
«Meriam era serena, la piccola Maya sta bene ma il processo è fermo per il Ramadan: serve ancora tempo»
«Mi ha sollevato molto vedere che Martin non è rimasto traumatizzato dal carcere: giocava, correva, sembrava un piccolo diavolo. Anche Maya è stata visitata dal medico dell’ambasciata e sembra stia bene». Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur, ha da poco visitato all’ambasciata americana Meriam Yahya Ibrahim e la sua famiglia, compresi i figli piccoli Martin e Maya, e ha raccontato a tempi.it come è andato l’incontro.
«ERRORE DI TRADUZIONE». La donna cristiana, condannata a morte per apostasia e adulterio e poi scagionata in appello, si trova ancora all’ambasciata americana di Khartoum in attesa dei documenti per espatriare, mentre i suoi avvocati stanno cercando di far cadere l’accusa di falsificazione di documenti. «La piccola Maya non sembra presentare grossi problemi anche se ancora è troppo piccola per fare una ecografia alle anche».
Meriam in un’intervista alla Cnn aveva detto che la figlia era nata con un handicap, visto che aveva dovuto partorire senza poter aprire le gambe essendo incatenata per le caviglie. «Io penso che sia stata tradotta male. Lei ha paura che la figlia sia nata con problema alle gambe, timore dovuto alla difficoltà del parto. Era più un timore che una certezza», chiarisce Napoli.
«MERIAM ERA SERENA». Meriam, continua, «è una donna timida, riservata ma ha un sorriso magnifico. E ogni volta che giocavo con i suoi figli mi sorrideva e faceva segni col capo. Mi sembrava tutto sommato serena. Certo, sono stanchi di essere reclusi all’ambasciata, non possono neanche uscire, ma tutti sono ottimisti per il suo caso».
Napoli ha anche parlato con gli avvocati di Meriam: «Il processo [per falsificazione di documenti] è fermo: ieri l’avvocato è andato in tribunale ma essendoci il Ramadan è tutto rallentato. Il procuratore che dovrebbe decidere sull’archiviazione ad esempio non c’è. Però l’ottimismo è grande».
«ACCANIMENTO INCOMPRENSIBILE». Negli ultimi giorni è anche giunta la notizia che il fratellastro di Meriam, Al Samani Al Hadi Mohamed Abdullah, che lei non riconosce, avrebbe aperto un’altra causa per accertare i loro legami familiari. «Formalmente gli avvocati non hanno ancora ricevuto nessuna comunicazione in merito. Si tratta dell’ennesimo tentativo di non farla partire. Questa persona non è un familiare diretto di Meriam, è figlio del secondo matrimonio del padre. È un fratellastro». È possibile che dietro l’accanimento nei confronti di Meriam «ci siano motivi economici perché lei qui ha un suo business. Però queste persone fanno parte di un clan molto importante in Sudan, quindi non hanno problemi economici. Il loro è un accanimento incomprensibile».
SERVE TEMPO PER L’ESPATRIO. Nonostante questo, anche Napoli è ottimista: «Sono fiduciosa perché il nostro viceministro Lapo Pistelli ha ricevuto ottime garanzie. Le rappresentanze diplomatiche hanno fatto un lavoro eccellente, in primis il nostro ambasciatore Armando Barucco, che in modo discreto ha mantenuto per tutto il tempo i contatti con le autorità sudanesi». La fine dell’incubo per la famiglia di Meriam richiederà però ancora del tempo: «Non si tratta di giorni, anche se potremmo restare sorpresi. Il Ramadan ha rallentato tutto, ma la vicenda si concluderà bene».
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12 commenti
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State trasformando un caso umano in una telenovela a puntate. O avete qualcosa di importante da dire o altrimenti lasciamo in pace questa donna che è già stata abbastanza “disturbata”. Di quante preghiere fa la sera non interessa a nessuno.
A me sì; che c’è, Le dà fastidio che questa donna preghi?
Non mi da nessun fastidio, preghi quanto crede, ma non mi sembra un fatto di rilevanza pubblica da interessarsene. Altrimenti ognuno potrebbe volere che un quotidiano giornalmente pubblichi il tipo di scarpe che indossa o cosa mangia a colazione.
L’ipersensibile filomena quando si tratta dei cristiani si trasforma in un pachiderma.
Pensi se toccasse a lei, Filomena…
Cosa dovrebbe toccarmi scusi?
Di essere prigioniera per la tua fede.
Guarda che io sono sempre stata umanamente solidale con questa donna che ha subito delle angherie inenarrabili a causa di un fanatismo religioso da condannare. La mia critica era rivolta a chi vorrebbe strumentalizzare la sua condizione per parlare non delle sue reali condizioni ma per rendere visibile un’altra fede opposta a quella che le ha causato tanti danni. Io penso che ora dopo tante notizie (tra cui alcune senza reali fondamenti come quella che dava per disabile la figlia) sia arrivato il momento di rispettare la sua sfera privata e augurarle in futuro ogni bene lontano da qualsiasi fanatismo. E questo è la cosa più importante anche al di sopra di ogni fede religiosa.
A me interessa e non sono nessuno…
Lascia perdere, è un’altra che non sa leggere, dove avrà letto nell’articolo di “quante preghiere fa la sera” lo sa solo lei, brutta cosa la cristianofobia……..