Lode a Vittorio Feltri, un giornalista libero di nome e di fatto

Di Rossella Mirri - Emanuele Boffi
08 Aprile 2019
Ha sempre difeso Formigoni, anche adesso che è più difficile, arrivando a chiedere a Mattarella la grazia per l'ex governatore lombardo

Caro direttore, ho letto su Libero l’appello di Vittorio Feltri al capo dello Stato Sergio Mattarella perché dia la grazia a Roberto Formigoni. Non so se questa sia la strada maestra da seguire per “liberare” l’ex governatore lombardo, ma sono rimasta piacevolmente stupita dal coraggio del direttore di Libero, di cui spesso non condivido posizioni e toni. In periodi come questi non è da tutti schierarsi dalla parte dell’ex presidente della Regione.
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Una volta ho chiesto a Formigoni perché, secondo lui, Feltri lo difendesse sempre e senza tentennamenti e lui mi ha risposto: «Non lo so, non lo conosco neanche tanto bene». È un fatto che, ben prima dell’ultima sentenza di condanna, il fondatore di Libero non abbia mai esitato nemmeno un attimo nello schierarsi accanto al “capro celeste”. Anche nell’articolo da lei citato (“Caro Mattarella, liberi Formigoni”, 6 aprile), Feltri scrive parole coraggiose, soprattutto di questi tempi. «Sono quaranta giorni che fatico a prendere sonno», rivela, a causa del fatto di sapere che un uomo di 72 anni è stato condannato «per una colpa idiota: quella di essersi tuffato da un natante un paio di volte».

Cara Rossella, non so se la richiesta di grazia sia percorribile (a occhio e croce, immagino che il ministro “spazzatutto” Bonafede si metterebbe di traverso), ma anche io condivido la sua ammirazione per questo atto di assoluta libertà da parte di Feltri. Rileggendo i resoconti, sia a noi, sia a Piero Sansonetti, sia a lui «diventa chiaro che si è trattato di un caso tipico non di uno Stato di diritto bensì di uno Stato etico. Dove non si applica la legge sulla base di prove di grassazioni e di arricchimenti indebiti, ma la si trasforma in un cappio ad uso dell’invidia vendicativa di avversari politici e di falsi amici».

Già il nostro Luigi Amicone ha scritto a Libero per manifestare la sua gratitudine a Feltri (“Assurdo tenere in cella Formigoni. Dovrebbe essere senatore a vita”, 7 aprile), e qui lo facciamo anche noi. È una bella compagnia, gagliarda e un po’ matta.

Mi vien da ridere quando i “quasi amici” chiedono a noi di Tempi se non ci vergogniamo oggi a difendere Formigoni, dopo sentenza definitiva. Così mi vien da ridere quando i “veri amici” ci consigliano di prendere le distanze da lui, “perché il mondo è cambiato”, perché “bisogna voltare pagina”, perché “non ci conviene”. Mi vien da ridere (e pure un po’ da piangere) per piccinerie di questo rango da parte di gente che: 1) politicamente, non sa riconoscere quanto sia stata innovativa l’amministrazione formigoniana; 2) giudiziariamente, non sa valutare quanto ingiusta sia stata la condanna; 3) soprattutto umanamente, non sa cosa sia la vera amicizia.

Dunque, onore e lode a Vittorio Feltri, un uomo libero di nome e, giornalisticamente, di fatto.

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