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Madrid sfida il governo Sanchez sulla libertà di scelta educativa

Tutelare la scuola "concertada" (simile alle nostre paritarie), la famiglia, i centri per i disabili, lo spagnolo. L'energica risposta all'ultralaicista Ley Celaá

Caterina Giojelli
24/01/2021 - 2:00
Esteri
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«Sarà garantita la libertà di scelta, la qualità dell’insegnamento, l’istruzione speciale e lo spagnolo come lingua veicolare». Scoppia la guerra tra il governo centrale e la Comunità di Madrid: mercoledì il presidente Isabel Díaz Ayuso ha annunciato l’elaborazione di una legge sulla libertà di scelta educativa per contrastare la riforma ultralaicista dell’istruzione varata dal governo Sanchez. Una legge per conservare tutto ciò che ha smantellato la nuova Lomloe (Ley Orgánica de Modificación de la Loe), ribattezzata Ley Celaá da Isabel Celaá, il ministro spagnolo della Pubblica Istruzione che l’ha imbastita per sostituire il diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione con il solo “diritto all’istruzione pubblica”.

MADRID PROTEGGE FAMIGLIE E “PARITARIE”

La Ley Maestra de Libertad de Elección Educativa di Madrid punta a proteggere la scuola “concertada” (una sorta di scuola paritaria parzialmente sovvenzionata dallo Stato in quanto funzionale ad “assorbire” gli esuberi della scuola statale) che il governo centrale ha affossato eliminando il concetto di “domanda sociale”, non più scuole scelte liberamente dalle famiglie ma puramente sussidiarie alle zone in cui la presenza di quelle statali non è sufficiente a servire le esigenze scolastiche. Nell’ottica di Celaá spetta alle amministrazioni scegliere quanti e quali studenti potranno frequentarle in base al criterio unico della prossimità a scuola, vietando ad esse di ricevere donazioni o contributi dalle famiglie pena la perdita del “concierto” (sovvenzione statale che non basta a tenerle in vita). Ayuso non ci sta, «vogliamo che le famiglie decidano dove mandare a scuola i loro figli. Nessuno sa meglio di loro qual è il centro migliore» e intende presidiare il sistema di “zone educative” in vigore a Madrid che consente a «nove famiglie su 10 di ottenere un posto nel centro prescelto come prima opzione».

RIPRISTINATO LO SPAGNOLO

La Comunità si impegna inoltre a garantire l’esistenza di posti sufficienti in base all’offerta di Stato e concertadas, manterrà la possibilità di indire gare d’appalto pubbliche per la costruzione e la gestione di centri concertati su suolo pubblico, riconoscerà inoltre che «l’istruzione differenziata non infrange l’uguaglianza , in quanto è conforme al nostro testo costituzionale. Secondo la stessa Corte costituzionale, l’organizzazione dell’educazione differenziata per sesso non è considerata discriminazione». La Lomle ha sancito infatti l’interruzione dei finanziamenti alle scuole che dividono gli alunni in base al sesso (è il caso delle scuole dell’Opus Dei) e che non venga ceduto suolo pubblico alla costruzione di nuovi centri educativi non statali. Di più, il governo punta alla chiusura progressiva dei centri di educazione speciale, dedicati ai bambini disabili che richiedono un’attenzione altamente specializzata perché si riversino tutti nella affatto attrezzata scuola di Stato, Madrid vuole lasciare invece alle famiglie la possibilità di scegliere se iscriverli alla scuola ordinaria, a quella speciale oppure optare tra una istruzione “combinata” (che permetta allo studente di frequentare entrambi i centri in giorni diversi della settimana). E ancora: il regolamento di Madrid garantisce il diritto a ricevere un’istruzione in spagnolo che resta «lingua ufficiale e veicolare della Spagna», termine abolito dalla legge statale.

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L’INSURREZIONE DI SCUOLE E GENITORI

Immediata la risposta del ministro Celaá: se Madrid remerà in direzione contraria alla Lomloe dovrà affrontarne le conseguenze anche davanti a un giudice, mettendo a rischio l’educazione di 1.172.769 studenti della Comunità autonoma. Minacce non raccolte da Ayuso che sa bene come la Catalogna abbia sempre avuto una propria legge sull’istruzione contraria in alcuni suoi principi alla normativa statale (a partire dalla normalizzazione della lingua catalana a scuola) e fa leva sul trasferimento di competenze educative alle comunità autonome. Secondo Celaá «una legge organica non può essere contestata da una legge regionale» e la libertà di scelta «è assolutamente garantita dalla Lomloe». Non la pensano così i due milioni di firmatari che hanno sottoscritto l’appello di MásPlurales, piattaforma che raduna cittadini, rappresentanti della società civile, cattolica e della scuola “concertada”, dove studia il 26 per cento degli studenti spagnoli, che si sono rivolti al Parlamento europeo chiedendogli protezione da una riforma che «rappresenta una “violazione” del Carta dei diritti fondamentali dell’Ue e un “attacco sistemico allo Stato di diritto in Spagna”».

L’APPELLO ALL’UNIONE EUROPEA

L’articolo 14.3 della Carta dell’Ue riconosce infatti il diritto dei genitori all’educazione dei propri figli secondo le proprie convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche. La legge Lomloe relega ad una sorta di attività di doposcuola anche l’ora di religione. «Questa è una legge approvata con scarso sostegno, con il minor numero di voti parlamentari di tutte le leggi democratiche sull’educazione e con una procedura parlamentare in cui è stato posto il veto all’intervento della società civile», hanno scritto i promotori. Non solo, come riporta El Mundo, secondo gli oppositori la Ley Celaá contravviene alla Risoluzione del Parlamento Europeo del 12 giugno 2018 sulla modernizzazione dell’istruzione Ue, alla Dichiarazione universale dei diritti umani (i genitori avranno il diritto preferenziale di scegliere il tipo di istruzione da dare ai propri figli) , al Protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Parigi per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (Lo Stato rispetta il diritto dei genitori di assicurare questa educazione e questo insegnamento in conformità con le loro convinzioni religiose e filosofiche) e al Patto internazionale sui diritti civili e politici delle Nazioni Unite (Gli stati si impegnano a rispettare la libertà dei genitori di garantire che i loro figli ricevano un’educazione religiosa e morale che sia conforme alle loro convinzioni). Viola inoltre l’articolo 27 della Costituzione spagnola , perché «la sua proposta consiste nel non valutare la domanda delle famiglie come criterio di programmazione. Senza alcun limite, lascia la progettazione educativa alla discrezione dell’Amministrazione e rende irrilevanti le preferenze dei genitori e le iniziative degli enti educativi, cosa che sta portando alla chiusura». D’accordo anche l’Associazione europea dei genitori che in una lettera al presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, esprime grande preoccupazione per l’istruzione in Spagna dopo l’approvazione della Lomloe.

Foto Ansa

Tags: EducazioneIsabel Celaáspagna
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