Non solo è costato alle casse statali un conto salatissimo. Ma non è servito a nulla. Secondo Confcommercio l’effetto del bonus da 80 euro «è quasi invisibile». Lo dicono i dati forniti dall’associazione dei commercianti: le vendite al dettaglio sono cresciute, a giugno, dello 0,4 per cento rispetto al 2013. Ad aggravare il dato del commercio al dettaglio è il confronto con gli altri paesi dell’Eurozona: +1,3 per cento in Germania; +1,1 in Polonia. Mentre Finlandia, Portogallo, Malta e Spagna hanno fatto peggio di noi.
INCERTEZZA NEL FUTURO. «È troppo poco rispetto alle attese – fa sapere Confcommercio –, sono segnali positivi ma straordinariamente deboli e insufficienti per affermare che la domanda delle famiglie sia giunta a un incoraggiante punto di svolta. La cautela nell’interpretare i dati deriva anche dal peggioramento registrato a luglio proprio dal clima di fiducia delle famiglie – il secondo consecutivo – sintomo del permanere di uno stato di disagio caratterizzato dalla dominanza dell’incertezza per il futuro rispetto agli effetti reali di un maggior reddito disponibile».
TASSE, TASSE, TASSE. E le ragioni di questa sfiducia iniziano a essere chiare a tanti. I primi giorni di maggio undici milioni di italiani si sono trovati in busta paga il bonus promesso da Renzi. Hanno intascato, ringraziato e ricambiato il favore all’interno delle urne allestite per le elezioni europee. Il 42 per cento dei voti, il Partito democratico non l’aveva mai sfiorato. Tutti felici e contenti. Peccato che da lì in avanti le notizie per i contribuenti italiani siano andate di male in peggio. Imu aumentata, ennesima nuova tassa su rifiuti triplicata o anche più, Irpef portato al massimo consentito dalla legge, ticket sanitari che prevedevano l’esenzione per la maggioranza dei cittadini diventati a pagamento. Un’ondata di nuove tasse e imposte che hanno allertato i cittadini. Meglio accantonare gli spiccioli donati per ridarli quadruplicati sotto forma di imposte, tasse e trattenute. Altro che aumento dei consumi. Come dice Renzi, «l’estate arriverà, diversa da come l’aspettavamo, ma arriverà». Intanto l’allerta meteo è sempre in agguato.
DI MALE IN PEGGIO. Altra doccia fredda sulla ripresa è la flessione del Pil per il secondo trimestre consecutivo. Rispetto ai primi tre mesi dell’anno il Pil è sceso dello 0,2 per cento (-0,3 per cento su base annua) e il calo congiunturale, ha fatto sapere l’Istat, è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti e tre i grandi comparti di attività economica: agricoltura, industria e servizi. L’Italia è ancora in recessione e il dato avrà un impatto negativo sullo spread tra Btp e Bund, sulle finanze pubbliche e rallenterà di nuovo la ripresa. I dati sono devastanti, per certi economisti sono peggiori di quelli registrati durante il governo Letta. Ma il premier va dritto per la sua strada; come se nulla stesse accadendo la maratona del governo è ripresa.