«Il secolarismo ateo si contrasta con la ragione». La lezione di Wu, che insegna san Tommaso ai cinesi
Rimini (dal nostro inviato al Meeting). Se c’è un paese dove «l’emergenza uomo» è la realtà di tutti i giorni, questo è la Cina. «Vengo da una famiglia di tradizione cattolica ma è stato difficile per me abbracciare la religione», racconta al Meeting in Auditorium Tianyue Wu (nelle foto, © Meeting), docente di filosofia nella più prestigiosa università cinese, la Peking University. «A scuola ci insegnavano che le religioni sono solo superstizioni, dei mostri che appartengono a un passato morto e sepolto. La società cinese è completamente secolarizzata, vige il motto del “Carpe diem” e i cinesi, complice l’enorme crescita economica unita all’impoverimento spirituale, hanno ormai assunto un atteggiamento cinico e utilitaristico».
SAN TOMMASO IN CINA. Chiamato al Meeting a fare la prima delle quattro testimonianze, che rappresentano il cuore dell’edizione 2013, Tianyue ha parlato stamattina della «situazione della società cinese», di che cosa significa «essere cattolico in Cina» e perché lo «studio di san Tommaso e sant’Agostino possono aiutare a raggiungere e comprendere la fede».
ATEISMO COMUNISTA. In un paese dove già i primi missionari faticarono «a introdurre l’idea di un Dio trascendente tra gente convinta che esista solo la vita sulla terra e niente di più», Tianyue spiega come il «governo comunista abbia peggiorato la situazione, assumendo l’ateismo come parte essenziale della sua ideologia, cacciando i missionari, chiudendo chiese e obbligando i preti rimasti a non esercitare la loro funzione». Anche con il cambiamento avvenuto dopo la morte di Mao e la riapertura delle chiese, «il clima in Cina è rimasto ostile alla religione. Questo rappresenta da una parte una difficoltà, dall’altra un vantaggio per un credente: si è costretti a interrogarsi sulle ragioni della propria fede e a prendere una profonda coscienza di sé».
LA CONVERSIONE. Così ha fatto anche Tianyue, «cresciuto cantando l’Internazionale», mentre i suoi genitori provavano a trasmettergli quella fede «che io non riuscivo a comprendere». La svolta è avvenuta a 14 anni, «quando mio nonno è morto e io in chiesa ho sentito i canti e le preghiere dei fedeli. Finalmente capii quelle parole e provai una tranquillità profonda che solo Dio, che è sempre con me, poteva darmi». Dopo essersi divorato tutti i testi cristiani che poteva trovare nella piccola città dove è nato, vicino alla metropoli di Guangzhou, Tianyue ha deciso di iscriversi a filosofia, «nonostante la tradizione della mia famiglia mi spingesse verso medicina: ma io pensavo che curare le anime fosse tanto importante quanto curare il corpo».
RAGIONE CONTRO SECOLARISMO. Diventato docente di filosofia antica e medievale all’università di Peking a Pechino, Tianyue ha cominciato a proporre ai suoi studenti un argomento insolito per i cinesi: «Tenevo corsi su san Tommaso, sant’Agostino e Aristotele. Ma il loro pensiero e le loro argomentazioni razionali sono qualcosa di molto distante dalla tradizione filosofica cinese». Non a caso i primi anni si sono presentati pochissimi studenti ai suoi corsi. Se Tianyue ha insistito, però, è per un’idea molto precisa: «In una società secolarizzata come la Cina, credo che la ragione e il pensiero razionale rappresentino il modo migliore per accostarsi alla fede. Se avessi mollato, trattando argomenti più alla moda, non avrei dato la possibilità ai miei studenti di scoprire quanto fede e ragione siano unite. E oggi sono tanti a frequentare i miei corsi».
«NON NASCONDO LA MIA FEDE». È così, attraverso la filosofia, che Tianyue porta oggi la sua «testimonianza da cattolico nella società»: «Non sono così ingenuo da pensare che un approccio teorico possa portare una persona a credere», spiega davanti a circa duemila persone, «ma l’insistenza protestante molto entusiasta non mi convince. Io non nascondo a nessuno la mia fede, ma non voglio obbligare ad abbracciarla. E sono convinto che mostrando la razionalità della fede, anche attraverso la lettura della Summa teologica di san Tommaso, getto un seme nel cuore dei miei studenti che li aiuterà ad affrontare un periodo secolarizzato come il nostro, così carico di sfide».
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