è una catena di miracoli». Entrambe nate ebree, entrambe, da ragazze, non credenti, entrambe per segrete vie ricondotte a Cristo. Ella: «Quando sono arrivata al lager ero atea. Ma una notte che non riuscivo a dormire, ho incominciato a chiedermi chi mi poteva essere vicino in quel momento d’angoscia. (…) Poi, all’improvviso ho capito che c’era Cristo, lui era veramente vicino. Da allora è sempre stato con me». Mentre la Hillesum, gaia e intellettuale studentessa nella Amsterdam alla vigilia della occupazione nazista, una sera, leggendo la prima Lettera di Paolo ai Corinzi, cade a terra in ginocchio: «Spinta a terra da una forza più grande di me», scrive, meravigliata.

Piccoli roditori furiosi
Miracoli, voglio tornare su questa parola. Molte delle biografie evocano una capacità, in queste donne, di cogliere il miracolo nascosto nella opacità del quotidiano. Dagmar Simková parla espressamente di «miracoli quotidiani, di tutti i giorni, che ci mostrano che non siamo da soli, né viviamo in un mondo insensato». Etty Hillesum nel campo di Westerbork sperimenta un istante di grazia, semplicemente perché ha visto in cielo un arcobaleno. Questa capacità di thauma, di stupore di fronte a cose che altri direbbero piccole, sembra una femminile àncora di salvezza in quei luoghi di annichilimento che sono i lager. La stessa Simková annota che le donne possiedono «un istinto di sopravvivenza più forte». Mentre l’uomo in carcere possiede «la tragicità di un leone catturato e umiliato», la donna si trasforma «in un piccolo roditore furioso», capace di «rodere e raspare con la complicità dei propri simili – fuori metafora, di ritagliarsi spazi impensabili di libertà».

Donne resistenti, dunque, alla spaventosa quantità di dolore che si rovescia sui loro destini. Prigionia, persecuzione, tortura, lutti, emarginazione: noi in questo Terzo millennio leggiamo, trattenendo il fiato per l’angoscia. Già ci stupisce che si possa sopravvivere, a simili prove. Ma che si possa, addirittura, uscirne più forti e più umane, ci sbalordisce. Ci sbalordisce la testimonianza di come si possa affrontare un destino oscuro e feroce, e, invece di esserne distrutti, crescere, e diventare più buoni. Per noi è già una dura prova perdere la casa, o il lavoro; e queste donne invece, che hanno perso tutto, come rinascono, incredibilmente. Ancora la Simková: «Eravamo state messe faccia a faccia con qualcosa di nuovo… Era un complotto premeditato, scientifico, contro ciò che distingue un essere umano dalle altre creature. Infatti non si trattava neppure tanto di distruggerci fisicamente… Si trattava di strappare il cuore dal petto dell’uomo, di costringere la sua anima a una prostrazione servile… Distruggere la coscienza dell’io umano, perché cessi di esistere». Che cosa dunque ha salvato Dagmar Simková e le altre?

lavori-forzati-gulag-mar-baltico«Abbiamo soprattutto fede in Dio», annota Dagmar. «Questo dà alla vita una dimensione che va oltre il suo confine fisico. Non abbiamo più paura di deperire, di ammalarci, d’invecchiare, di essere annientate. Preghiamo regolarmente, è una catena che non si interrompe mai, come a Cluny durante il Medioevo». Forse che allora, ti domandi, in tempi tragici viene donata, a chi la domanda a Dio, una grazia che permette di superare i nostri limiti? Nella mia casa in un’Italia in pace, questa sera, aspetto mio marito, e i figli, che torneranno a cena: e sono liberi, sani, contenti. Non posso non vedere quanti doni ho e ho avuto – e non posso non avvertire quale immensa paura provo, all’idea di perderli. Come può essere che queste donne non fossero, invece, nei loro GULag, disperate? «Non abbiamo più paura di deperire, di ammalarci, d’invecchiare, di essere annientate…». Come vorrei poterlo dire io, e invece non posso. Ma, si può dunque vivere in un altro modo?

«Ci incontriamo al gabinetto oppure in bagno, ci sediamo sulle casse e sui secchi della marmellata e sui seggiolini che ci siamo costruite, ascoltiamo le lezioni e prendiamo appunti con zelo» scrive la Simková. Nel deserto, lei e le sue compagne si fanno oasi, limpide fresche sorgenti; e infatti molti, attirati, si avvicinano e non se ne staccano, avendo scoperto in questi piccoli circoli clandestini l’acqua, di cui avevano sete. Pare che queste donne sappiano attirare intorno a sé, naturalmente, come l’acqua va al mare, persone buone. Nei circoli segreti si mangiano biscotti, si leggono versi, si studia, si prega. Fuori è una notte cupa, e apparentemente infinita. Dentro, però, che luce. Luce che filtra e vuole, come è nella natura della luce, diffondersi più oltre. E mi viene da pensare a Natal’ja Trauberg, china a tradurre i testi dei samizdat che clandestinamente si diffonderanno, come semi sparsi dal vento su un terreno duro e incolto: eppure che là dove si posano affonderanno radici, e germoglieranno. Oppure penso alle icone dipinte da Ioanna Rejtlinger. Chissà quante sono e dove sono, custodite in case sconosciute; chissà se non germinano – senza che, fuori, non se ne accorga nessuno.

Eppure, e mi commuove, queste donne straordinarie sono ancora donne. La sera nei GULag, sfinite dal lavoro forzato, si mettono l’un l’altra i bigodini, perché hanno ancora il desiderio di essere belle; e, confessa una di loro, e mi ha fatto sorridere, nelle strade di Vienna «le vetrine dei negozi mi fanno impazzire, non sai mai dove fissare lo sguardo». (Di nuovo mi viene in mente Etty Hillesum nel suo Diario, che ordina a se stessa: «Smettila con quello specchio, tu sciocca!» – detto in un tono severo eppure sommessamente ridente, come di chi sa che, un’ora dopo, sarà di nuovo, a quello specchio, davanti).

Là dove gli altri vedono il nulla
C’è una bellezza profondamente femminile nelle storie delle cristiane dei GULag, martiri del socialismo eppure umanamente trionfatrici. Come un segreto, legato forse alla stessa femminile capacità di generare; in virtù della quale una donna, come intuiva Dagmar Simková, davvero possiede una più strenua volontà di sopravvivenza nelle condizioni più dure; e una capacità di vedere miracoli, là dove gli altri vedono il nulla. Forse la stessa voce della natura, che come la freccia di un arco tende a vivere e ostinatamente a riprodursi, governa queste donne arcanamente; ma la vita che esse generano non è solo biologica, è invece una forza spirituale rivoluzionaria e possente.

Per questo mi piace ricordare le parole con cui Ol’ga Popova, nata in un GULag, descrive come sua madre ne uscì, con lei fra le braccia. Quasi miracolosamente, infatti, qualche mese dopo il parto, sua madre venne liberata: «Raccontava che quando d’un tratto si era vista spalancare davanti il portone del carcere, si era messa a correre, stringendomi tra le braccia, e era fuggita attraverso tutta la città, dimentica del tempo, senza sentire la stanchezza e il mio peso, ma solo l’ebbrezza della libertà, e il terrore che ci fosse stato un equivoco, che potessero da un momento all’altro rimetterle le mani addosso; solo più tardi si accorse, fermandosi, di aver percorso un tragitto lunghissimo». Quella madre con un figlio in braccio, quasi come una Madonna, icona di una vita e di una speranza che nessun muro di GULag, o di lager, può annientare.

Tags: bellezzacomunismofedegulaglagerMarina Corraditotalitarismounione sovieticavive come l'erba
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Una strada di Shanghai deserta per il lockdown anti Covid

Zero Covid, zero Pil

27 Giugno 2022

Il mirabile sacrificio di Yang Kaihui, primo passerotto di Mao Zedong

22 Maggio 2022
Protesta anti Putin a Riga, Lettonia

I danni incalcolabili della retorica anti Putin spiegati da un grande antiputiniano

15 Aprile 2022
Badiucao

Il mio sguardo libero. Parla Badiucao, “il Banksy cinese”

31 Marzo 2022
Il patriarca di Mosca Kirill

«Il patriarca Kirill è stretto tra due fuochi»

10 Marzo 2022
Controllo codice sanitario Covid alla stazione di Pechino

Distruggo la tua vita con un clic. Appunti per i fan della linea “zero Covid” cinese

7 Marzo 2022
Per commentare questo contenuto occorre effettuare l'accesso con le proprie credenziali.

Video

Foto Red Dot per Unsplash
Ambiente

Stop auto endotermiche? «Decisione ideologica»

Redazione
9 Giugno 2022

Altri video

Lettere al direttore

L’aborto non può essere considerato un diritto naturale

Emanuele Boffi
29 Giugno 2022

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Il ridicolo scontro Conte-Grillo-Draghi
    Lodovico Festa
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Loro cantano “Imagine”. Noi cantiamo “Martino e l’imperatore”
    Emanuele Boffi
  • Cartolina dal Paradiso
    Cartolina dal Paradiso
    L’ideale cristiano non è la brava persona di successo, ma il santo
    Pippo Corigliano
  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Vasilij Grossman, la Russia e Macron
    Rodolfo Casadei
  • Good Bye, Lenin!
    Good Bye, Lenin!
    I sabati di lavoro dei profughi ucraini per i polacchi «in segno di gratitudine»
    Angelo Bonaguro

Foto

Ragazza in bicicletta
Foto

Esame di maturità. Un rito di passaggio

27 Giugno 2022
Egisto Corradi
Foto

La faccia più vera

26 Maggio 2022
Foto

Il potere dei senza potere e la guerra in Ucraina

20 Maggio 2022
Foto

“Investire in educazione”. Incontro sulla mostra “Alleanza scuola lavoro”

10 Maggio 2022
Foto

“Droga, le ragioni del no. Scienza, prevenzione, contrasto, recupero“

2 Maggio 2022

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2021: euro 155.773,68. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Giugno 2022
    • Maggio 2022
    • Aprile 2022
    • Marzo 2022
    • Febbraio 2022
    • Gennaio 2022
    • Dicembre 2021
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist