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Per fortuna che Tempi c’è. E c’è stato. E ci sarà. Per fortuna che c’è una voce così fuori dal coro e così dentro la realtà. Così dichiaratamente cristiana e così capace di aprirsi a chiunque, chiunque veramente, compresi i più lontani, periferici, ma in un modo da farti sentire, carnalmente (direbbe il maestro Testori) che essi sono una parte di te, imprescindibile.
È un giornale politico Tempi? Sì lo è. «È il nostro Espresso», diceva il grande, grandissimo Luigino Amicone che lo ideò e lo curò più di un figlio, sempre, contro ogni difficoltà e scoraggiamento (ma lui non si scoraggiò mai). Ma è anche un giornale religioso. Religioso? Vedo qualche sopracciglio aggrottarsi. Certo, religioso, ma di quella religiosità non beghina, degli uomini che sono costantemente in ricerca del significato di sé e delle cose, e non s’acquietano mai. Quanti uomini e donne che sembravano lontani Luigino ci ha reso vicini, da Giuliano Ferrara e quelli del Foglio, che erano più vicini, ma anche il Marco ma...
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