Milano, albo delle religioni e moschee. Dambruoso: «Il governo faccia verifiche sulle associazioni»

Di Chiara Rizzo
14 Gennaio 2015
Due realtà islamiche iscritte all'albo milanese sarebbero nelle black list di Emirati arabi uniti e Germania. Dambruoso (Sc): «Nessuna risposta da giunta Pisapia»
Musulmani in preghiera a Milano

Nell’albo delle religioni del comune di Milano (istituito come conditio sine qua non per partecipare anche al bando per i luoghi di culto) ci sarebbero anche due associazioni islamiche iscritte nelle black list di due paesi, gli Emirati arabi uniti e la Germania. Secondo il primo paese, tra le realtà più estremiste ci sarebbe anche l’Association of Italian Muslim di viale Monza, mentre secondo la Germania – che tecnicamente non la mette nella black list, ma in un dossier annuale sulla criminalità e l’eversione – ci sarebbe l’organizzazione turco-islamica Milli Gorus. A segnalarlo sono stati il deputato di Scelta civica Stefano Dambruoso, ex magistrato esperto in terrorismo internazionale, con un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno e, a livello locale, il consigliere comunale milanese del Polo dei milanesi Matteo Forte, che ha sottolineato: «Non vuol dire che si tratta di terroristi, ma di realtà che costituiscono il brodo di coltura di un radicalismo intollerante».
Come Forte aveva già denunciato a tempi.it, il problema che si pone a Milano è sulla trasparenza dei criteri di valutazione e «su quali interlocutori la giunta Pisapia abbia legittimato finora». Un problema non da poco, se è stato proprio a Milano che sono venuti a parlare personaggi “border line” come lo sceicco italo-austrialiano Musa Cerantonio, che ha più volte sostenuto pubblicamente lo jihad, o il siriano Al Bustanji, invitato, ricorda Forte, «all’Arena di Milano nell’estate del 2013, visibile su Youtube mentre in tv incoraggia i minori al martirio contro Israele». È per questi motivi che, spiega Dambruoso a tempi.it, «occorre che intervenga anche il governo centrale per vigilare su questi fatti».

È a conoscenza di fatti precisi a riguardo delle due associazioni su cui ha presentato l’interrogazione?
Sollecito il mantenimento di un’attenzione adeguata rispetto al problema. Non possiamo permetterci di sottovalutare in nessuna maniera né la minaccia terroristica internazionale né il problema dei foreign fighters. Al comune di Milano un consigliere comunale di area moderata, Forte, aveva giustamente presentato una richiesta di chiarimento sulle associazioni incluse nell’albo del comune, e presenti nelle black list. Non essendo più un investigatore ma un esponente politico, proprio perché condivido la necessità che l’attenzione sia alta ho chiesto un intervento del ministero degli Interni. È necessario capire se queste associazioni che hanno chiesto di iscriversi nell’albo del comune siano iscritte ancora nelle black list di Emirati arabi e Germania e per quali motivi.

Le ha risposto con una dichiarazione l’assessore alle Politiche sociali della giunta Pisapia, Pier Francesco Majorino: «Il nostro obiettivo resta avere luoghi di culto come case di vetro. Condivido il ragionamento di fondo dell’onorevole sul tenere alta la guardia. Siamo disponibili e interessati ad incontrare lui e tutti coloro che vorranno darci informazioni». Si ritiene soddisfatto?
La segnalazione era già stata fatta al comune di Milano da parte del consigliere Forte, e non c’è stata finora nessun tipo di risposta, per questo abbiamo rivolto anche l’interrogazione al ministero. È apprezzabile quello che ha dichiarato Majorino e la sua posizione. Faccio presente che non porto informazioni da investigatore e non conosco maggiori informazioni rispetto a lui, ma da rappresentante politico ritengo sia necessario l’intervento del governo centrale, sia perché sinora a livello locale le segnalazioni non sono state prese in considerazione, sia perché queste segnalazioni giustamente meritano la massima attenzione in questo momento storico.

Si parla in questi giorni dei quattro foreign fighters italiani, tra cui una donna, Fatima, che si sarebbe convertita all’islam radicale proprio nel milanese. Cosa andrebbe fatto a suo avviso?
Le informazioni riportate sono corrette. Quello che dev’essere fatto dal punto di vista politico è cercare di valutare con adeguata attenzione tutte le segnalazioni che arrivano, ed evitare assolutamente di prendere sottogamba quelle su certe persone, perché magari ci sono altri scopi elettorali.

Si riferisce al fatto che uno dei principali interlocutori della comunità islamica a Milano è David Piccardo, candidato di Sel con Pisapia, figlio di Hamza Piccardo, rappresentante di quell’Ucoii ritenuta da più parti vicina ai Fratelli musulmani?
Questo lo ha detto lei. Non mi faccia dire cose che non intendo dire.

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